Haferkamp: abbasso il protezionismo

Haferkamp: abbasso il protezionismo INTERVISTA AL MINISTRO DEGLI ESTERI CEE Haferkamp: abbasso il protezionismo "Un reciproco sbarramento dei mercati non è il mezzo adatto per risolvere i problemi dell'occupazione" - I difficili rapporti con il Comecon - Apertura dei mercati internazionali La Comunità europea svolge oggi la maggior parie della tua attivila nel campo delle relazioni estere. Riuscirà alla Cce di spingere americani e giapponesi ad una politica disciplinata nell'ambito del commercio estero cosi da proteggere i posti di lavoro all'interno dell'area comunitaria? Si potrà contrastare l'alta marea del protezionismo? EUROPA ha parlato con Wilhelm Haferkamp. vicepresidente della Commissione esecutiva della Cee. al quale e stata affidata la responsabilità delle relazioni estere della Comunità. Haferkamp e nato a Duisburg nel 1921. Dopo aver studiato scienze economiche e sociali diventò funzionario sindacale e successivamente capo divisione nell'ufficio di presidenza della Lega sindacale tedesca. E' stato vicepresidente della frazione socialista nel Land Nordrhein-Westfalcn. L'intervista per EUROPA e stata curata da Wilhelm Hadler. EUROPA — Signor Haferkamp, la Commissione dello Cee le ho affilialo, eil è sialo uno sorpresa per molli osservatori, la responsabilità delle relazioni estere della Comunità. Quale sarà il punto principale della sua attività nei prossimi anni'.' HAFERKAMP — Le relazioni estero della Comunità hanno soprattutto un carattere economico. Negli anni passali io mi sono sforzalo, come responsabile della politici! economica interna della Comunità, di evitare misure protezionistiche. Ciò è riuscito. Duratile la recessione abbiamo potuto mantenere il Mercato comune. E' stato ed è mio scopo essenziale mantenere ed ampliare all'inierno e all'esterno della Comunità un libero commercio di scambio. Il mio lavoro per le relazioni con l'estero non sarà nitro, se lei me lo concede, che la continuazione verso l'estero defili sforzi già falli all'internò. EUROPA — // clima delle relazioni eco nomiche internazionali si è /allo pesante. La Comunità deve ora rivedere la sua politica del commercio estero, ancora in così larga misura liberaleggiante, per garantire una maggior sicurezza dei posti di lavoro? HAFERKAMP -- Noi ci troviamo di fronte al compilo di liberalizzare il commercio mondiale, dobhiamo cioè fare di lutto per evitare il protezionismo. Una ondata protezionistica comporterebbe il pericolo di provocare una vera marea di misure e contromisure protezionistiche, indebolirebbe l'eco¬ nomia mondiale e aumenterebbe la disoccupazione. Un reciproco sbarramento dei mercati non è il mezzo adatto pei risolvere i problemi dell'occupazione. Non abbiamo bisogno d'una limitazione, ma al contrario d'un ampliamento del commercio mondiale. Proprio per le sue implicazioni e legami con l'economia mondiale, la Comunità annette particolare importanza alla libertà dei conlini e dei mercati. EUROPA — Soprattutto nel commercio con il Giappone e gli Siali Uniti si avvertono crescenti squilibri a sfavore della Comunità europea. /.«■• commissione è favorevole ad un atteggiamento più rigido nei confronti di Washington? HAFERKAMP — lo sono convinto che Sa Comunità, gli Stali Uniti c il Giappone, come del resto tulle le nazioni industrializzate, hanno fondamentalmente gli stessi in¬ teressi. Non è questione di un atteggiamento più rigido degli uni rispello agli altri. Si tratta di trarre le conseguenze dal fatto di riconoscere che siamo tutti nella stessa l'arca. Dobbiamo parlare apertamente delle difficoltà che abbiamo, e che spesso ci mettono gli uni contro gli altri, e cercare di superarle con uno sforzo comune. Ilo fiducia che ci riusciremo. EUROPA — Gli s/orzi per contenere l'offensiva giapponese delle esportazioni sul mercato europeo hanno avuto, finora, ben scarso successo. Che misure prevede di dover prendere la Commissione se. per esempio, i colloqui per una limitazione della capacità cantieristica nipponica fallissero definitivamente'.' HAFERKAMP — Nelle trattative con i giapponesi abbiamo giù avuto alcuni successi. Ricordo il settore dell'acciaio. Vediamo anche la possibilità di facilitare le esportazioni di automobili verso il Giappone; cosi pure potranno esser prolungati i termini di tempo prima dell'entrata in vigore delle misure protettive ecologiche giapponesi, cosi severe. Il 7 e l'S febbraio inizicremo trattative per migliorare le possibilità di