Adesso si interrogano i familiari di Cristina di Mario Bariona
Adesso si interrogano i familiari di CristinaNovara: dopo la sfilata degli imputati Adesso si interrogano i familiari di Cristina (Dal nostro inviato speciale) Novara, 9 gennaio. Si sono chiusi ieri gli interrogatori degli imputati al processo Mazzotti. Per ascoltarli tuttt (unica eccezione Francesco Gattini che salvo alcune intemperanze, ha rifiutato di rispondere aggiudicandosi il titolo di « bocca cucita »). sono occorsi ventiset giorni. Una tirala; ma il presidente Caroselli ieri era più soddisfatto del solito. Ila rispettato gli impegni del calendario che si era prefisso e martedì comincia con le partì lese ed i testimoni: primi i familiari di Cristina Mazzotti. gli zìi. il fratello. Una famiglia unita e felice che arriva al processo distrutta. Il padre è morto in Argentina, presso l'altra figlia. Marina, 29 anni; Elios Mazzotti morto a 54 anni stroncato dal crepacuore: un primo infarto lo aveva colto durante le trattative, dopo una di quelle atroci telefonate con le quali Sebastiano Spadaro, unico latitante, teneva i contatti con la famiglia. La madre Carla Airoldi. 50 anr.i, conosciuta come una donna forte spezzata dal do¬ lore non ha nemmeno voluto venire al processo per vedere in faccia gli « assassini » della figlia. Si è costituita parte civile ed ha chiesto di non assistere ai dibattimento. Deporranno il fratello Vit- torio. 30 anni, sposato; gli zii Eolo ed Argiuna Vittorioso Mazzotti. Eolo Mazzotti ha vissuto tutte le fasi drammatiche delle trattative con i rapitori fino alla tragica conclusione del sequestro. E' lui che ha trattato con loro e che insieme con un amico aveva portato nel boschetto sull'autostrada Milano<:omo la somma del riscatto: un miliardo e cinquanta milioni. Cristina era già moria. Quando si trovò il cadavere, fu ancora Eolo che ne riconobbe i resti nel cimitero di Galliate. Con il fratello Argiuna ha costituito la «Fondazione Mazzotti», che si prefigge come scopo di combattere alla radice i comportamenti antisociali. Fino a questo momento le considerazioni che si possono fare sull'andamento del processo sono queste: gli imputati hanno cominciato a rendersi conto che la loro posizione è «delicata», c in chi sperava netta lunga mano della «mafia» che tutto aggiusta e tutto I sistema, si insinua l'ombra del dubbio. Gli imputati avvertono che. confessi o no. le prove ed i sospetti della loro colpevolezza si aggravano. Le contraddizioni r l'incrociarsi di accuse, che forse pensavano contribuissero al «polverone» generale, si ritorcono contro dì loro. . Il pubblico ministero Cantora e gli avvocati di parte civile. Smuraglia, Pecorella. Masselli e l'onorevole Malagugini. hanno compiuto un lavoro di tessitura che darà i suoi frutti nel futuro. E' stato anche superato il «complesso» del timore di far saltare il processo e ci si prepara ad allungare il tiro oltre la «volontà di giustizia»: Lo si fa per Cristina Mazzotti. per colpire a fondo l'organizzazione dei sequestri. Una serie di domande apparentemente marginali poste dall'avvocato Pecorella ad Alberto Menzaghi. ne è stata la prima avvisaglia. Tre o quattro nomi di persone conosciute da Menzaghi: tra/acanti di gioielli e di armi, falsari e contrabbandieri di valuta. L'organizzazione dei sequestri, affonda le radici lontano. L'interrogativo su dove sono finiti i novecento milioni del riscatto, serviti a finanziare chi e che cosa, resta il nodo da sciogliere se si vuole colpire il «cervello» dell'anonima sequestri. Mario Bariona
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