Il direttore sanitario ha difeso il medico che "curò,, per telefono un giovane ferito di Remo Lugli

Il direttore sanitario ha difeso il medico che "curò,, per telefono un giovane ferito Vercelli: professionista arrestato per mancata assistenza Il direttore sanitario ha difeso il medico che "curò,, per telefono un giovane ferito Ha ricevuto avviso di reato e dice: «E' difficile rispettare le "guardie notturne" previste» (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 8 marzo. A Vercelli guardano medici e amministrazioni sanitarie ospedaliere di tutta Italia. Sono accaduti due fatti senza precedenti, molto importanti, di cui la cronaca s'è già occupata. Hanno arrestato un medico perché, essendo a casa di notte, in stato di «reperibilità» non accorse in ospedale a curare un giovane investito da un'auto, si limitò a dare consigli per telefono all'infermiere che lo aveva chiamato e il giovane morì. E hanno inviato una comunicazione giudiziaria al direttore dell'ospedale per il modo in cui, al di fuori della legge, aveva organizzato il servizio. L'ospedale è questo di Vercelli, «generale e provinciale», il S. Andrea, relativamente moderno (1962) che ha una disponibilità di circa mille posti letto con 847 dipendenti di cui 90 medici. I protagonisti sono: l'arrestato, il dottor Ermanno Sarasso, 33 anni, sposato e con due figli, dipendente dal S. Andrea dal 1971 come assistente di chirurgia generale; l'indiziato, il direttore professor Cioffari. Il tragico fatto risale alla notte del 7 novembre dello scorso anno a Costanzana, dove verso mezzanotte il diciottenne Walter Unio, studente liceale, figlio di Marco Unio, 52 anni, agricoltore, verme travolto da un'auto mentre usciva da un portone. Fu portato all'ospedale, ricoverato in chirurgia, dov'era in servizio l'infermiere Gaetano Stara, 26 anni, il quale si affrettò a telefonare a casa al dottor Sarasso invitandolo ad accorrere com'era suo dovere, ma il medico non si mos se, giunse solo alle sette. Il giovane, già in coma, fu trasportato al Centro neurochirurgico di Novara, per ordine dello stesso Sarasso, ma quei sanitari si trovarono nell'impossibilità di operarlo a causa dello stato comatoso. L'Unto mori la sera del 9. La perizia necroscopica ese guita dal professor Pierucci di Pavia accertò che la causa della morte era dovuta a un ematoma extradurale che aveva compresso il cervello e che sarebbe stato possibile eliminare con una trapanazione cranica se il giovane fosse stato ricoverato tempestivamente al centro neurochirurgico. Il padre della vittima presentò denuncia alla procura novarese, competente perché a Novara era avvenuto il decesso, e in base a quella e ai risultati della perizia il sostituto procuratore Scalia ha adottato le decisioni sopraindicate. Già in data 13 novembre il consiglio di amministrazione dell'ospedale aveva deferito alla commissione disciplinare il medico per il suo comportamento; ma la commissione si è riunita soltanto oggi e non ha potuto far altro che constatare l'avvenuto arresto del medico; come vuole la legge, ha sospeso i propri lavori rinviandoli alla conclusione dell'iter giudiziario. L'arresto è un episodio esemplare e accentra senza dubbio l'attenzione; ma molto importante è anche l'avviso di reato al direttore sanitario Ecco, grosso modo, in che cosa consistono i termini della questione. La legge prevede che la direzione sanitaria istituisca un servizio notturno di «guardia attiva» nei vari reparti (medico presente e al lavoro per tutte le ore), fatta eccezione per alcuni. La chirurgia è uno di quei reparti che la devono avere. C'è però un protocollo aggiuntivo alla legge che modifica alcuni punti là dove si prevede l'istituzione della «guardia attiva», tenendo conto delle gravi carenze di organico e delle difficoltà obiettive nel reperimento dei sanitari (tra l'altro le ultime disposizioni bloccano le assunzioni, di personale). La guardia attiva può essere sostituita da un servizio di «guardia di attesa», che consiste in una pre¬ senza non attiva del medico in ospedale. Cioè, anziché starsene a casa, in posizione di reperibilità, il sanitario dorme in ospedale dove ha diritto a una camera e ai pasti. All'ospedale di Vercelli ci sono due soli servizi di guardia attiva, per il pronto soccorso e per la divisione di ostetricia-ginecologia. Per le altre quattordici divisioni di notte c'è il servizio di reperibilità: il medico di turno (cir- o é e o . i i e i - n a a a a a è a a l o i , a a ca dieci notti al mese) deve accorrere non appena si renda necessaria la sua presenza; la retribuzione è di 12 mila lire per notte al primario, 10 mila all'aiuto, 8 mila all'assistente. «Perché — chiediamo al direttore amministrativo del S. Andrea — non si è adottato il sistema richiesto dalla legge del servizio di attesa?». Risponde: «Se i medici facessero questa "attesa", il giorno dopo non lavorerebbero più nei reparti». E' un varco, questo, al quale la magistratura è in attesa. Dicono alla procura: «Questa è la prova che l'attesa a casa significa non muoversi anche se ci sono delle chiamate. Perché se si muovessero, troverebbero più conveniente dormire in ospedale e intervenire nei casi di necessità ». Continua il direttore amministrativo: «D'accordo, la legge prevede quelle cose, ma noi non siamo messi in grado dalla Regione Piemonte di rispettarla. Per fare in ognuna delle sedici divisioni un servizio di attesa dovremmo avere quattro medici per divisione (tre per ogni otto ore, uno per le sostituzioni), cioè una sessantina dì sanitari in più. Proprio domani alla Regione va in consiglio una delibera che prevede l'istituzione per 11 nostro ospedale dì un dipartimento d'emergenza che prevede un organico di tredici assistenti e quattro aiuti, oltre al personale paramedico; è il massimo che possiamo sperare». Secondo lo stesso direttore amministrativo, se si dovessero effettuare tutti i servizi previsti dalla legge e che ora non si fanno, si dovrebbe aumentare il personale del 30 per cento. Il consiglio di amministrazione oggi si è riunito ed ha dato mandato al presidente, l'ex senatore del pei Pietro Germano, di recarsi alla procura della Repubblica di Novara ad illustrare come stanno le cose. Remo Lugli

Persone citate: Cioffari, Ermanno Sarasso, Pierucci, Pietro Germano, Sarasso, Scalia, Walter Unio

Luoghi citati: Costanzana, Italia, Novara, Pavia, Piemonte, Vercelli