A Brescia, cinque ministeri si sono presentati parte civile di Giuliano Marchesini

A Brescia, cinque ministeri si sono presentati parte civile Il processo in Corte d'assise a Fumagalli e al Mar A Brescia, cinque ministeri si sono presentati parte civile (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 9 marzo. Alla ripresa del processo contro Carlo Fumagalli ed il « manipolo nero » del Movimento di azione rivoluzionario, l'aw. Raimondo Biglione si è costituito parte civile nell'interesse della presidenza del Consiglio dei ministri e di cinque dicasteri in particolare, per quel piano sovversivo con cui si sarebbe voluto imporre agl'italiani una Repubblica presidenziale. La nazione, dicono i legali che affiancano Raimondo Biglione davanti ai giudici di Brescia, rivendica il diritto alla sua integrità. Ma è chiaro che, al di là delle questioni giuridiche e delle richieste d'indennizzo, questo introdursi dello Stato direttamente nel processo per le trame nere del « Mar » ha un significato decisamente politico. Per conto della presidenza del Consiglio dei ministri, nella persona di Giulio Andreotti, l'aw. Biglione si costituisce nei confronti di Carlo Fumagalli, Gaetano Orlando, Alessandro D'Intino, Adamo Degli Occhi, Luciano Buonocore, Giovanni Colombo, Luciano Benaidelli, Alfonso D'Amato, Giuseppe Picone Chiodo ed un'altra Ala d'imputati: il documento deposi¬ tato presso il cancelliere fa riferimento alle accuse di cospirazione politica mediante associazione, guerra civile e attentato alla Costituzione. Contro Fumagalli, inoltre, si presentano in giudizio il ministero delle Finanze e quello per i Beni Culturali, a proposito di certi documenti per auto contraffatti, di un contrabbando e dell'esportazione di alcune opere d'arte, tra le quali un Tiziano. Il dicastero dell'Interno si costituisce nei confronti di Francesco Pedercini e Sergio Puzzolo per il « prelievo » di migliaia di munizioni avvenuto dall'agosto del '73 all'aprile dell'anno successivo nella caserma del gruppo guardie di p. s. di Brescia. E l'Interno è rappresentato in questo processo, insieme con il ministero della Difesa, anche per la tragica sparatoria al campo paramilitare di Plano del Rascino, dove il neofascista Giancarlo Esposti rimase ucciso in un conflitto a fuoco e due carabinieri furono feriti. La lista degli addebiti che il governo presenta agli uomini del « Movimento di azione rivoluzionaria » si completa con la richiesta di risarcimento da parte dei dicasteri dell'Interno e delle Poste e Telecomunicazioni nei con¬ fronti di Ezio Tartaglia. « Per avere, in Brescia e Collebeato, installato apparecchi e strumenti al fine di intercettare comunicazioni e conversazioni telefoniche in danno anche di pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni (radiotelefoni degli automezzi degli organi di polizia) ». Continua, comunque, la battaglia procedurale tra la schiera dei difensori ed il pubblico ministero Francesco Trovato. Il rappresentante dell'accusa oggi replica seccamente alla serie di istanze sollevate dagli avvocati per demolire l'ordinanza di rinvio a giudizio. Il sostituto procuratore difende strenuamente la sentenza istruttoria, e si accendono qui e là violenti scontri verbali. Sul finire del suo intervento, Francesco Trovato è attaccato duramente perché nelle carte del processo uno degl'imputati è definito « terrorista ». «E allora — sbotta il pubblico ministero — come lo si dovrebbe chiamare? Forse figlio dì Maria?». Dopo oltre tre ore e mezzo di camera di consiglio, la corte respinge tutte le eccezioni della difesa. Il processo riprende domani. Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Brescia, Collebeato