Una crisi depressiva si aggira per la Cee

Una crisi depressiva si aggira per la Cee INCERTEZZE E MALUMORI A BRUXELLES Una crisi depressiva si aggira per la Cee La Ccc Ma utlrov'creando il suo ennesimo periodo di crisi depressiva che ne l'inizio dell'anno nuovo né l'immissione di energie fresche ncllu Commissione esecutiva riusciranno a rendere meno negativo. L'atteggiamento negativo riflcllc il clima generale di insoddisfazione sulle possibilità di ripresa dell'economia mondiale e acuisce il timore dell'avverarsi della recessione con largo anticipo sulle previsioni formulale a partire dalla scorsa estate. Molti a Bruxelles si chiedono se la Comunità europea sarà in grado di sopravvivere nell'eventualità di un ulteriore salto all'indietro dei Paesi industrializzali. Basta che alcuni dei Nove con l'acqua alla gola decidano di stringere i freni per riproporre lo spettro del protezionismo. Facciamo un quadro della situazione. All'esterno la Cce è invischiata :n polemiche commerciali sempre più accese con gli Slati Uniti e di recente con il Giappone. All'interno gli Stati membri : elidono ormai apertamente a violare le regole comunitarie sugli scambi. Un esempio: la Commissione di Bruxelles ha in esame oltre 500 casi di violazione, tre volle il livello normale delle infrazioni. A parie i problemi economici, i quattro « grandi » della Ccc devono anche preoccuparsi delle incertezze politiche nazionali. L'Inghilterra combatte una lunga battaglia contro la svalutazione della sterlina in concomitanza con il declino della fiducia nelle sue istituzioni. l'Italia lenta di stabilire un modus vivendi con i comunisti. In Francia il p/esidente Giseard d'Esluing è Stretto fra una sinistra sempre più baltagliera e la crescente vigoria della componente gollista in seno alla maggioranza governativa. E neppure nella Germania federale il Cancelliere Schmidt è sicuro di essere il leader indiscusso, e lo si vede dai suoi scoppi di irritala impazienza verso gli altri parlners europei. Non deve quindi meravigliare che l'ultima riti.lione al vertice all'Aia si sia conclusa con una nota di scetticismo sull'abilità collettiva della Cee nel rispondere alle pressami domande del momento, nonché sulla validità, in generale, di tali conferenze. Purtroppo le sessioni del Consiglio europeo, convocale ire volte l'anno, tendono a origi¬ nare speranze sproporzionate e delusioni co cci>ti quando sono prive di risultali. Ciò spiega la psicosi depressiva che aleggia negli ambienti di Bruxelles. La realtà c forse meno drammatica. La prospettiva per i prossimi anni resta più modesta: si tratterà di assorbire le pressioni economiche e superar:- l'urlo dell'immissione di nuo\ i membri, Grecia e Portogallo, allo scopo di preservare quel poco che si è finora ottenuto. Bisognerò quindi delinirc il « ruolo direttivo » che il Consiglio europeo sarà chiamalo a svolgere, ruolo cosi solennemente riaffermato all'Aia. Si sa che il presidente francese non è soddisfatto della riuscita dei vertici e si propone di far pervenire numerose proposte di miglioramento ai suoi collcghi prima della prossima sessione. E' chiaro che la pagella del Consiglio europeo, voluto, ricordiamolo, dalla Fr.ncia. non e spettacolare. Solo un vertice, il pi imo di Dublino de! marzo 75. portò a buoni risultati, con la rinegoziazione dell'adesione inglese; gli altri non sono servili che a mostrare la confusione della Cee. Persino la riunione del dicembre '75 tenuta a Roma, che sembrava coronala da successo, si è dimostrata meno impressionante alla luce dei funi. In quell'occasione, sebbene i Capi di Slato fossero riusciti a risolvere lo spinoso dilemma della rappresentanza comunitaria al dialogo Nord-Sud. il consenso oitenuto sulla politica energetica si è dimostrato privo di solide fondamenta. Due concetti sembrano dominare il giudizio che si dà sulle riunioni di vertice. L'uno le considera una scusa informale per mettere attorno allo slesso tavolo i « grandi » dei Nove Paesi, inviando loro ampia libertà di discutere problemi e concordare possibili linee d'azione senza dover prendere decisioni vincolanti. L'altro concello vorrebbe invece individuare nel Consiglio europeo il vero centro decisionale della Comunità, dotalo di una propria segreteria esecutiva e del necessario supporlo burocratico. Si tende insomma a ritenere che alcune decisioni siano trop po controverse per essere adottai a livelli « olimpici i>. In pratica, i vertici combinano le due correnti di pensiero, con una propensione per il secondo. I Capi di governo spesso lavorano senza un'agenda precisa dei lavori. In discussioni diventano informali, ma d'altra parie sentono l'obbligo di decidere su controversie che le sessioni regolari dei ministri non sono riusciti a risolvere, E' il case della disputa sulla distribuzione dei seggi per il Parlamento europeo: non potevano risolverla i ministri degli Esteri senza investire della questione i Capi di Stato? Forse una risposta sta nel comportamento delle delegazioni in seno al Consiglio, inevitabilmente dominato dagli inglesi, francesi e tedeschi, con l'Italia che cerca di farsi luce e gli altri Stati membri ridotti a protestare, anche se cavallerescamente, contro l'atteggiamento dei « Grandi ». Insomma, una Comunità nell'insieme mollo poco comunitaria. Michael Hornsby

Persone citate: Michael Hornsby