esportazione in Giappone di prodotti agricoli rielaborati. Furemo altri sforzi, nei settori più diversi, per meglio aprire il mercato giapponese ai prodotti comunitari. Nel difficile problema della cantieristica abbiamo già fatto insieme alcuni progressi. Ma certamente non bastano ancora. Del resto la Comunità non rimane inattiva quando giudica che l'offensiva delle esportazioni giapponesi non si svolga secondo le regole della normale concorrenza. Per esempio, ha inizialo un procedimento unti-dumping coniro alcuni produttori giapponesi di cuscinetti n sfera. In sostanza, vorrei mettere in rilievo che i nostri partners giapponesi sono altrettanto convinti di noi che l'attuale crescente squilibrio nelle nostre relazioni commerciali non può durare indefinitamente e che dobbiamo risolvere questo problema senza dare impulso al protezionismo. EUROPA — / Paesi del Comecon continuano a rifiutarsi di riconoscere la Commissione di Bruxelles come un partner per trattare. Come è possibile in queste condizioni impostare relazioni d'affari ira la Comunità e i Paesi est-europei? HAFERKAMP — La Comunità ha olferlo ui Paesi del Comecon di trattare ptoblemi commerciali sulla base della reciprocità. Ricordo le nostre proposte del novembre '74 e del novembre '76. Ora la mossa tocca a loro. Con questo non si nana di essere » riconosciuti » come partners di limitative Chela Comunità come tale sia responsabile di trattative di questo genere C una realtà di fatto. Comunità e Comecon hanno finalità e strutture diverse. A discutere insieme c'è sempre da imparare, per le due parli. A poco a poco faremo continui progressi. EUROPA — Si critica spesso la Comunità perché questa tenderebbe a concentrare i propri sforzi per relazioni più strette con i Paesi del Mediterraneo e le ex-colonie africane. La Commissione prevede un dialogo intenso anche con l'America Latina? HAFERKAMP — La Comunità persegue una politica di sviluppo non soliamo regionale, ma anche su scala mondiale. Ricorderò le condizioni preferenziali generali, gli abbassamenti doganali per i prodotti tropicali, gli aiuti finanziari e alimentari per i Paesi in via di sviluppo non associali. Noi intensificheremo questa politica di collaborazione mondiale. E' chiaro che un continente cosi importarne come l'America Latina suscita un'attenzione particolare. EUROPA — Le trattative internazionali doganali, nell'ambito del Gali, non sono ancora arrivale al punto cruciale. Come può l'industria europea, viste le incerte prospettive di sviluppo dell'economia mondiale, procurarsi migliori possibilità di esportazione? HAFERKAMP — Le trattative nell'ambito del Gatt devono portare ad una ulteriore apertura dei mercati e ad un ampliamento del commercio mondiale. Guanto più riusciremo ad avvicinarci a questo obbiettivo e a raggiungere risultali concreti nelle trattative Gali, tanto maggiori si fanno le prospettive, per l'industria europea, di assicurare la propria posizione in un'economia mondiale comune. Una ulteriore liberalizzuzione del commercio mondiale significa per l'industria europea nuove possibilità, e naturalmente anche nuove esigenze. Ed io ho piena fiducia nell'inventiva c nella capacita della nostra industria, sia per quanto concerne gli imprenditori che i prestatori d'opera. EUROPA — Le prospettive di "irradiamento » della Comunità l'erso i Paesi del Terzo Mondo sembrano oggi migliori delle prospettive di rafforzamento interno della Comunità stessa. Il suo passaggio dal campo economico e finanziario alle relazioni estere significa che lei si ripromette un maggior successo politico, come commissario verso l'estero, che nel precedente settore di lavoro? HAFERKAMP — Questo mio passaggio e stalo deciso all'unanimità dalla Commissione. Per quanto concerne il successo politico non si tratta di un affare personale del singolo membro della Commissione ma un fallo della Commissione nel suo insieme, come istituto comunitario. Questo successo dipende dulia capacità degli Stali membri di attribuire agli interessi della Comunità almeno altrettanto peso di quanto attribuiscono ai singoli interessi nazionali. Spesse volle questo successo dipende unicamente dal fatto che gli Stati membri si dimostrino pronti a prendere delle decisioni invece di rinviare sempre, lo ho l'impressione che l'urgenza di prendere precise decisioni sia più chiaramente evidente nel campo delle relazioni estere che in molli problemi interni.

Persone citate: Gatt, Land, Wilhelm Hadler, Wilhelm Haferkamp