Petrì: "Non allestirò l'Anfitrione per le tribolazioni del Teatro Stabile"

Petrì: "Non allestirò l'Anfitrione per le tribolazioni del Teatro Stabile" Petrì: "Non allestirò l'Anfitrione per le tribolazioni del Teatro Stabile" La commedia di Plauto doveva andare in scena nella nostra città, prima regìa teatrale dell'autore di "Todo modo" - Forse allestita da Cobelli (o da Guicciardini) con il "Gruppo" Roma, 1 marzo. La stagione teatrale italiana ha perso per strada un grosso nome, e forse uno spettacolo sul quale nell'autunno scorso si erano addensati interessi e curiosità: ('Anfitrione di Plauto. Per lo Stabile di Torino, doveva essere inesso in scena da Elio Petri, al suo esordio come regista di teatro. E proprio questo nome prestigioso del cinei ma aveva polarizzato la generale attenzione. Petri si sarebbe servito della collaborazione del latinista prof. Luca Canali, dello scenografo Dante Ferretti, del musicista Ennio Morricone, e di una compagnia di attori comprendente Flavio Bucci, Quinto Parmeggiani, Chiara Moretti. Aldo Puglisi e Nestor Garay. Adesso c'è chi anticipa che lo spettacolo sarà ugualmente allestito, regista Giancarlo Cobelli con gli attori de « // Gruppo », ossia la seconda formazione dello Stabile torinese. Ma la notizia attende conferma, mentre altri ancora parlano di una regìa di Guicciardini. La decisione del « vertice » del teatro Stabile torinese di rivedere l'«operazione l'etri», il regista romano l'ha appresa da un telegramma pervenutogli a Los Angeles, città dalla quale è appena rientrato. Eppure alla vigilia della partenza tra Petri e lo Stabile erano già stati perfezionati gli accordi e fissato, per il 20 febbraio, l'inizio di un primo periodo di prove romane. Nel telegramma c'era scritto invece che le prove si sarebbero dovute svolgere a Torino, a cominciare da metà marzo, con un cast di attori giù in organico allo Stabile, e che queste decisioni sono state prese per « motivi morali e politici ». // messaggio concludeva precisando che il regista aveva a disposizione venti parole, già pagate, per rispondere telegraficamente. « Ritengo questo mio mancato, o rinviato, debutto come regista teatrale — ci ha dichiarato Elio Petri — un fallo irrilevante per chi, aprendo il giornale, leggerà notizie ben più drammatiche, alle quali non si presta mai troppa attenzione. Tuttavia per me si è trattato di una delusione perché quando, prima di partire per la California, annunciai proprio a "La Stampa" che avrei fatto lo "Anfitrione", non era una velleità: ma la conclusione di un lungo lavoro preparatorio cominciato nel luglio del 76 e proseguilo con l'avallo di Mario Missiroli, direttore artistico dello Stabile. Era stato proprio Missiroli a propormi questo Plauto tradotto da Vittorio Sermonti. Una traduzione che mi è stata consegnata soltanto ai primi di dicembre, anziché ai primi di settembre, come prcvislo ». Di questo « infortunio », per la ••erità. Elio Petri non si dimostra risentito anche perché adesso avrà qualche settimana in più per dedicarsi alla sceneggiatura del suo prossimo film Zoo, che conta di realizzare in Germania. Con il possibile protagonista fack Nicholson il regista si è incontrato durante il recente soggiorno americano. Il tema del nuovo film dell'autore-regista di Todo modo è l'animai ila dell'uomo e le strutture sociali che danno luogo ad una serie di contraddizioni drammatiche e grottesche nella nostra vita di tutti i giorni. « Non sarei sincero — dice Petri — se non ammettessi che la esperienza teatrale mi interessava e mi appassionava, e che avevo molte idee concernenti soprattutto il modo di restituire allo spettatore moderno, da parte di operatori moderni, un messaggio così antico. E poi mi sarebbe piaciuto lavorare con attori che avevo avuto modo di apprezzare in spettacoli rigorosamente austeri. Attori che ancora oggi non sono stati avvertiti della decisione presa dallo Stabile torinese, nell'intento di "uscire dalla crisi economica in cui si dibatte". Nel telegramma mi si dice di comprendere "i motivi politici e morali" della decisione: i motivi politici non li conosco, quelli morali, che "posso supporre, mi sembrano inammissibili poiché lo spettacolo era sialo impostato in economia e tutti, spinti dall'entusiasmo, avevamo accettato quello che ci era stato olTerlo ». Elio Petri, per esempio, sembra che avrebbe percepito sei milioni. Secondo alcuni produttori, non sono molti per un regista del suo prestigio: calcolando che /'Anfitrione l'avrebbe impegnato per due mesi, senza tenere conto poi dei viaggi a Torino e delle riunioni preparatorie. « Dietro a questo, che considero un piccolo caso — egli aggiunge — ci sono solo ragioni di carattere organizzativo e finanziario, che investono la struttura dello Stabile di Torino per colpa della vecchia gestione. Non capisco, però, perché la nuova gestione non abbia fatlo all'inizio un'analisi seria della situazione: analisi economica, sociale e culturale. Queste sono cose che dovrebbero insegnare ai rappresentanti della sinistra a stare attenti quando si vogliono raccogliere certe eredità ». Conclude: « Non ho risentimenti, auguro a Missiroli e a Guazzo: li di uscire dalla crisi: ma anche di tenere conto, per l'avveni- re, dei rapporti umani e professio-1 nali. L'austerità non vuol dire mancare di rispetto alle persone. Prima di prendere una simile decisione, qualcuno avrebbe potuto chiederci di decurtare i nostri compensi, lo e lo scenografo Ferretti quest'ipotesi l'avremmo certamente presa in considerazione, dal momento che il nostro lavoro era già avviato. Ma purtroppo non si è fatto nulla per salvare lo spettacolo. A me non rimane che lamentarmi, ed è questa una delle posizioni tipiche degli italiani contemporanei! ». Ernesto Baldo Elio Petri

Luoghi citati: California, Germania, Los Angeles, Torino