Carter: con la stampa un incontro difficile

Carter: con la stampa un incontro difficile La politica internazionale all'ordine del giorno Carter: con la stampa un incontro difficile "Ridimensionate" le dichiarazioni sul Cile del rappresentante Usa a Ginevra, "sfumata" la posizione pro-israeliana -1 cittadini americani potranno andare in 4 nazioni comuniste (Dal nostro corrispondente) Washington, 9 marzo. La gestazione della nuova politica estera americana, la politica di Carter, continua, ma non senza inevitabili problemi e ripensamenti. In una conferenza stampa convocata stamani e teletrasmessa, il Presidente ha annunciato che ai cittadini americani sarà consentito d'ora in poi viaggiare in 4 nazioni comuniste, Cuba, Vietnam, Cambogia e Corea del Nord finora off limits, un altro passo per adeguare gli Usa alla lettera dell'accordo di Helsinki sulla libera circolazione delle persone. Ma, nella stessa occasione. Carter ha dovuto smentire il delegato americano alla Commissione sui diritti civili dell'Orni che ieri aveva espresso pubbliche «scuse» per il ruolo svolto da Washington nel rovesciamento di Allende e ha dovuto anche spiegare a lungo le nuove posizioni americane sul Medio Oriente e i futuri confini di Israele. La contraddizione implicita fra moralità e necessità politica, fra segretezza e chiarezza continua a tormentare Carter, che rimane tuttavia fedele alle sue promesse e alle sue scelte, anche se il dialogo con il pubblico e i giornalisti può farsi difficile. Il caso del Cile. Proponendo e votando, per la prima volta, una mozione di censura contro la giunta cilena, il delegato Usa alla commissione «diritti civili» dell'Onu, a Ginevra, aveva detto ieri di «dovere scuse al popolo cileno per il ruolo svolto dal governo americano nel rovesciamento di Allende e nell'avvento del regime fascista di Pinochet». Il delegato, Brady Tyson, è un pastore metodista del Texas, amico intimo dell'ambasciatore all'Orni Andrew Young, che lo ha personalmente scelto per la Commissione. Già ieri sera il Dipartimento di Stato aveva respinto la dichiarazione, affermando che si trattava di «opinioni personali non approvate in anticipo e non corrispondenti al pensiero del governo». Stamane, Carter — che durante la campagna elettorale aveva pur accusato la presidenza Nixon di aver contribuito a rovesciare il «governo democraticamente eletto di Allende» — è stato ancor più duro e ha definito «ingiustificate» le parole del reverendo texano all'Onu. Carter ha riconosciuto che il Cile è una delle nazioni che più disturbano gli Stati Uniti sul tema dei diritti civili e umani, ma ha aggiunto che le investigazioni senatoriali sul colpo di Stato in Cile non avevano provato una partecipazione diretta degli Stati Uniti attraverso loro rappresentanti o agenzie. «Vi possono essere state — ha tuttavia ammesso Carter, che oggi vede il Cile con l'ottica della Casa Bianca e non più del candidato — operazìonì finanziarie contro Allende e a favore di altre forze, ma non interventi diretti». Il delegato alla Commissione Onu, che ha votato la mozione anti-cilena a fianco di Paesi come Cuba, la Jugoslavia e la Svezia (in precedenza gli Usa si astenevano), si è timidamente difeso, dicendo di essere stato «sorpreso dall'ampiezza delle reazioni» alle sue parole di scusa e di «non avere previsto che avrebbe sollevato tanto rumore». Le frontiere di Israele. Durante la visita ufficiale del primo ministro Rabin, conclusa ieri. Carter aveva detto di sostenere la necessità di «frontiere difendibili» per Israele. L'espressione, che è una parola d'ordine per il governo di Tel Aviv, è sempre stata interpretata come un rifiuto alla restituzione di molta parte dei territori occupati e Carter sembrava averla fatta propria. Stamane è venuta la puntualizzazione del Presidente. «Frontiere sicure», «frontiere difendibili», ha detto, sono «problemi di semantica». «Ciò che intendevo — ha spiegato — è che le frontiere politiche possono anche non coincidere con le frontiere militari, possono esistere zone smilitan.-'zate. sorvegliate elettronicamente, come nel Sinai, o da forze di pace internazionali». «Ci possono essere forme di distinzione — ha aggiunto Carter che non è riuscito davvero a spiegare — diverse misure di ritiro e di accordo. Siamo solo all'inizio di un processo negoziale lungo e pedante, e il governo americano non formulerà proposte o posizioni finali prima di avere ascoltato i leaders dei Paesi arabi». Carter ha parlato della necessità di «qualche ritiro israeliano» e subito gli è stato obiettato che l'espressione appariva minimalista: «.Rispetto alle frontiere del 1967», ha allora aggiunto il Presidente, che non appariva a suo agio discutendo della questione. Le frontiere del '67 includono soltanto, va notato, le conquiste territoriali della guerra dei sei giorni, e dunque un «piccolo ritiro» da quelle vale quanto un «impor¬ tdsumaP tante ritiro» dalle frontiere del «dopo '67». Si tratta di sottigliezze fondamentali in un rompicapo politico-diplomatico in cui Carter comincia appena ora ad addentrarsi. Per concludere la discussione sulle frontiere di Israele, che lo stava mettendo in difficoltà, Carter ha riespresso i tre punti centrali della politica Usa in Medio Oriente: 1) impegno finale e vincolante alla pace di tutte le parti in causa; 2) determinazione dei confini reciproci; 3) soluzione del problema palestinese. / viaggi nei Paesi comunisti. Soltanto 4 nazioni al mondo, il Vietnam, Cuba, la Cambogia e la Corea del Nord, erano finora «vietate» dal governo Usa ai propri cittadini, con eccezioni riservate a giornalisti, parlamentari, personalità sportive o di rilievo. «Impedire ai nostri concittadini di recarsi in queste nazioni — ha detto Carter — contraddice le nostre posizioni sui temi dei diritti civili e pertanto abbiamo deciso di abolire il bando a partire dal 18 marzo prossimo». Il Presidente ha accennato anche al divieto di ingresso negli Stati Uniti contro cittadini di altre nazioni o ideologie, ma senza offrire scadenze precise per questo problema. Il bando «turistico» contro Cuba era in vigore dal 1963: le agenzie prevedono questa sera una massiccia richiesta di voli charter per l'isola, che non è collegata da servizi di linea regolari con gli Stati Uniti. Mentre nessuna domanda è stata posta a Carter sul vertice di Londra, annunciato ieri per maggio, che sarà il primo viaggio all'estero del nuovo Presidente, la conferenza stampa ha avuto una inconsueta coloritura di «giallo», con la notizia che in una città dell'Ohio un negro armato teneva in ostaggio un ufficiale di polizia e lo avrebbe rilasciato soltanto se il Presidente lo avesse chiamato al telefono. Pur esprimendo il timore di creare un «pericoloso precedente», Carter ha detto di essere pronto a parlare con il rapitore del poliziotto dopo la conferenza stampa, che era teletrasmessa. Fedele alla sua richiesta il negro, Carey Moore, ha liberato l'o¬ staggio che egli teneva sotto tiro da ben 45 ore in una cittadina dell'Ohio, ed ora attende la telefonata di Carter. «Gli voglio chiedere — ha detto — di domandare pubblicamente scusa alla gente di colore per 350 anni di sofferenze, ingiustizie e privazioni».

Persone citate: Allende, Andrew Young, Brady Tyson, Carey Moore, Nixon, Pinochet, Rabin