Le occasioni

Le occasioni Le occasioni GIULIA MASSARI La « Salomé » che sul palcoscenico del teatro dell'Opera di Roma urla, tendendo il corpo come per aiutare la voce, « voglio la testa di Jochanaan» , ora anche urla, camminando su e giù come una piccola belva rabbiosa, che gli italiani sono tutti sporcaccioni, perché s'interessano solo dal fatto che lei, nella danza dei sette veli, compare nuda o quasi (i veli cascano ad uno ad uno, rimane lo slip d'oro, il piccolo seno è per un attimo scoperto); del resto basta vedere come guardano per la strada, del resto basta leggere i titoli dei giornali... Signora Felicia Weathers, ma non è dappertutto così? «Negli altri Paesi giudicano la tua voce, la tua interpretazione, non il tuo corpo. Io ho schifo di tutto questo, perché io sono un grande soprano, conosciuta in tutto il mondo, e se questa è pubblicità non la voglio, posso anche farne a meno, posso anche smettere di cantare e fare il dottore, perché sono laureata in medicina, oppure non fare niente, perché mio marito, a Monaco, è ricco, molto ricco...». Ha mani lunghe e adunche. cariche di anelli, con unghie appuntite, una testa grande con occhi immensi su un corpo piccolo dal busto di bambina, un profumo dolce e intenso addosso, e avidità un po' animalesca mentre ingoia spaghetti e si mesce vino, leccandosi le labbra con la rosea lingua. «In Italia, non ti fanno che domande insulse, ti chiedono sempre se sei femminista, se ti piace far l'amore, se sei vergine, ma io ho un figlio di diciassette anni, signori miei!». Ma no, hanno scritto soltanto che ho ridato verginità al personaggio di Salomè... «E' la mia Salomè, dunque la vera. Siamo intesi? 10 canto da quando avevo quattro anni. Tutti cantavano e facevano musica in casa mia, nel Missouri, America. Era una famiglia evoluta. Si parlava di tutto, anche di sesso». Quindi 11 sesso, per lei, è stato libero? «Il sesso, il corpo, sono cose mie, private, non pubbliche, e io non ne parlo». A quattro anni, già sapeva di fare la cantante? «A quattro anni mi chiamavo Francisco, anzi Frankie, poi ho cambiato perché questo era un nome da cantante leggera, non drammatica, co¬ me io volevo essere. La musica leggera non m'interessa. Non ne so niente». E si sente bene nei panni, anzi nei veti, di Salomè? Non c'è una parte che vorrebbe fare? «Afa io una volta voglio essere una cosa, una volta un'altra. Una vera cantante deve essere tutto, secondo gli umori e i periodi della sua vita. Non esistono parti più congeniali di altre, per una vera cantante». Con mosse di gatta sazia si stira, si alza, offre al sole il viso nero, blu e rosso. La finestra affaccia su Campo de' Fiori. «Da qui vorrei cantare, per Roma, per il mercato, per quella statua laggiù». E accenna una nota: un po', Porgy and Bess. «E mai lavorare con registi. Registi, non ce ne sono più, in Italia, morto Visconti e finito Zeffirelli. La Wallmann, con cui ho lavorato ora? Mi ha detto: fai la tua Salomè, coi tuoi gesti. Ecco tutto. Io ho letto il libro della Wallmann. Ho riso molto: perché lei sempre racconta che Furtwaengler le ha detto che è meravigliosa, e Toscanini che è divina. Io non le ho detto niente».

Luoghi citati: America, Italia, Missouri, Monaco, Roma