Inventarono il vocabolario

Inventarono il vocabolario UNA SENSAZIONALE SCOPERTA DEGLI ITALIANI IN SIRIA Inventarono il vocabolario Sul luoge dove sorgeva Ebla sono stati trovati i più antichi dizionari che si conoscano: bilingui, in sumerico-cananese - Documenti circostanziati sui re, sulle battaglie, sull'industria metallurgica - Ora si può riscrivere la storia mesopotamia Roma, marzo. Campagna di scavi 1974 Teli Mardikh, Siria. Quattro metri di profondità, ambiente della quarta fase dell'età del Bronzo Antico: stanza 2586. Sembra un codice segreto. In realtà è l'esatto termine di classificazione che gli archeologi della missione italiana a Ebla, guidata dal professor Paolo Matthiae, hanno dato al loro lavoro. Proprio qui affiora il primo gruppo di testi cuneiformi: 42 tavolette datate dal contesto archeologico approssimativamente verso il 2300-2200 avanti Cristo. E' da quel momento che il professor Giovanni Pettinato entra a far parte degl'equipe italiana come epigrafista. E' lui che interpreta, traduce, legge e cataloga il materiale d'argilla chiara, inciso dagli stili degli scribi eblaiti. Incontro Pettinato nella sua casa alla periferia di Roma, vicino alla Fiera, non lontano dall'Eur. E' sposato con una giovane tedesca. Ha una storia da « emigrante ». Studiava assiologia a Roma, poi si trasferì ad Heidelberg: «Non parlavo una parola di tedesco — sorride — mi laureai e divenni professore in quella città». Pettinato rientrò in Italia, insegnò a Torino e giunse finalmente a Roma. Parliamo delle tavolette di Ebla. Mi mostra un archivio enorme. Dice: « Le tavolette sono ad Aleppo. Io lavoro sulle fotografie. Siamo agli inizi. Sono solo e non siamo riusciti ancora a fotografarle tutte ». Ma che dicono? di che parlano? L'epigrafista mi guarda con malizia: « Di tutto », risponde. In pratica la missione archeologica del professor Matthiae ha in mano un archivio che, per circa centocinquant'annì, illustra tutti gli aspetti della civiltà di Ebla. Ci sono in cronologia i nomi dei re e, fatto straordinario per l'epoca, delle loro mogli. Poi si passa ai resoconti di come era strutturata l'amministrazione statale (Ebla era una città-stato), quali erano le cariche amministrative e le funzioni pubbliche nei quartieri. Si sa quanto venivano pagati i dipendenti. Si conosce l'esatto ammontare della produzione di metalli preziosi, di stoffe, di ceramiche. Ci sono elenchi di città che avevano rapporti con Ebla, scambi commerciali basati su trattati internazionali che sono capolavori di diplomazia. Dalle tavolette (immaginiamo grandi lenticchie arrotondate oppure dei rettangoli) si ricostruisce la vita religiosa di Ebla ma anche la sua forza militare. «Per esempio abbiamo trovato una serie di documenti in cui un generale faceva i suoi rapporti al re sull'andamento delle battaglie, quasi un servizio giornalistico. Poi, da un altro testo, abbiamo avuto la consistenza del bottino di guerra di quella stessa campagna. Una cosa impressionante è la precisione dei cataloghi: un elenco non sommario ma preciso dì tutto il tesoro confiscato». Ma questi Eblaiti erano dei pignoli? dei grafomani? « Diciamo che avevano una amministrazione efficiente. Certo scrivevano tutto. E da quanto risulta a Ebla c'era anche una scuola per gli scribi. Abbiamo trovato tavolette in cui gli allievi facevano esercitazioni. I segni sono incerti e ci sono pure gli errori sottolineati dalle "X" dei maestri ». In un periodo che non supera la seconda metà del terzo millennio avanti Cristo, Ebla era un regno dove esisteva l'industria metallurgica, quella tessile, della ceramica e del legno. Nei testi amministrativi ritrovati si ha molte volte il nome dell'oggetto di cui si parla, la persona che lo consegna, l'ufficiale di Stato che lo riceve con l'aggiunta, talvolta, del mese e dell'anno in cui è avvenuta la transazione. Così sappiamo che gli eblaiti producevano in oro anelli, scettri, coppe, chiodi. D'argento erano invece gazzelle, vasi, e non meglio identificati «occhi dì pesce». I tessitori di lino erano famosi nel mondo allora conosciuto. Con il legno erano insuperabili nella decorazione come nella costruzione di aratri e strumenti