La Cina ha venduto oro per finanziare il piano di Renato Proni
La Cina ha venduto oro per finanziare il piano Interesse nel "business,, europeo La Cina ha venduto oro per finanziare il piano Vuole rilanciare l'economia acquistando tecnologia all'estero (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 2 marzo. La Cina — secondo gli ambienti finanziari europei — sarebbe presto pronta ad iniziare il nuovo piano quinquennale, più volte rinviato a causa di difficoltà politiche interne. Di recente, il governo di Pechino ha venduto sul mercato intemazionale aurifero 85 tonnellate di oro, per una somma di circa 320 miliardi dì lire. Questa valuta pregiata non è necessaria alla Cina per motivi di bilancia dei pagamenti, perché alla fine del 1976 essa era attiva di quasi mille milioni di dollari. Si cerca, dunque, la spiegazione delle massicce vendite di oro nell'utilità di reperire capitali in valuta per aumentare gli acquisti di impianti industriali tecnologicamente aoanzati in Occidente. Da qualche mese, il governo cinese sta conferendo la massima priorità allo sviluppo economico che, secondo la tradizione, prevede l'ammodernamento dell'agricoltura, dell'industria, delle tecnologie, del sistema educativo nazionale, oltre che della difesa. In realtà, lo sforzo di industrializzazione dei cinesi non si è mai fermato, nonostante le pause imposte dalla rivoluzione culturale e più di recente dalla crisi seguita alla morte del presidente Mao. poiché gli acquisti di interi impianti all'estero erano stati programmati per alcuni anni. In sei anni, si ritiene che la Cina abbia acquistato dal Giappone, dalla Germania e dagli Stati Uniti un centinaio di industrie. L'attivo della bilancia dei pagamenti e i realizzi effettuati con le vendite dell'oro permetteranno a Pechino di proseguire gli acquisti di impianti moderni in Occidente. Questa politica è sempre più necessaria poiché la tecnologia cinese può essere sfruttata soprattutto per impiantì industriali relativamente piccoli. D'altra parte, le 150 industrie complete acquistate dall'Urss una ventina di anni fa sono superate. Dagli Anni 60, tuttavia, dopo la clamorosa rottura con Mosca per dissidi ideologici che mascheravano divergenti interessi nazionali, la Cina ha fatto i suoi acquisti di impianti esclusivamente in Occidente e in Giappone. Alcune grandi industrie estremamente specializzate acquistate all'Ovest sono già in funzione in Cina. Per il governo di Pechino, il problema è come pagare per questi impianti senza indebitarsi, e le vendite dell'oro sono uno dei mezzi a sua disposizione, dato che il petrolio, di cui sembra che lo scorso anno la Cina abbia prodotto cento milioni di tonnellate, è quasi tutto necessario alle sue industrie. Gli obiettivi prioritari della campagna di industrializzazione della Cina sono i settori petrolchimico, siderurgico ed elettrico. La Repubblica popolare cinese, nonostante una produzione di 25 milioni di tonnellate, ha ancora bisogno di importare acciaio dal Giappone. Gli analisti politici di Bruxelles, sulla base dei dati economici noti o indotti, sono convinti che la Cina si stia avviando verso un periodo di tranquillità politica interna e di cauta attività all'estero, proprio per non compromettere l'ammodernamento del suo sistema industriale. La priorità data alle attività economiche, dopo la sconfitta del «gruppo di Shangai», dimostra inoltre che la leadership cinese ha trovato una base di consenso nei programmi anche politici per i prossimi anni. Il fine ultimo è quello di « raggiungere le prime file » delle nazioni sviluppate alla fine del secolo, come programmò Mao. Sulla reale capacità dei cinesi di compiere questo balzo sussistono in Occidente forti dubbi. La Cina resta debole nel livello medio dei suoi tecnici (con eccezioni per alcuni settori) e anche nella qualità dei suoi istituti di istruzione secondaria. La Cina è ancora molto indietro nel settore della ricerca spaziale e dell'industria missilistica (di quindici anni, si ritiene, rispetto all'Unione Sovietica). Tuttavia, i cinesi hanno compiuto notevoli progressi nella produzione in proprio di impianti petrolchimici, elettrici, beni strumentali, computers e materiale per i trasporti. Renato Proni
Persone citate: Mao
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