La leggenda dell'atomo

La leggenda dell'atomo A PROPOSITO DELLE CENTRALI NUCLEARI La leggenda dell'atomo Luigi Firpo, su «La Stampa » di domenica (« Indietro non si torna ») tocca il dolente tasto nucleare opponendo a un appassionato appello di Ceronetti contro le centrali progettate in Maremma un in. vito a affrontare la realtà in termini non emotivi. Purtroppo Firpo ricade a sua volta nell'emotività, ricordando che Carducci considerava la locomotiva a vapore un'incarnazione di Satana e facendo pensare che gli avversari delle centrali elettro-nucleari siano poeti o stregoni propensi agli scongiuri. «Quale è la pericolosità rea13 delle centrali nucleari? », domanda Firpo. Forse ignora l'appassionato dibattito aperto da anni negli Stati Uniti e in Europa, con la partecipazione di fisici come Fauling, Teller, Alfven e tanti altri; anche con manifestazioni violente e appelli sottoscritti da migliaia di docenti, intellettuali, esperti, per una politica energetica accettabile dal consorzio civile. L'ultimo arriva dagli Stati Uniti. Non c'è accordo sulla « reale » pericolosità delle centrali nucleari. Umberto Oddone (La Stampa del 3 marzo) ha scelto il fronte dei più ottimisti: per èssi le centrali sono sicure al 100%, non si sono mai verificati incidenti. Sul fronte opposto si pubblicano elenchi di centinaia di incidenti negli S. U., in Francia, in Germania, nell'Urss (ultimo quello di Tallinn). Una fonte insospettabile, il bollettino del Consiglio d'Europa (« Naturope » n. 20) ricorda che in seguito a un incidente gravissimo alla centrale tedesca di Wurgesser fu decisa l'evacuazione dei residenti nel raggio di 50 chilometri. Ancora Oddone riportava il parere degli ottimisti: le centrali non arrecano alcun danno all'ambiente, tanto meno all'uomo. Ma non c'è accordo sul livello di radiazioni accettabili. E gli stessi tecnici del settore avvertono che basta un modesto e banale incidente, come la rottura di una guarnizione, per spargere nell'atmosfera gas altamente radioattivi o vapore radioattivo. Per non dire dell'inquinamento termico dei fiumi (il Po nel nostro caso) e del mare, trascurabile secondo i pareri riferiti da Oddone e dannosissimo secondo i risultati di ricerche dell'Università di Luna (mare Baltico), di università francesi e americane di biologi tedeschi (Weser). Un bilancio onesto dei «prò» e dei «contro» è contenuto nel «Rapporto Flowers » di cui ho già parlato in servizi evidentemente sfuggiti al prof. Firpo. In sintesi il «Rapporto Flowers», presentato al Parlamento britannico come orientamento per la politica dell'energia, dice queste cose: 1) Le radiazioni dovute a centrali di tipo collaudato non dovrebbero preoccupare finché il funzionamento è nor¬ male; 2) Incidenti gravi e gravissimi sono poco probabili ma vanno previsti; 3) La ricerca scientifica sugli effetti della radioattività (ambiente generale, uomo, animali, pe sci, pascoli, coltivazioni, piante ecc.) è ancora insoddisfacente. Nessuno può escludere mutazioni genetiche nelle future «generazioni nucleari»; 4) Il problema dei rifiuti radioattivi non è stato ancora risolto; 5) Esistono « sostanziali » motivi di opposizione a nuovi programmi nucleari su vasta scala; 6) Si deve adottare una « strategia alternativa » per evitare il ricorso ai reattori al plutonio, troppo pericolosi. Sarebbe talmente facile costruire una bomba nucleare con un po' di plutonio da far temere conflitti imprevedibili (un personaggio come Amin non si lascerebbe sfuggire l'occasione di minacciare il mondo intero) e l'annullamento delle libertà civili in nome della sicurezza. Aggiungo che dopo la pubblicazione del Rapporto Flowers uno studente americano, John Phillip : (Università di Princeton) è riuscito a costruire da sé con 7 kg di plutonio sottratto a depositi sorvegliatissimi, una bomba pari a 1/3 di quella che distrusse Hiroshima. Alternative: Firpo le esclu¬ de, liquidando in poche battute l'energia geotermica, dichiarando esaurita quella idro-elettrica, rinviando a un futuro lontano lo sfruttamento di quella solare. Non resterebbe che l'atomo, se non vogliamo fermare le industrie e tornare a « vivere a lume di candela ». Non è il caso di preoccuparci: l'iUuminazione delle nostre case assorbe soltanto il 15% dell'elettricità destinata ai consumi domestici, e questi incidono per il 20 per cento sul totale. Tra le industrie che più consumano elettricità e sempre più ne richiedono sono quelle petrolchimiche, disastrose sotto il profilo economico, ambientale e occupazionale (39,4% dei consumi di energìa, soltanto 4% degli addetti all'industria). Sempre più grandi quantità di energia elettrica non sono indispensabili se viene attuata una politica contraria agli sprechi: in Germania il reddito nazionale è salito del 2,3 %, ma i consumi di energia sono diminuiti del 2,2 % («The Financial Times», 18 gennaio). Quanto alle possibilità di soddisfare una domanda più alta in Italia, dove i consumi di elettricità sono inferiori alle medie dei Paesi più avanzati, va detto che il settore geotermico offre risorse soltanto in parte esplorate per motivi oscuri. Va detto che fuori della provincia italiana l'energia solare viene già sfruttata largamente per gli usi più elementari (termosifoni, acqua calda, pompe per irrigazione, serre e altri impianti agricoli). In Giappone 2 milioni e mezzo di famiglie hanno adottato « pannelli solari ». Saranno sul mercato italiano, l'anno prossimo, piccoli ed economici impianti che danno acqua calda per molti usi e possono produrre elettricità. Hanno due gravi difetti: romperebbero il monopolio dell'Enel, e sarebbero alimentati dal sole, che non è venduto né distribuito ma è libero e gratuito. Non si tratta di tornare indietro, come dice Firpo, ma di guardare avanti, al di là della leggenda dell'atomo alimentata da precisi interessi economici e politici (le grandi compagnie petrolifere stanno entrando nel monopolio dell'uranio). Se una parte delle favolose somme spese per l'energia nucleare e per i voli sulla Luna (anche a quel tempo si diceva: non si torna indietro) fosse stata destinata all'energia solare, oggi non saremmo qui a discutere delle centrali nucleari in Etruria. Mario Fazio

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania, Giappone, Hiroshima, Italia, Stati Uniti, Urss