Il vertice semiclandestino degli "eurocomunisti,, di Paolo Garimberti

Il vertice semiclandestino degli "eurocomunisti,, Berlinguer, Marchais e Carrillo a Madrid Il vertice semiclandestino degli "eurocomunisti,, (Dal nostro inviato speciale) Madrid. 2 marzo, All'incontro triangolare di Madrid tra i partiti comunisti spagnolo, italiano e francese — la punta di diamante del cosiddetto eurocomunismo — i sovietici hanno risposto con una contro-conferenza a Sofia, dove sono riuniti i responsabili per la politica estera e l'ideologia dei partiti del Patto di Varsavia. La riunione di Sofia era prevista già da qualche giorno, ma la contemporaneità con quella di Madrid, certamente non casuale, evidenzia le divisioni ormai esistenti nel movimento comunista europeo. Mai prima d'ora la contrapposizione tra il «socialismo reale» (come i sovietici definiscono i regimi dell'Europa orientale) e il socialismo democratico e pluralista, predicato dagli eurocomunisti, era stata così netta e drammatica. Il vertice di Madrid è cominciato alle cinque del pomeriggio al piano interrato dell'albergo Melià Castilla, in una saletta dal nome pomposo (Escoriai), ma poco più grande di una stanza comune. Enrico Berlinguer, Santiago Carrillo e Georges Marchais, insieme con i responsabili delle sezioni internazionali dei tre partiti, si sono seduti ad un tavolo rettangolare, senza interpreti né segretarie: nove persone in tutto. La legge spagnola, che proibisce le riunioni non autorizzate con più di venti persone, è rispettata. Il governo può ignorare ufficialmente l'incontro, anche se i saloni dell'albergo e le vie adiacenti pullulano di poliziotti e di agenti in borghese e due camionette della polizia, cariche di uomini, sono posteggiate proprio davanti alla porta a vetri che, dal garage del Melià Castilla, immette direttamente nel corridoio antistante la sala della riunione. L'incontro di Madrid si svolge, cosi, in un'atmosfera irreale, che riflette assai bene il clima politico della Spagna odierna, dove il partito comunista non è ancora legalmente riconosciuto e non può perciò svolgere attività ufficiali, ma può permettersi di organizzare un incontro internazionale che ha richiamato qui duecento giornalisti da ogni parte del mondo, accreditati presso un fantomatico « Circulo estudios investigaciònes sociales », che è di fatto la bandiera ombra dietro la quale opera il pce. Per ricevere degnamente Berlinguer e Marchais, entrambi al primo viaggio in terra spagnola, Santiago Carrillo ha inaugurato l'unica limousine di cui dispone il suo partito: una « Cadillac » nera, blindata, modello 1948, recente dono del presidente romeno Nicolae Ceausescu. Anche questo è un simbolo della situazione del pc spagnolo, che sta uscendo dalla clandestinità con un'organizzazione ancora embrionale e con mezzi tecnici raccattati un po' dovunque. I simbolismi, in questo incontro, sono tanti e vanno forse al di là della sostanza stessa dei colloqui, che Berlinguer ha definito « un progresso verso la maturità » dell'eurocomunismo. Ma l'euforia del momento non deve far dimenticare che i tre partiti non sono riusciti, nella fase preparatoria del vertice, a trovare un'intesa su quelli che appaiono due punti essenziali: l'atteggiamento verso la Comunità europea e verso il « dissenso » nei Paesi dell'Europa Orientale. Da parte spagnola e italiana, si sarebbe voluto fissare, nel documento finale, una posizione comune sulla Comunità europea, intesa come quadro di una trasformazione sociale nel Continente. Ma i francesi, fermi al loro nazionalismo di stampo gollista, si sono nettamente opposti a questo progetto. Ancora più controversa è la questione del giudizio che i tre partiti esprimono sulle società dell'Europa Orientale e sui caratteri autoritari dei regimi a partito unico dominanti nell'area del Patto di Varsavia. Gli spagnoli si sono spinti molto più avanti degli altri due partiti nella critica di quei regimi e, recentemente, un dirigente del pce, la signora Pilar Bravo, ha detto che «la libertà d'espressione è inesistente netta maggior parte dei Paesi comunisti». E' un giudizio che gl'italiani e i francesi condividono forse in privato (ed esprimono pubblicamente in casi singoli, quelli che essi definiscono «violazioni della legalità socialista») ma che non vogliono fissare in un documento congiunto, che rischierebbe di essere valutato come una magna charta dell'eurocomunismo e, dunque, come un gesto di rottura irreparabile nei confronti dell'Urss. Gl'italiani, soprattutto, non i intendono interrompere il rap- porto dialettico, per aspro che ; esso possa essere in certe occasioni, con Mosca perché ritengono che l'internazionalismo resti ancora un valido criterio di isprazione per un partito comunista. La cautela del pei, che oltretutto mantiene con il pcus legami ormai ben più solidi degli altri due partiti (come dimostra la recente visita di Cervetti a Mosca), è dovuta anche ad una certa resistenza della base ad accettare una revisione profonda e globale del rapporto di «a- micizia fraterna» con l'Urss. Perciò, Berlinguer e, in misura minore, anche Marchais, intendono dare all'incontro di Ma- drid il significato più riduttivo di un gesto di solidarietà con il partito spagnolo Del dissenso, dunque, si parlerà a porte chiuse nella riunione di stasera, ancora in corso mentre trasmettiamo, e nella sessione conclusiva di domattina. Ma questo tema non figurerà nel breve documento finale, che si limiterà a ricordare la necessità di una rigorosa applicazione di tutti i punti degli accordi di Helsinki da parte dei trentacinque Stati firmatari del documento finale di quella Conferenza. Paolo Garimberti Madrid. Enrico Berlinguer, Santiago Carrillo e Georges Marchais durante l'incontro nell'albergo Melià Castilla