Finimondo per Sophia "perseguitata,, dal fisco di Giuseppe Fedi

Finimondo per Sophia "perseguitata,, dal fisco Interrogata per alcune ore a Fiumicino Finimondo per Sophia "perseguitata,, dal fisco Erano corse voci che stesse trasportando all'estero valuta, ma non era vero - Il "fermo" è relativo all'inchiesta che la Guardia di Finanza sta facendo su Carlo Ponti Roma, 9 marzo. Il Leonardo da Vinci in subbuglio per nove ore, una mobilitazione degna d'un attentato terroristico. Agenzie di stampa, cronisti, operatori e fotoreporter scatenati da una notizia fin troppo ghiotta: Sofia Loren, monumento nazionale del cinema, bloccata dalla Finanza prima d'infilarsi nel jet dell'«Air Prance» che la doveva riportare a Parigi. E prima di ricostruire la vicenda, di illustrarne i risvolti, vale la pena spendere due' parole sul finimondo provocato da «donna Sofia». Subito dopo il «fermo» scattato alle 20 di ieri durante il controllo dei bagagli, cominciano a correre le voci più disparate: l'attrice trasporta in una valigia quattro miliardi di valuta italiana all'estero, ha i bagagli zeppi di carte e documenti compromettenti e cosi via. Dalla stanza dove il tenente colonnello Guzzi, del nucleo speciale di polizia valutaria, sta interrogando la Loren e la sua accompagnatrice, signora Gunzeurg, nessuna conferma. I telefoni sono tutti isolati e la porta è sempre chiusa. Le labbra imbronciate, comprensibilmente stanca, chiusa in uno sdegnato silenzio, prima di salire sull'aereo della giapponese «Yal» decollato alle 5 per Parigi, Sofia Loren pronuncia a denti stretti una frase: ulu in Italia non ci torno piv a meno che non abbia da Mteì sretare qualche film ». E al Cha.-'es De Gaulle di Roissy, dov'era ad attenderla, Carlo Ponti ha minimizzato l'episodio: « Mia moglie mi ha telefonato da Roma — ha detto il produttore —; è stata trattenuta dalla Guardia di Finama per circa mezz'ora ». Vani tutti i tentativi di rintracciare l'attrice. « La signora Loren non c'è. Non sappiamo se sia arrivata a Parigi, in casa comunque non c'è nessuno », risponde monotona una voce femminile. Il «fermo» a Fiumicino e i suoi concitati contorni vengono chiariti in giornata dai legali della Loren e di Ponti e da una serie di indiscrezioni trapelate dal Palazzo di Giustizia e dal nucleo speciale di polizia valutaria. Nei locali della Finanza del Leonardo da Vinci si è svolto un interrogatorio-fiume che è stato verbalizzato. Il verbale è finito nel voluminoso fascicolo dell'inchiesta su presunte evasioni fiscali ed esportazione illegale di valuta pregiata di Ponti che la magistratura ha aperto da un mese. Venti giorni fa gli agenti della tributaria erano piombati nella villa della coppia, a Marino, e negli uffici della casa cinematografica Carlo Ponti e dello stabilimento di coproduzioni «Champion», sequestrando numerosi documenti e atti della contabilità. Sia l'attrice che il produtore, raggiunto il 7 febbraio da una comunicazione giudiziaria emessa dal magistrato inquirente Paolino Dell'Anno, da allora erano scomparsi. Una partenza che, secondo alcuni, aveva tutta l'aria di una fuga. I finanzieri e il sostituto procuratore Dell'Anno, dopo averla cercata inutilmente per tutta la città, dov'erano certi che fosse rimasta, aspettavano al varco Sofia Loren, cittadina francese come il marito da undici anni. Nelle buste trovate in una valigia dell'attrice si dice che non ci fosse alcun documento riguardante operazioni valutarie. «Nessun procedimento a carico della Loren — informano al nucleo di polizia valutaria —. Stiamo indagando e svolgendo una serie di accertamenti supplementari nell'ambito dell'inchiesta su Carlo Ponti, aperta un mese fa». Chiediamo al giudice Dell'Anno: e la carta d'imbarco intestata a madame Etrice? «Niente di illegale; non costituisce reato un biglietto fatto prenotare da un'altra persona». — Oltre a perdere l'aereo Sofia Loren è stata trattenuta a disposizione della Finanza per diverse ore... «JVon ci vedo nulla di anormale o di strano. L'attrice è stata ascoltata nell'ambito di un'indagine in corso». Oltre che dei documenti trovati nei bagagli della Loren si parla con una certa insistenza di un presunto trasferimento all'estero di quadri. Emanuele Golino, uno dei tre avvocati che assistono Ponti e la Loren, spiega che si è trattato «di una accurata vìsita doganale, cui ha fatto seguito la richiesta d'informasioni da parte della polizia valutaria. Ogni altra illazione è arbitraria — aggiunge —. Io non posso dire nulla sui contenuti delle informazioni che le sono state chieste in sede sommaria». Erano circa le 20 di ieri sera quando si è alzato il sipario sulla scena che ha avuto per protagonista l'attrice. Seguita a debita distanza dall'amica, signora De Gunzeurg, un paio di occhiali fumèe sugli occhi, una valigia da viaggio in mano, ha presentato il passaporto francese al box di vetro della polizia di frontiera e poi si è diretta senza esitazione al controllo dei bagagli. «Nulla da dichiarare?» le ha chiesto il brigadiere Imbimbo, pesando il bagaglio. «Aro» ha risposto Sofia Loren. Prima che il militare aprisse la valigia, è intervenuto un ufficiale della Finanza: «Venga un attimo con me, è solo una formalità». Prima di entrare nell'ufficio dove la attendeva il tenente colonnello Guzzi, la diva si è tolto gli occhiali e, sfoderando il suo splendido sorriso, ha detto: «Ma sono Sophia Loren». Arrossendo, il finanziere ha replicato: «Lo so bene, signora» ed ha continuato ad indicare la stanza del suo superiore. La lunga disavventura di «donna Sofia» è cominciata qui. Giuseppe Fedi Roma. Sophia Loren trattenuta all'aeroporto di Fiumicino dalla Guardia di Finanza

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