Ripetuta a Catanzaro l'intera udienza per l'assenza dei 7 difensori di Ventura

Ripetuta a Catanzaro l'intera udienza per l'assenza dei 7 difensori di Ventura Ripetuta a Catanzaro l'intera udienza per l'assenza dei 7 difensori di Ventura Il presidente non si era accorto che l'imputato era rimasto senza avvocati: necessario il bis per evitare un motivo insuperabile di nullità dell'intero processo - La corte denuncia all'Ordine forense i responsabili del grave episodio (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 2 marzo. E' avvenuto anche questo: che, cioè, venisse ripetuta una intera udienza dall'inizio alla fine come se ieri i giudici non si fossero riuniti, non avessero interrogato per quattro ore un imputato-testimone (Franco Cornacchie, perito elettrotecnico di Castelfranco Veneto, che ha nascosto alcune armi avute in consegna da Ventura), non avessero deciso di procedere ad una nuova indagine, non avessero regi strato in un verbale, parola per parola, quello che era stato detto in aula dalle dieci del mattino alle due del pomeriggio. La tragedia di piazza Fontana con i suoi morti e i suoi feriti, con i suoi aspetti sempre più misteriosi, che fanno pensare ad una macchinazione diabolica, corre ogni giorno il rischio di trasformarsi in farsa e qualche volta farsa diventa davvero. Né contribuisce molto a modificare la situazione la denuncia inviata dalla corte al consiglio forense di Catanzaro contro gli avvocati di Ventura per abbandono di difesa. Giovanni Ventura, ieri, è rimasto improvvisamente senza difensori. In teoria ne ha sei (due di Roma, uno di Venezia, uno di Messina e due di Catanzaro): dovrebbe essere tranquillo anche se rimane un mistero chi paghi gli onorari o comunque le spese. In realtà, ieri, ha dovuto chiamarne ' d'urgenza un settimo perché altrimenti non c'era nessuno che lo assistesse. Questo settimo avvocato, Antonio Talerico, s'è presentato in aula, ha permesso cosi l'inizio dell'udienza e poi, insalutato ospite, se n'è andato perché, sembra, aveva un altro impegno professionale per lui più urgente e più importante. Il presidente non se ne è reso conto (seppure Ventura lo abbia detto quanto s'è sentito rimproverare perché era intervenuto in replica all'imputato-testimone Franco Cornacchio, che stava accusandolo), è andato avanti nel dibatti mento ed ha preso persino una decisione senza interpellare (ma se non c'era come poteva essere interpellato?) il difensore. Il diritto della difesa è inviolabile e non è consentito che un imputato sia giudicato senza l'assistenza di un avvocato. Se manca il difensore l'atto compiuto in istruttoria o in dibattimento è nullo ed è nullo, ovviamente, tutto quello che avviene dopo. Se questa mattina non si fosse corso ai ripari riconoscendo l'errore (e che di errore si sia trattato non vi sono dubbi) compiuto dal presidente e ripetendo dall'inizio alla fine l'intera udienza, chiunque un giorno, magari fra due anni, alla vigilia della sentenza, avrebbe potuto ottenere l'an¬ o a . o o e o o , o e l o o e a è a ) e n , , ¬ nullamento di tutto il dibattimento. Il problema è stato affrontato subito da uno dei numerosi difensori di Ventura, che finalmente oggi si è presentato: non per chiedere la ripetizione dell'udienza, ma soltanto per avere il permesso di verbalizzare qualche circostanza che ieri non era stata registrata dal cancelliere. Una soluzione che non avrebbe risolto nulla perché bisognava stroncare il male alla radice: bisognava, cioè, ripetere tutto quello che era stato fatto ieri, ma alla presenza dell'avvocato di Ventura. «E' una vergogna — ha sottolineato subito l'avvocato Claudio Gargiulo della parte civile — che Ventura sia rimasto ieri senza difensori quando ne ha sei sulla carta. Ripetiamo l'udienza perché non possiamo fare altrimenti; ma che si puniscano questi avvocati che dal punto di vista procedurale sono da considerarsi dei criminali». La tesi è stata accolta: udienza ripetuta per rendere valido quello che, purtroppo, valido non era e denuncia al consiglio dell'ordine degli avvocati Antonio Talerico, Renato Capraro, Erasmo Antetomaso, Franco De Cataldo, Giancarlo Ghidoni, Roberto Manfredi ed Antonio Cartia perché — hanno ricordato i giudici — «hanno violato i doveri relativi alla difesa». «Avviso gli avvocati di tutti — ha ammonito il presidente — che domani saranno compiuti più severi controlli e puniti tutti coloro che si assentano senza giustificazione». Risolto oggi, non è detto che il problema non sorga identico nelle settimane future. E' quasi certo che da domani non sarà possibile trovare più un avvocato disposto ad assumere la difesa d'ufficio di qualsiasi imputato per consentire al processo di andare avanti. Nessuno del foro di Catanzaro vorrà correre il rischio di perdere una mattina in una vicenda che non lo interessa e, nello stesso tempo, affrontare il pericolo d'essere sottoposto a procedimento disciplinare per abbandono di difesa. «Potevamo fare affidamento su una ventina di avvocati amici, commentava sconsolato il cancelliere oggi, domani tutti ci diranno no quando andremo a chiedere loro di venire in aula». Ogni giorno, infatti, è sempre più difficile mettere a punto l'organizzazione che consenta, almeno formalmente, di iniziare l'udienza in modo che tutti gli imputati abbiano un difensore. E' per questo motivo che prima delle dieci è difficile che il dibattimento cominci con l'appello degli avvocati. Da domani, la situazione sarà anche peggiore. L'udienza, dunque, è stata ripetuta come se ieri non fosse avvenuto nulla: Franco Comacchio è tornato a parlare dei timers, dei rapporti fra Merlino e Luigi Ventura, dei passaporti (di cui quello falso di Freda) che Angelo Ventura gli ha consegnato per riprenderseli dopo la prima scarcerazione del fratello Giovanni, delle armi che nascose prima in casa della fidanzata e poi di Giancarlo Marchesin. Una ripetizione noiosa, utile soltanto per salvare la vita di un processo sempre più malato. Guido Guidi re Giuseppe Uras, 37 anni, da Busachi il quale è stato aggredito da due altri pastori, che, dopo averlo immobilizzato, lo hanno legato ad un albero a testa in giù. I « giustizieri » hanno rimproverato a Uras di versare acqua nel latte prodotto dal bestiame procurandosi un indebito profitto. Dopo averlo lasciato penzoloni per oltre 30 minuti, i due hanno sciolto il pastore lasciandolo libero. Giuseppe Uras ha denunciato l'episodio ai carabinieri della stazione di Busachi senza però fornire i nomi dei due aggressori. Si è limitato a farne un'accurata descrizione sostenendo di non conoscerli. Giuseppe Uras ha sostenuto che l'accusa rivoltagli è del tutto infondata. (Ag. Italia)