La lunga crisi della Cogne e le tante colpe dell'Egam

La lunga crisi della Cogne e le tante colpe dell'EgamUn affollato dibattito s'è SVOltO ieri ad Aosta La lunga crisi della Cogne Affrontati i temi dei debiti dell'azienda e della razionalizzazione degli impianti < Dui nostro inviato speciale > Aosta, 23 gennaio. Il dramma della Cogne, ov- . pvero, uno dei mille guai del èqCllmHrtuJSfJJl- S1?™ o^ri n» ™o ! Ifin flit* (irW>ni n#>l f'il ìli 1 lt l tna — che opera nel campo I pdegli acciai speciali ed è un Ldi un comitato che raggrup pa tutti 1 partiti dell'arco j costituzionale ( dal liberali ai demoproletari). E con la Co- ! gne. l'oggetto del dibattito è stato anche, necessariamente, il problema della razionalizzazione della siderurgia in Italia, che ha proprio nel settore degli acciai speciali il suo tallone d'Achille. Nell'affollatissimo salone delle manifestazioni del palazzo regionale si sono succeduti, lungo tutta la giornata, quasi una trentina di oratori: parlamentari, sindacalisti, esponenti locali, amministratori. Ma i perni del lungo dibattito sono stati le relazioni dei due personaggi più di spicco (anche per peso i>.iiticin del convegno, l'economista socialista Francesco Forte e il senatore comunista Napoleone Colajanni. I due si sono trovati d'accordo su alcuni punti: per esempio, su quello, fondamentale, di sgravare la Cogne dai debiti impropri assunti Kln luogo e per conto dell'Egam». Si sa che il bilancio della Cogne alla fine del T5 presentava debito a medio-lungo termine per 18 miliardi e a breve termine per 96,5 miliardi, nonché altri debiti per 50 miliardi e perdite per 33 miliardi (che sono saliti a oltre 40 nel corso del 76). Ma questa disastrosa situazione rifletteva le grottesche anomalie e la corruzione manageriale dell'intero gruppo, nonché le trame oscure degli interessi partitici che scavavano nell'underground delle partecipazioni statali. «Non è gtusto — si è rilevato — che ne vada di mezzo anche il buon nome della Cogne». Su altri punti, le tesi dei clwt- principali oratori si sono un poco o molto diversificate. Forte ha posto in particolare l'accento sul fatto che la Cogne ttdeve rtmenere impresa \ pubblica, quale leader degli ' acciai speclalt». «La sua collocazione nella Finsider. però, deve essere considerata solo eventuale, perché — esistendo dei piani di sviluppo della stessa Finsider nel Meridione — la Cogne rlschterebbe. non mantenendo una sua posizione autonoma, di venire smantellata per far posto a quelle altre Iniziative». Colajanni si è soffermato di più, pur non perdendo d'occhio la realtà locale, sul problema globale dell'Egam, per il quale «urge una decisione». «Il governo — ha detto — deve rispettare la data del 28 febbraio, stabilita per la presentazione del plano di salvataggio del gruppo». Il senatore comunista ai è dichiarato contrario ad uno scioglimento immediato dell'Egam: «Bisogna stabilire una linea di azione comune, per eliminare Il carrozzone senza però toccare i livelli occupazionali». Quanto al problema Cognc-Finsider, poi, «non si può affrontarlo polemizzando tra investimenti al Nord e investimenti al Sud». L'obiettivo su cui tutti, comunque, si sono dichiarati i d'accordo — pur tra sfumature — è stato quello di un pia- ! no generale per gli acciai spe- j ciali. Nei programmi della Cee. come ha fatto notare I Forte, si va incontro ad una riduzione della produzione di acciaio in Europa: l'Italia deve essere unita, per non subire un colpo troppo duro; im- ! prese pubbliche e private devono costituire un fronte co-1 nume, per reggere la concor . : enza dei grandi consorzi nati negli altri Paesi europei (so I prattutto Germania, Francia e Benelux). E fronte unico significa anche razioiìallzzazione produttiva e manageriale, tenendo conto non delle mani rapaci dei partiti, ma della capacità professionale fin qui ; espressa in questo settore. Settore, si è detto, dlsgra i ziato e caotico ( un insieme ; di programmi aziendali spss- 1 so contraddittori) che connota una situazione quasi di « sottosviluppo ». Eppure. l'Italia nel 1962 aveva il miglior rapporto acciai speciali acci al (doggi ad Aosta, per iniziativa ufi i un i * firn i '. : 111 » cmc ni'MTiiiv icomuni tra i Paesi fondatori !della Comunità Europea, con 1 il 14 per cento della sua prò duzione siderurgici, rappre- sentala dagli acciai speciali (contro l'8.9 per cento della Francia e il li» per cento ' della Germania Occidentale! Successivamente quasi lutti i Paesi industrializzati hanno rafforzato questa quota (che;è quasi raddoppiata in Fran eia ed e più che raddoppiata |in Germanial'Italia, invece, non solo ha perso 11 suo pri !mato. ma ha visto addirittu 'ra ridursi la sua quota rela Uva. che nel 1974 è scesa al 13.2 per cento e nel 1975 al \12'per cento della produzione siderurgica totale. produzione di acciai in Italia è la Tesid (della Fiat», con Oggi l'azienda che ha con quistato la leadership delia ?1!;1 0|!01fn,° ,.?nne"»!e I1 Il" ' f,*"£ì T ""Tu t \* • * i'l>M 11 fi ì 'UVIIH IIMI'-I'lll per cento di acciai speciali. 1 La Cogne è seconda, con 300 ( 170 tonnellate. 95 per cento di acciai speciali). 'Le prime quattro aziende uccia! speciali i e la Redaelli i i"<i #...,..ti... i,- » _ to dell'acciaio speciale italia- no: è perciò chiaro che le prò- da sole hanno prodotto nel 7fi quasi il cinquanta per cen- «pettive di realizzazione sono S8"1" l"" COCre,° ^f8'1? IUà /■!« r'Illllll Itlimr.i '1 , -, 1 ■ 1 t t 1 1 • , di raggiungere accordi, attua- re politiche di complemento liana. Unrt cosa è certa, co ' munque: la razionalizzazione non è ormai solo necessaria. della siderurgia speciali? ita ■ t • • . . settori come questo degli ac dai speciali, scatta nel giro di ma urgente, II pochissimi anni. Oggi siamo mcon n ««ni» per reggere. ..li (lini vnlntlKn con razionalizzazioni relativa mente marginali, la concor¬ ritardo tecnologico. in I' <-nici. Dcmwt.i. pero, il recupe ro sarebbe troppo gravoso Carlo Sartori I sarie ai perfezionamenti te .. , .. t~\* ■ .,.,. 11 ,

Persone citate: Carlo Sartori I, Colajanni, Francesco Forte, Napoleone Colajanni, Redaelli