agricoli. Le materie prime, soprattutto i metalli, venivano importate da aree sotto diretto controllo amministrativo oppure da zone non vassalle dì Ebla. E anche questo è schedato, riportato: basti ad esempio il carico d'oro che arrivò dall'isola di Cipro. Trasformata la materia prima il prodotto veniva esportato verso città lontane come la famosa Mari sull'Eufrate, Tuttul, Nahur, Ursum, Zasilu. Riprende Pettinato: « Rendiamoci conto che per tutto il terzo millennio noi sapevamo che i centri creativi erano quelli del paese di Sumer. Solo nel secondo millennio vengono superati i confini geografici della Mesopotamia. Con la scoperta di Ebla ci troviamo a parlare di questa civiltà come possibile centro di grande cultura, con una sua "scuola" o meglio "accademia". Questo ci viene dal ritrovamento di testi lessicali e letterari». Si può parlare di una scuola perché non solo sono stati trovati «esercizi», ma anche tavolette-appunti, specie di vocabolarìetti-tascabìli (una sola parola scritta in sumerico e in eblaita). E su una minitavoletta ecco incise nelle- due lingue la parola « femminilità ». Poi ci sono quelli che Pettinato chiama «libri di testo», divisi in liste di segni cuneiformi, sillabari (che servono per conoscere la pronuncia delle parole sumeriche) ed enciclopedie. Vale la pena di aprire una parentesi. Le Enciclopedie di Ebla sono senz'altro prontuari per la scuola: trattano di botanica, zoologia, mineralogia eccetera. Abbiamo così liste di animali (due per gli uccelli), di pietre preziose e comuni, di piante e alberi, oggetti in legno, metalli e oggetti di metallo. Poi nomi geografici, professioni, nomi di persona. Sono tutti testi che permisero agli eblaiti di comporre i primi dizionari della storia. Di sorpresa in sorpresa arriviamo alla scoperta più significativa: i vocabolari bilingui. Quelli più antichi prima d'ora conosciuti risalivano al 1800 avanti Cristo. Ora si torna indietro di ben 500 anni. TM. 75. G. 2000: ecco un altro numero in codice che si riferisce a una tavola con 31 colonne. Passerà alla storia, mi fa osservare Pettinato, come il vocabolario di Ebla. Ne sono stati trovati 36 duplicati, a testimonianza di quanto fosse studiato nelle scuole. Ed è molto semplice e moderno. Prima il nome sumerico, poi la pronunzia, quindi la traduzione in paleo-cananese, la lìngua di Ebla. I termini sumerici tradotti raggiungono le mille parole, non cosa da poco per la conoscenza di una lingua. Ultimi e non per importanza i testi (finora ne sono stati trovati trenta) letterari: mitologìa, componimenti epici, proverbi, inni e perfino gli scongiuri. E anche in questo caso ci sono copie, a dimostrazione del carattere pedagogico del materiale. Insomma c'è da addentrarsi in un mondo di cui non ci sono più segreti. Pettinato spiega che con le tavolette si può riscrivere la storia e soprattutto riscavare zone che con certezza ebbero centri di vita nel terzo millennio. Contemporanee ad Ebla ci sono decine di città di cui non si sapeva l'esistenza. Un lavoro enorme che la missione italiana in Siria deve affrontare con le proprie forze. Proprio in fondo abbiamo lasciato un aspetto su cui molto hanno parlato americani e inglesi. Sono quei riferimenti a parole e nomi ebraici. « La Bibbia ha di nuovo ragione » hanno esclamato gli anglosassoni. Pettinato e Matthiae sono d'accordo nello sdrammatizzare. Dice Pettinato: «Certo che ci sono nomi e riferimenti biblici. C'erano anche in testi più recenti, perché non dovrebbero non risultare tra gli eblaiti. Ma da qui a trarre conclusioni il passo è lungo, molto lungo». Riprende il concetto Paolo Matthiae, con il quale concluderemo la storia degli scavi italiani a Teli Mardikh: «E' una visione restrittiva e da respingere quella di guardare a nomi biblici per poi trarre deduzioni di un certo tipo. Sono cose che non hanno base di serietà. L'ho detto anch'io agli americani nel corso di una mia recente conferenza in Usa. Mi chiamo Paolo, come l'apostolo. Ma per questo possiamo dedurre che si tratta di persone vissute in epoca contemporanea? Ci sono quasi duemila anni dì differenza». Fabrizio Carbone Teli Mardikh. Rendiconti commerciali nella « biblioteca »