Teatro di Danilo Dolci da Partinico a Torino

Teatro di Danilo Dolci da Partinico a Torino Teatro di Danilo Dolci da Partinico a Torino Un incontro, con l'augurio che sia anche l'inizio d'una collaborazione con i torinesi: così Danilo Dolci ha definito ieri (in una conferenza stampa tenuta al Club Turati poco prima dello spettacolo) la manifestazione della sera al Gobetti. Un'unica recita, che si ripeterà nei prossimi giorni in altri centri della regione, del suo poema II dio delle zecche. La musica è di Amico Dolci, figlio poco più che adolescente dell'apostolo e sociologo triestino; la regìa di Miguel Quenon, la realizzazione della Cooperativa Teatrale Gruppo 5 di Partinico, di cui insieme a Quenon fanno parte Alberto Ardizzone, Francesco Giordano e Marilù Terrosi. Suonano il flauto dolce (contralto e tenore) il giovane Amico e Piero Cartosio, costumi ed elementi scenici di Andreina di Cesare. Nel foyer del Gobetti sono esposti quadri di Ernesto Treccani. La manifestazione è promossa, insieme all'Associazione Culturale Trinacria Piemonte e al Teatro Stabile di Torino, dal Centro studi e iniziative di Partinico. I temi del poema sono vari, scaturiscono dalla rappresentazione e Danilo Dolci ama discuterli alla fine con il pubblico: « I più evidenti stanno nell'ambiguità stessa del titolo, le zecche sono animali che succhiano il sangue dell'uomo e sono anche fabbriche di soldi » egli spiega con voce pacata e sguardo sereno; «il ricercarli vuol fare assumere a ciascuno una dimensione propria in rapporto ai mondo ». L'occasione teatrale nacque non fine a se stessa, ma nell'ambito di un lavoro di sviluppo « nella zona più disperata della Sicilia, come ricerca di un elemento essenziale di vita, per trovare una leva che mutasse la situazione ». Cinquecento persone si ritrovarono insieme, per dare lavoro ai padri e scuola ai figli, costituendo un'alternativa al vecchio gruppo tradizionale mafioso. Mancava l'acqua, si scoprì che costruendo una diga si poteva trarla dal lago e darla a tutti per mezz'ora al giorno. Oggi le dighe sono diventate due, mentre altre undici sono già progettate, o finanziate, o in corso di realizzazione. Discutendo il problema dello sviluppo e della qualità delle dighe, sorsero altri interrogativi rimbalzando dagli adulti ai ragazzi: « In questa chiave, avvenne inevitabile l'impatto con il lavoro artistico. La Sicilia è la terra della mafia, ma è anche del flauto dolce e di Scarlatti, un musicista di cui restano da scoprire migliaia di inediti. Liberando questi valori culturali, sorse il teatro di Partinico: e la sua formazione è per noi di enorme importanza». Amico Dolci spiega: « La musica venne quasi contemporaneamente alla poesia, la feci ascoltare a professori e a contadini, essa creava negli ascoltatori una tensione che provocava nuovi problemi senza soluzione. Un lavoro che dura da un anno e che continua perfezionandosi ogni volta ». Un teatro d'animazione che «nasce dal bisogno di intervenire direttamente sul piano nazionale e internazionale» dichiara Quenon a nome della compagnia, i cui attori furono già con Dario Fo, « mettendo insieme un grosso fronte democratico a favore di quei cittadini di serie B che sono i meridionali, andando nelle sale e nelle scuole: dobbiamo uscire da questa situazione attraverso le nostre risorse, aperti alle polemiche». Nota Danilo Dolci: « Ieri in una fabbrica, un operaio mi ha detto: stasera sono felice perché ho potuto dire cose che prima non avevo mai pensato ». b. alt.

Luoghi citati: Partinico, Piemonte, Sicilia, Torino