Per il brigatista Maraschi il p.m. chiede la conferma dei trent'anni di Vincenzo Tessandori

Per il brigatista Maraschi il p.m. chiede la conferma dei trent'anni All'assise di Torino il processo d'appello Per il brigatista Maraschi il p.m. chiede la conferma dei trent'anni La pena che la Corte d'assise di Alessandria, un anno fa, ha imposto al brigatista rosso Massimo Maraschi, i trent'anni che dovrà passare dietro le sbarre, è un verdetto equo, secondo il procuratore generale Bruno Caccia che sostiene l'accusa nel processo di secondo grado all'assise di appello di Torino. Maraschi, oggi, ha rinunciato a presentarsi in aula. Ha detto il dottor Caccia: «Il numero degli anni della pena deve raggiungere quelli decisi dall'assise di Alessandria». E' il prezzo che Maraschi deve pagare per aver partecipato al sequestro dell'industriale Vittorio Vallartelo Gancia, avvenuto a Canelli il 4 giugno 1975, e par il bagno di sangue in cui si era concluso il rapimento. Morì un carabiniere, l'appuntato D'Alfonso, per liberare il prigioniero; altri due rimasero feriti: il maresciallo Cattali e il tenente Rocca, oggi capitano. E morì Margherita («Mara») Cagol. Ma quando ad Arzello, sulle colline di Acqui, scoppiò quella battaglia, Maraschi era da 18 ore nelle camere di sicurezza della caserma dei carabinieri di Canelli. Le sue responsabilità sono evidenti, dissero pubblica accusa e parte civile nel processo di primo grado. E neppure oggi quelle responsabilità sono state poste in discussione. Il dottor Caccia ha sottolineato come le Brigate rosse avessero previsto uno scontro a fuoco nell'ipotesi che i carabinieri o la polizia li scoprissero. Si è richiamato a Sossi: « Quando il giudice era prigioniero i brigatisti, un giorno, gli dissero: "Se ci scoprono ci sarà una sparatoria, ci ammazzano tutti"». Ha ricordato la versione del fatto data da Controinformazione, Ros¬ so e Lotta armata per il comunismo, «giornali compiacenti »; ha ripetuto più volte che «il piano del sequestro di persona contemplava anche il conflitto a fuoco: Arzello è una vera combinazione». Ha aggiunto il sostituto procuratore generale: «Sappiamo che erano in atto fra le Br azioni di esproprio teorizzate da Curdo in un'intervista passata benevolmente dal suo difensore all'Espresso». Di qui l'equazione: le Brigate prevedevano l'eventualità di scontri negli espropri: Maraschi ha partecipato al sequestro, un tipo particolare di espropriazione; Maraschi è responsabile di tutto ciò che è accaduto nel periodo che il prigioniero è rimasto nelle mani dei rapitori. Anche se era finito in una cella il giorno prima del sanguinoso scontro a fuoco. Ancora: se una parte dell'istruttoria può apparire nulla perché alcuni atti sono stati compiuti senza che l'imputato fosse stato raggiunto da comunicazione giudiziaria, quella parte non è fondamentale per il processo. Le contestazioni supplementari fatte in aula in assenza del brigatista sono legittime. Quindi i motivi d'appello presentati dagli avvocati Eduardo Di Giovanni e Fernando Cardinali, ricusati una settimana fa dall'imputato, devono essere respinti. La strada alla pubblica accusa era stata aperta dai difensori di parte civile, avvocati Osvando Colla e Rodolfo Pace, patroni dei carabinieri rimasti feriti e dei familiari dell'appuntato ucciso. La responsabilità di Maraschi è indiscutìbile, ha affermato Colla, anche se ha aggiunto: «Se c'era uno che sicuramente non aveva commesso l'omicidio questi era Maraschi». Concorso nel reato di omicidio plurimo, precisa responsabilità per un «reato diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti». «Concorso diretto, vero, pieno. Aveva contribuito a sequestrare Gancia. Che importanza può avere se era poi stato incarcerato? E' il gruppo che agisce, e lui in quel gruppo ha ricoperto un ruolo preciso, importante». Ha aggiunto l'avv. Pace: «Maraschi era ben conscio della sua colpevolezza». Il difensore d'ufficio, avv. Renato Cambiano, ha definito l'istruttoria «zoppa» e il processo «monco», ha chiesto il rinvio di tutti gli atti alla corte d'assise di Alessandria. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Acqui, Alessandria, Arzello, Canelli, Torino