Una dinamo nucleare raffreddata dal fiume

Una dinamo nucleare raffreddata dal fiume Da Caorso 5 miliardi di kilowatt all'anno Una dinamo nucleare raffreddata dal fiume L'impianto sul Po tra Piacenza e Cremona - Costato 300 miliardi, forse funzionerà ad agosto - Non produce esalazioni (Dal nostro inviato speciale) Caorso, 2 marzo. Caorso, il nome deriva da casa dell'orso. Un tempo, forse, c'erano dense foreste. Oggi è un paese di 4500 abitanti nella pingue, verde pianura tra Piacenza e Cremona. Lento fluire del Po. Primi annun ci di primavera. Nella sala-comando della Centrale nucleare numero 4 — fra elaboratori elettronici, videoschermi, pulsanti per il movimento-robot, quadranti di controllo, monitors in duplice esemplare — un tranquillo gruppo di tecnici, vestiti di bianco come dottori in una corsia d'ospedale, tutti giovani, tutti con un contatore Geiger appuntato sul petto come una decorazione o come un fiore, stanno dando l'avvio all'operazione caricamento. E' l'ultima fase di un lungo cammino, quella decisiva, quella che deve portare alla «crisi», cioè alla frutta, al raccolto. E il raccolto è la corrente elettrica, tanta corrente elettrica quanta può essere necessaria ai bisogni di una città più grande di Milano, cinque miliardi di chilowattora ogni anno. Il via iniziale è stato dato esattamente sette anni fa, il primo marzo 1970, allorché l'Enel firmò la «lettera d'intento» che affidava aU'«Ansaldo Meccanico Nucleare» di Genova il compito di realizzare come «main contractor», vale a dire come capo-gruppo responsabile dei lavori, la sua quarta centrale elettronucleare di potenza, la prima della «seconda generazione» dopo quelle molto più piccole e in un certo senso sperimentali di Latina, del Garigliano e di Trino Vercellese. Subito sedici mesi andarono persi in pratiche burocratiche, in permessi e in autorizzazioni. Come è giusto che sia, del resto, perché la sicurezza e la salvaguardia ecologica stanno a cuore a tutti i responsabili. Possiamo anzi dire, e non è retorica, che mai è stata compiuta una cosi vasta consultazione dell'opinione pubblica e mai è stala raggiunta una affidabilità e una pulizia dagli inquinamenti di qualsiasi genere come in materia nucleare. E ciò in tutto il mondo. L'atomo è nato male, con le bombe di Hiroshima e Nagasaki e Bikini e i loro orrori Ma possiamo utilizzarlo a fini di pace, siamo in grado di proteggercene e lo facciamo. Nelle 155 centrali nucleari in funzione nei vari Paesi al 31 dicembre 1975 (e altre 359 in costruzione) mai è avvenuta una sciagura mortale dovuta alla radioattività. Dopo quei sedici mesi iniziali si è lavorato, e si è lavorato molto. La licenza (come dicono i tecnici, «Oliera» ad acqua bollente General Electric) è americana e sarebbe pazzesco, e soprattutto antieconomico, voler elaborare un modello puramente italiano. Ma il lavoro, la progettazione, l'esecuzione, gli ingegneri, i tecnici, la manodopera (fino a 1800 operai contemporaneamente), i materiali, i fornitori e i subfornitori sono per almeno il 75 per cento italiani. Abbiamo acquisito un'esperienza che ci permette di competere all'estero, in particolare sui mercati del Terzo Mondo, su piede di perfetta parità con francesi, inglesi e tedeschi. Sono stati installati macchinari per 6600 tonnellate, tubazioni per 4300 tonnellate con oltre 4000 valvole, supporti e carpenteria per 3500 tonnellate, il generatore da solo pesa 400 tonnellate. Sono stati usati 200 mila metri cubi di calcestruzzo, 28 mila tonnellate di tondino di ferro per cemento armato 1580 chilometri di cavi. La turbina di Caorso è la più grossa macchina del genere mai costruita in Italia, un mostro lungo 70 metri. Non vi sono fumi, né esalazioni. L'acqua che raffredda gli impianti a un ritmo di 40 metri cubi al secondo ritorna nel Po riscaldata di 8-10 gradi al massimo, non abbastanza per alterare sensibilmente la temperatura media del fiume anche in periodi di magra. Ora tutto è pronto, i 560 elementi di combustibile in uranio arricchito che costituiscono la prima carica della centrale sono stati apprestati (dopo che l'arricchimento è avvenuto in America, ma in futuro si potrà compiere in Europa in base a un progetto al quale partecipa anche l'Italia) dallo stabilimento di Bosco Marengo, presso Alessandria. Ogni elemento di combustibile contiene 63 barrette in lega speciale di zirconio contenenti pastiglie di uranio arricchito al 3 per cento; ogni barretta ha un diametro esterno di 10,57 millimetri e una lunghezza di 3078 millimetri. La prima carica (la cui durata è prevista in cinque anni) comporterà in totale l'impiego di 104 tonnellate di combustibile. Dopo il primo anno, il combustibile verrà «ringiovanito» sostituendo un quarto del combustibile stesso: in parole semplici, saranno state consumate 26 tonnellate di uranio, equivalenti a un milione e cinquecento mila tonnellate di olio combustibile. Il costo di ogni chilo¬ wattora di elettricità sarà inferiore a quello ottenibile, dati gli attuali prezzi dei prodotti petroliferi, dalle centrali termoelettriche. L'intera costruzione è costata circa 300 miliardi. Ora si sta procedendo al caricamento, vale a dire alla messa a punto in sito, nel vessel o contenitore interno poderosamente schermato, di tutti gli elementi che costituiscono il «cuore attivo» del reattore, si prepara insomma la legna nella stufa per poi accenderla con un fiammifero, che nel nostro caso sarebbero i neutroni d'avvio: combustibile fissile, barre di controllo e regolazione con relativi tubi di guida e meccanismi di azionamento, sistemi di refrigerazione e così via. Quando tutto sarà a posto, verrà dato il via. Forse già entro agosto avremo, dalla centrale di Caorso, un primo flusso di corrente elettrica. Umberto Oddone

Persone citate: Geiger, Umberto Oddone