Sequestro di Sara Domini in aprile 14 sotto processo di Franco Marchiaro

Sequestro di Sara Domini in aprile 14 sotto processo Giudicherà il tribunale di Alessandria Sequestro di Sara Domini in aprile 14 sotto processo (Dal nostro corrispondente) Alessandria, 2 marzo. Il 30 dicembre alla periferìa di Alassio veniva rapita la piccola Sara Domini, 4 anni, nipote dell'ex «re dei registratori» Geloso. Era liberata alle 23, del 18 gennaio, nella villa disabitata dell'industriale Mariano Dellepiane, di Novi Ligure. Ventiquattro ore prima la famiglia Geloso Domini aveva pagato un riscatto di due miliardi. Oggi, il sostituto procuratore della Repubblica dott. Marcello Parola ha rinviato a giudizio quattordici persone coinvolte nel sequestro, come protagonisti, riciclatori del riscatto o favoreggiatori. Saranno processati in aprile dal tribunale di Alessandria. la signora Gianfranca Geloso Domini, mamma di Sara, e la piccola erano state bloccate nei pressi del castello Geloso da un commando di quattro individui armati e mascherati. Sarebbero Salvatore Mascia, 34 anni, un sardo abitante a Rapallo, arrestato il 25 gennaio, i pregiudicati genovesi Ubaldo Mario Rossi e Bruno Turci, di 23 e 22 anni, entrambi ricercati da tempo. Mascia, Rossi e Turci sono stati rinviati a giudizio per avere rapito la piccola Sara facendosi consegnare dai genitori Edgardo Domini e Gianfranca Geloso la somma di due miliardi; per avere sequestrato e rapinato della sua «Mini» la signora Geloso; per porto e detenzione di armi da fuoco; per essersi introdotti nella villa Dellepiane di Novi e per associazione a delinquere. La bimba rapita venne tenuta prigioniera in una capanna presso Zoagli costruita da Mascia e Rossi con attrezzi e materiale vario rubati a Luigi Olivetti, Filippo Ottonello, Nicolò Dufour e Alfredo Clavarino; rubarono inoltre a Milano la «Bmw» di Pietro Caneri usata per il rapimento. Pochi giorni dopo la liberazione di Sara, la polizia aveva fermato a Genova una «128» sulla quale viaggiavano i genovesi Vittorio Felicetti e Giorgio Fregoso, 35 e 20 anni, trovati in possesso di 50 milioni in biglietti da 100 e 50 mila provenienti dal riscatto di Sara. La loro cattura portò atadnldsopucttpmdmtFTgs all'arresto del Mascia — mentre Turci e Rossi rimanevano ancora latitanti — e a Milano di Domenico Di Pietro, 36 anni, residente nel capoluogo lombardo, evaso il 5 gennaio dal carcere di Padova. Il Mascia ammise subito di aver organizzato ed eseguito il rapimento con Turci, Rossi e un quarto di cui dice di non conoscere il nome. Il Di Pietro avrebbe invece, in contatto con Rossi e Turci, partecipato alla sola estorsione — al momento del rapimento era detenuto — ai danni delle famiglie Geloso Domini e per tale reato è stato incriminato. Felicetti aveva ricevuto da Turci 360 milioni con l'impegno di riciclarli. Lui e Frego¬ so riciclarono 50 milioni pres-1 so alcune banche liguri e toscane e ricevettero rispettivamente un compenso di 5 e 2 milioni e mezzo, poi furono arrestati e la loro leggerezza portò alla scoperta del Mascia. Sono stati rinviati a giudizio per ricettazione e favoreggiamento. Con loro erano stati arrestati — hanno poi ottenuto la libertà — il genovese Antonio Mannocchi, 38 anni e la sua amica, Graziella Rusconi, di 24: avevano ospitato l'evaso Di Pietro e rispondono di favoreggiamento. La notte tra il 2 e il 3 febbraio, al casinò di St-Vincent l'agente Raffaele Speranza notava Angelo Germani, 25 anni, un impiegato residente a Dresano (Milano), cambiare banconote da 50 e nuvrLvlrnlcdgg2lcu 100 mila lire in fiches, ma non giocare. Insospettito, controllava una delle banconote: proveniva dal riscatto pagato per Sara. Germani e l'amica Maria Luisa Ramaioli, 22 anni, da Caselle Lurani (Milano), venivano bloccati. Avevano 10 milioni in banconote da riciclare. Il Germani inoltre aveva nascosto nell'abitazione dell'amica una valigia dove era circa un miliardo proveniente dal riscatto e numerose rivoltelle. Assieme al carrozziere Luigi Omacini, 33 anni, da Melegnano, il Germani la sera del 25 gennaio, poche ore dopo l'arresto di Mascia, aveva ricevuto da Antonio Santelli, un ventiquattrenne abitante a Milano e attivamente ricercato, la valigia con 1100 milioni e le armi; il Santelli non disse loro chi a Genova gli aveva consegnato la valigia stessa; si pensa sia il Rossi o il Turci. Quando Mascia seppe che gran parte del riscatto era stato recuperato, in una crisi nervosa accusò di imbecillità e incapacità i suoi complici e li coinvolse, con dovizia di particolari, nella vicenda. Disse anche che era stato scelto Novi per liberare la bimba perché nella zona avevano effettuato accertamenti in vista del possibile rapimento dell'industriale dolciario Pernigotti. Santelli, Omacini, Germani e la Ramaioli sono accusati di favoreggiamento e di aver detenuto armi da guerra; il Germani anche di ricettazione perché aveva ricevuto già un compenso di 5 milioni. Incriminate anche a piede libero le moglie dell'Omacini, Maddalena Tamagni, 30 anni, per favoreggiamento e del Germani, Gabriella Spoldi, 22, per ricettazione. La questura di Genova aveva arrestato come partecipanti al sequestro il titolare della pizzeria «Daniel» di Pegli, Daniele Bellandi, 49 anni, il Mannocchi, la Rusconi e l'amica del Felicetti, Isabella D'Adamo, 37 anni. Il dottor Parola con un lungo provvedimento dimostra la mancanza di elementi tali da giustificare la incriminazione dei quattro. Franco Marchiaro Alessandria. Salvatore Mascia, Vittorio Felicetti, Ange lo Germani e Maria Luisa Ramaioli (Telefoto Ansa) La piccola Sara Domini con la madre dopo il rilascio