"Scandalo del burro" alla Cee di Renato Proni

"Scandalo del burro" alla Cee Eccedenze enormi vendute a basso prezzo alPUrss "Scandalo del burro" alla Cee (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 28 febbraio. Alla Commissione europea, è caduta sulla testa, soltanto due mesi dopo l'insediamento, la tegola dello scandalo delle vendite di burro allTJrss, un fenomeno ricorrente, dovuto alla sovraproduzione incoraggiata dagli alti prezzi pagati ai produttori dal «Fondo agricolo comune». Ora, c'è tanto imbarazzo. Il presidente Jenkins è riuscito a bloccare con una decisione improvvisa, la vendita di 75 mila tonnellate di burro a Mosca, tramite la società Inter-Agra del comunista francese Doumeng, ma sembra che il burro sia già nei carri frigoriferi in viaggio per Mosca. C'è chi dice che 10 mila tonnellate siano già state vendute, chi afferma che le tonnellate vendute all'Unione Sovietica con gli alti sussidi della Cee siano 50 mila, ma è impossibile accertarlo. Oggi il presidente di turno del Consiglio agricolo, John Silkin, è venuto da Londra a Bruxelles per dipanare la matassa e fare luce sul «mistero del burro», il cui prezzo nei Nove Paesi della felice Comunità europea è di tre volte superiore a quello mondiale. L'intenzione è di smaltire la montagna di burro di 200 mila tonnellate, distribuendolo a basso prezzo agli istituti e alle persone bisgnose. Ma la montagna cresce ogni giorno, a fine anno sarà forse di 600 mila tonnellate. La Cee sta diventando il più grande silo del mondo: abbiamo un'eccedenza di 200 mila tonnellate di olio e di burro, un milione di tonnellate di polvere di latte, avremo 3 milioni di tonnellate in più di zucchero, 5 milioni di latri di vino, tutti prodotti pagati con i soldi dei contribuenti europei. E' facile spiegare il perché di queste eccedenze: la Cee garantisce al produttore di acquistargli qualsiasi quantitativo di derrate ad un prezzo remunerativo. Attualmente, i prezzi Cee sono del 124 per cento superiori a quelli mondiali per il grano, del 109 per cento per lo zucchero, del 158 per cento per la carne di manzo, del 266 per cento per la polvere di latte. I produttori si arricchiscono, ma attenzione: non quelli poveri, come la maggioranza degli agricoltori italiani, ma quelli grossi, ricchi e organizzati. La politica agricola è divenuta ormai una specia di «carta dei kulaki» per far sopravvivere alcuni ceti sociali politicamente po¬ tenti, come gli agricoltori francesi, olandesi e danesi. Di fronte a queste massicce eccedenze, che costano decine di miliardi di lire soltanto per lo stockaggio, si pone la necessità di venderle a qualsiasi prezzo all'estero e con altre sovvenzioni Cee. Ormai queste cose sono risapute e ammesse da tutti, meno che dai «lobbisti» degli agricoltori: il contribuente europeo paga prezzi alti per il suo cibo, paga in tasse i contributi al Feoga degli agricoltori e poi anche l'«una-tantum» (in questo caso circa 100 miliardi di lire) per il burro a basso prezzo ai cittadini sovietici. Renato Proni

Persone citate: Jenkins, John Silkin

Luoghi citati: Bruxelles, Londra, Mosca, Unione Sovietica