Roma: la pollila nell'ateneo fa cessare una "occupazione,, di Liliana Madeo
Roma: la pollila nell'ateneo fa cessare una "occupazione,, Una carica con lancio di lacrimogeni Roma: la pollila nell'ateneo fa cessare una "occupazione,, Il nuovo clima di tensione provocato dalla sentenza al processo Mantakas - Assemblea a Lettere, cortei, e occupazione di Fisica Roma, 4 marzo. Il Rettore dell'Università di Roma, prof. Ruberti, oggi ha di nuovo chiesto l'intervento della polizia all'interno dell'ateneo. C'è stata una carica, con lancio di candelotti lacrimogeni e pestaggio di alcuni studenti. Alle 15,15 circa le forze dell'ordine hanno di nuovo abbandonato la Città universitaria, nella quale sono via via affluiti migliaia di giovani e si sono organizzate assemblee. Alle 18 ha avuto inizio nell'aula I di Giurisprudenza una riunione generale del Movimento, Il fatto che ha riportato tensione e fermento nel mondo degli studenti è stata la sentenza del processo Mantakas, considerata « iniziativa di settori reazionari della magistratura, contro un compagno reo soltanto di essere comunista e antifascista militante senza avere alcuna prova della sua colpevolezza ». Per protestare contro la condanna di Fabrizio Panzieri, la facoltà di Lettere questa mattina è stata ocoupata al termine di un'assemblea, alla quale avevano partecipato gli studenti medi: questi erano oggi in sciopero per la decisione della Corte d'assise di Roma, e hanno deciso di aderire in massa alla manifestazione cittadina di domani. Sempre in mattinata, un corteo di studenti è partito dall'Università e ha raggiunto Piazza Bologna. Erano circa un migliaio, quando sono giunti nei pressi della sezione del msi dove, lo scorso mese, era partita la squadra dei neofascisti che provocò nell'Università gli incidenti culminati con il ferimento dello studente Bellachioma. Due « Volanti » sostavano davanti alla sede missina. La manifestazione si è conclusa senza incidenti. Verso le 12 gli studenti erano all'interno dell'ateneo. E' stato allora che il « Collettivo autonomo » di Fisica ha deciso l'occupazione della facoltà. Gli studenti sostengono che era « aperta », tale cioè da non incorrere nei provvedimenti disposti dal Senato accademico il quale aveva disposto che nessuna occupazione « chiusa » dovesse più essere tollerata. Secondo il racconto degli studenti, essi hanno annunziato la loro decisione a quanti si trovavano nell'edificio e hanno invitato il personale docente e non docente ad abbandonare l'edificio; soltanto il prof. Salvini si sarebbe rifiutato di uscire dal suo studio e di qui avrebbe telefonato al Rettore per informarlo del sequestro. Secondo le autorità accademiche alcuni membri del « collettivo » hanno intimidito quanti si tro¬ vavano in facoltà, e malmenato il preside, prof. Chiarotti. Il Rettore ha dichiarato: «Tali metodi, che ledono la libertà e la dignità del personale e minacciano la loro incolumità, sono inaccettabili e tendono ad annullare le possibilità di ogni dibattito sui problemi universitari e politici. Non è possibile accettare che nell'università si sostituisca, sia pure per responsabilità di pochi, al confronto civile la violenza. Mi auguro che non si verifichino altri episodi simili, che non potranno che portare al deterioramento di una situazione già difficile». Verso le 13 ha chiamato la polizia. Centinaia di agenti di p.s. e di carabinieri alle 14 si radunavano davanti all'ingresso dell'Università. Quando hanno varcato i cancelli, gli studenti di Fisica avevano già abbandonato l'istituto e si erano disposti tra la facoltà di Lettere, quelle di Matematica e di Chimica. Erano alcu¬ ne decine da una parte e dall'altra. I giovani scandivano slogan, protestavano contro l'intervento della polizia, lanciavano parole sprezzanti contro gli agenti. Questi sono entrati nell'edificio ormai vuoto e hanno compiuto un'ispezione per tutti i locali. Alle 14,45 erano di nuovo all'aperto, sul viale principale, diretti verso l'uscita. A questo punto — contro gli studenti rimasti alle loro spalle — hanno lanciato ad altezza d'uomo alcuni lacrimogeni e hanno ripreso a camminare a passi rapidi verso piazzale delle Scienze. Dal gruppo dei giovani è partita una pera, che è andata a spaccarsi sull'asfalto. Uno ha gridato: «Scemo, che fai?». La provocazione è parsa più grave di quanto in realtà fosse, agli occhi del dottor Parasole, dirigente del commissariato di p.s. all'interno della Città universitaria. Egli ha ordinato la carica contro gli studenti Liliana Madeo
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