Il lavoro c'è, ma quello nero di Marco Tosatti

Il lavoro c'è, ma quello nero UNA SECONDA ATTIVITÀ (ESENTASSE E SENZA PREVIDENZA) Il lavoro c'è, ma quello nero Secondo i dati di una recente indagine sarebbero oltre un milione le persone che dispongono di due o più occupazioni Poi c'è il fenomeno del lavoro a domicilio che si dilata sempre di più - Dalle fisarmoniche, alle biro, alle acciughe in scatola Ito il i.i. ili febbraio. A Roma la chiamano la «mezza sola», la mezza suola, ma non e un fenomeno esclusivamente capitolino: è la tendenza, che va rafforzandosi in tempi di crisi ed inflazione, a svolgere una seconda od una terza attività per integrare il bilancio familiare eroso dal costo della vita con entrate «fresche», e possibilmente esentasse. Quanti sono i protagonisti di questa forma di stvkanovtsmo? Gli unici dati esistenti sono quelli del Centro studi ed investimenti sociali, che in un'indagine recente ha calcolato in un milione e 68 mila le persone che dispongono di due o più attività lavorative. Ma a questi bisogna aggiungere circa due milioni di anime impegnate nel «lavoro nero», cioè tutti coloro, in larga maggioranza clonile, che ufficialmente sono disoccupati o casalinghe e nascondono sotto queste qualifiche un'occupazione, beninteso priva di previdenze e garanzie salariali. La prima difficoltà in cui si imbatte chi voglia intercs- i sarsi al problema è la va- I ghezza dei dati disponibili, dovuta all'estrema fluidità . del settore, un elemento che j rende difficile un'inchiesta I approfondita. In particolare è impossibile stabilire quale sia il fatturato di questo enorme mercato: di sole eva- j sioni fiscali e previdenziali \ da parte delle industrie si < raggiungerebbero i 6-7 mila miliardi, secondo Luciano j Gallino, direttore della Fa- i coffa di sociologia al magistero di Torino. «Non credo che sia possibile calcolare l'evasione contributiva con esattezza — ag- | giunge la dottoressa Rava- j sto. del ministero del Lavoro j — penso che nessuno lo sap- j pia: e un fenomeno vastlssi- i mo con ramificazioni capii- I lari». In particolare si starebbe verificando un'inversione di tendenza, nella filosofia industriale, rispetto alla teoria che vedeva come ottimale l'accentramento produttivo. Sarebbe invece il deccntrumento la carta vincente, e non solo per l'industria tessile. Ma anche in settori quali la metalmeccanica, l'elettromeccanica e hi chimica. E' necessario, per maggiore chiarezza, scindere in due parti un discorso che presenta aspetti comuni sia per il primo fenomeno, quello del doppio lavoro, che per il lavoro nero propriamente detto. Per quello che riguarda il doppio lavoro, è l'agricoltura a fare la parte del leone. Quasi la metà degli occupati che esercitano una doppia attività. 514 mila la svolgono proprio in questo settore: i | | sono in testa le regioni meridionali, con eccezione della Sardegna, e questo a causa del tipo di economia ancora prevalentemente agricola del Sud. Di questi «doppilavoristi» il 71.5 per cento svolge sia la prima che la seconda attività nell'agricoltura. Sono invece duccentoundtcimila gli addetti all'industria che si occupano, come secondo lavoro, di agricoltura, mentre 98 mila loro colleghi svolgono una doppia attività nel settore industriale. Infine il 36.4 degli occupati in due attività, cioè 388 mila unità, lavorano come impiego suppletivo, nei servizi. Naturalmente la preminenza di doppio lavoro di tipo industriale si ha nel Nord, mentre per quel che riguarda i servizi il quadro è piuttosto composito, con punte alte in Lombardia, Emilia Romagna e nell'Italia centrale, e relativamente basse. Sardegna esclusa, net Sud. Il doppio lavoro è diffuso a tutti i livelli, ma le percentuali dimostrano che vi sono più propensi i laureati da una parte /almeno 69 mila/ e le persone totalmente prive di titolo di studio H90 mila), rispettivamente il 7,6 ed il 6,3 per cento del numero globale degli occupati della categoria. Le occasioni sono praticamente infinite: dalle riparazioni minime alle consulenze industriali o alla contabilità aziendale. «Basterebbe abolire il lavoro nero — la dichiarato il ministro del Lavoro Anselmi — e ci sarebbero un milione di posti disponibili per i giovani». Abofirlo, ma come? Tutto quello che è stato possibile fare, e sulla sua efficacia ancora si discute, è un disegno di legge per impedire alle persone che fruiscano della Cassa integrazione di svolgere un lavoro regolarmente retribuito. «Un provvedimento giusto — dice Agostino Marlanetti. segretario confederale della Cgil — ma privo di effetti, perché si tratta di un fenomeno limitatissimo». Di sicuro la crisi economica, con le incerte prospetti! ve per il futuro, contribuisce ad alimentare la tendenza alla « mezza sola ». specie fra chi ha un impiego sicuro e che non lo assorbe, da un | punto di vista di orario e di sforzo, in maniera eccessiva. I dipendenti da enti pubblici paiono ovviamente avvantaggiati. Il problema però dalla ' analisi di costume si sposta verso considerazioni di na1 tura più propriamente ecoI non:.',-,i venendo a trattare ] del lavoro nero. Di due milioni di occupati il 50 per ; cento sono donne, che svolI gono a domicilio lavori com' mlsslonati dalle industrie. Un tipo di attività del ge | nere, strettamente artigianai fe, è sempre esistito: di retai finamente nuovo c'è invece : :.' suo ampliarsi su un piano ; industriale, ed in settori che tradizionalmente prima non | vi facevano ricorso. « Dati precisi non ne esistono — ci dice Licia Perrelli. dell'uffi- I direzione del pei — ma ci risulta che in molte regioni si registra un incremento della mobilitazione delle industrie che danno lavoro a domici- lio: spesso il "contatto" avviene tramite operaie licenziate. Si ha allora una forte concorrenza, grazie a costi inferiori (sottosalario) nei confronti delle industrie che non praticano questo tipo di attività, come la Bloch, e che di conseguenza si trovano in difficoltà ». Il pericolo è che, come già è avvenuto nel '63, lo spostamento del lavoro dall'interno delle fabbriche alle case sia la maggiore, se non unica risposta alla crisi. Invece di aumentare il volume degli investimenti, e di lavorare per un rinnovamento tecnologico. « Una legge che dovrebbe regolare il lavoro su commissione è disattesa quasi ovunque: solo centomila persone, su un totale di due milioni "presunti", sono iscritte in qualche forma agli uffici di collocamento. Ma a parte le evasioni previdenziali e in campo salariale, usare questo sistema come "cuscinetto" antidepressione vuol dire essere concorrenziali a livello dei sottosalari con il Terzo Mondo, e non andare avanti » conclude Licia Perrelli. Fra i prodotti interessati c'è solo da scegliere: dalle fisarmoniche alle bottigliette di prodotti chimici, ■ialle penne biro alle acciughe in scatola. Marco Tosatti

Persone citate: Agostino Marlanetti, Bloch, Gallino, Licia Perrelli, Rava

Luoghi citati: Emilia Romagna, Italia, Lombardia, Roma, Sardegna, Torino