Wagner: in tedesco il Vascello al Regio di Lino Vetere
Wagner: in tedesco il Vascello al Regio Wagner: in tedesco il Vascello al Regio li vascello fantasma, la quarta opera della stagione lirica che andrà in scena domani sera al Teatro Regio, diretta dal maestro Nino Sanzogno è, insieme con il Lohengrin, il melodramma di Wagner che è stato più facilmente compreso ed assimilato dal pubblico italiano. Forse perché tutte e due le opere si basano sull'eterna aspirazione dell'uomo, sulla sua speranza, all'amore e alla pace, sia pur dopo lunghe e dolorose peripezie. Nel Vascello fantasma il cui titolo originale in Germania è L'olandese volante, le bellezze poetiche e musicali abbondano e Wagner descrive con «selvagge» armonie — come lo accusava la critica del suo tempo — un tetro ma attraente quadro di vita marinara, tra gente semplice e costumi patriarcali, che incornicia la drammatica vicenda del capitano maledetto, condannato per una bestemmia a vagare per i mari eternamente, ed a scendere a terra ogni sette anni, per cercare una donna che lo redima con il suo amore e con la sua fedeltà a costo della vita. Tutto il dramma, scritto c musicato da Wagner, si accentra su queste due figure: l'Olandese e Senta, la giovane figlia di Daland, che si sacrifica per lui. L'uno tutto ombra e durezza, l'altra tenera e luminosa, ma entrambi umani e toccanti. Una concezione di vita che si materializza sulla scena nelle due navi accostate bordo a bordo: quella di Daland e dei marinari norvegesi dove pulsa la vita e la gioia, e il vascello maledetto dell'Olandese, sul quale un silenzio di morte è interrotto a tratti da un vociare di demoni e dal sibilo del vento. Musicalmente l'opera ha un'importanza notevole, perché rappresenta la prima rottura della giovane arte wagneriana con il «Grand'Opéra» francese e con l'opera romantica tedesca ed italiana. Con il «Vascello» nasce il nuovo stile di Wagner, già in parte svincolato dalle formule tradizionali e già dramma «concepito nello spirito della musica» come ebbe ad esprimersi lo stesso autore. L'opera, che si articola in un'ouverture programmatica (giustamente celebre) ed in tre atti, ha come punti musicalmente salienti il «monologo» dell'Olandese nel primo atto; il coro delle filatrici, la ballata di Senta ed il duetto tra Senta e l'Olandese nel secondo; la grande scena corale danzata, con i canti dei marinai norvegesi, e il drammatico finale nel terzo. Interpreti della difficile partitura, sotto la guida di Nino Sanzogno, che ha già diretto la Manon Lescaut in febbraio, sono il baritono britannico Donald Me Intyre e la soprano svedese Siv Wennberg, nei ruoli dell'Olandese e di Senta, i protagonisti. Il basso Bengt Rundgren, anch'egli scandinavo, sarà Daland. I due interpreti maschili sono veterani di Bayreuth. La regìa è di Jean-Claude Riber; l'allestimento del « Grand Théàtre » di Ginevra, su bozzetti e figurini di Oldrich Simacek. Il maestro del coro, che ha notevole importanza in quest'opera, è Tullio Boni. Lino Vetere
Persone citate: Manon, Nino Sanzogno, Tullio Boni
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