Jimmy Carter, conto alla rovescia di Fabio Galvano

Jimmy Carter, conto alla rovescia Fra due settimane, il 20 gennaio, farà il suo ingresso alla Casa Bianca Jimmy Carter, conto alla rovescia Promette, dopo l'insediamento, "i cento giorni più eccitanti da Franklin Roosevelt in poi" • Ha saputo rispettare le prime scadenze e tener fede ad alcune promesse: sarà in grado di continuare su quella linea e restituire fiducia all'elettorato? - Finora accento sull'economia E' cominciato il conto alla rovescia. Fra poco più di due settimane, il 20 gennaio, Jimmy Carter entrerà alla Casa Bianca. Già le vie centrali di Washington, e la Pennsylvania Avenue in particolare, vedono la frenetica attività di fabbri e carpentieri i quali stanno allestendo tribune, palchi e transenne per la grandiosa cerimonia di quel giorno (costo complessivo cinque miliardi di lire, abbastanza di che far storcere il naso a chi aveva preso troppo letteralmente i propositi d'austerità del neo eietto presidente). Carter ha promesso, per il periodo che lo porterà alla fine di aprile, «i cento giorni più eccitanti da Franklin Roosevelt in poi». Certamente ha già tenuto fede alla prima delle sue promesse, quella di annunciare la Usto completo del suo gabinetto prima di Natole; ora si tratta di vedere se nella presidenza saprà dar vito allo spettacolo pirotecnico che lo stile della sua campagna elettorale aveva lasciato prevedere. Si tratto di vedere se, per l'America che con il 1977 è entrato nel suo terzo secolo di vito, la «stella sudista» di Carter sto diventando quella che l'ex governatore della Georgia aveva dipinto nei lunghi mesi della rincorsa alla Casa Bianca, e cioè una stella di rinnovamento, di ricostruzione morale dopo i drammi del Vietnam e del Watergate, d'apertura del-l'ambiente politico al dialogo con la base, insomma di rin in iva ta fiducia e di concordia, premesse essenziali per la ripresa, per uscire dall' impasse della crisi economica e combattere — come Carter intende fare — il fantasma della disoccupazione. Nei due mesi già trascorsi dalla sua elezione (e qualcuno osserva che r«interregno» fra elezione e investitura ètroppo lungo 1 Carter ha af-i:olitoti, con piglio inconsue-to le fasi preparatorie del suo incarico quadriennale. Al '77 si è affacciato con un governo al completo, ma soprattutto con una serie di scelte che per lo piti tengono fede —con poche inevitabili eccezio-m — alle promesse elettorali.Per mesi Carter aveva dettoche avrebbe aperto la sua am- ntinistrazioone a volti nuovi; dei 17 scelti prima di Natole (gli undici del gabinetto formale e i sei scelti per cariche di livello ministeriale), soltanto sei avevano già fatto parte di precedenti governi. Ha anche tenuto fede alle promesse di una scelto il più possibile tecnica: di politici puri ce ne sono soltanto qua! tro (tre deputati e un governatore): fra gli altri ci sono dcinque avvocati, due profes-1 vsori, un uomo d'affari, un fi- \ sico, tre economisti e un ban- :> i chiere. j v Una buona mezza dozzina s dei suoi uomini «nuovi» non ', P è strettamente legato al parti- csusaflgFMttcto democratico, ma è stata | rentc indisponibilità di numeIrosi personaggi da lui inter1 pellati, forse timorosi di po- scelto per le sue capacito prò-1 mfeesionali o il suo rango buro- ' sdffscratico. Carter aveva promesso che avrebbe dato giusto rilievo a negri e donne; stranamente, nelle sue scelte non è riuscito ad andare al di là di una bianca, una negra e un negro: ma questo è stato non ! per cólpa sua, ma per Tappa- pter svolgere soltanto una funzione formale, di poter essere scambiati da «contentino» elettorale per certe minoranI ze che con il loro voto aveva- . no contribuito in non piccola b < misura al successo del geor- c : giano. a ' La Casa Bianca di Kenne- b idy, osservava nei giorni scor- IamgmSlp di merito, e non di casta, si vorrebbe far pensare, Carter ha voluto potenziare i settori di governo che do vranno maggiormente assi- storio nell'attuale realtà del Paese, ed è forse per questo che le scelte di politica estera si 1' Economist di Londra in un suo editoriale, aveva In sua mafia irlandese; Johnson aveva i suoi texani e la California del Sud era degnamen le rappresentata nei tragico governo Nixon, mentre ConFord era venuto il turno del Michigan: nel governo di Car- ter i georgiani, oltre una limi- tato presenza simbolica, man cano. In nome di una scelto - in passato ritenute di pri- maria importanza nell'impo- stazione di una nuova presi- denza — hanno ceduto il pas- ffo a quelle di carattere più strettamente sociale ma so- prattutto economico. Comezapo dei suoi consiglieri eco- nomici, carica non stretto- mente di gabinetto ma equi- parata al livello ministeriale.ti neo eletto presidente non blemi economici nazionali che ha continuato a seguire attraverso gli studi e le pub blicazìoni delta Brookings Institutìon. Il ministro del Te avrebbe potuto fare scelta migliore, se prestiamo fede al giudizio dei maggiori economisti internazionali: Charles Schultze, già direttore del Bilancio sotto Johnson, è un profondo conoscitore dei pro¬ soro, Michael che era stato uno dei ne-1 egoziatori americani per il | t«Kennedy round» e che fino a . Cieri aveva l'etichetto di uomo I td'affari, quale presidente della Bendìx Corporation, passa per uomo di polso, capace di avere una precisa influenza sulle scelte economiche di Carter. Terzo fra gli economisti di fiducia del presidente (e anche, detto per inciso, uno dei ptyhi «georgiani» dell'equipe) i Bert Lance, un banchiere di Atlanta nominato direttore al Bilancio. L'enfasi data da Ca ->r alla politica economica della sua amministrazione non può dispiacere ai tradizionali partners economici degli Stati Uniti. La ripresa economica americana è considerato, quasi all'unisono, una necessito per una ripresa globale e per l'uscita dalla crisi, anche in Europa. Inoltre le questioni militari e di politica estera, che pure hanno avuto un peso nel corso della campagna di Carter, sembrano tralascia- mdtSmvedltpnBlumenthal. j Drmmm te Perché, si pensa, hanno co muntlue il vizio di imporsi «strisciando» nel quadro del '» Politica di ogni presidente, E' probabile, quindi, che la cautela dimostrato da Carter nella scelta del segretario di rcprèzlsStato possa dare in seguito frutti più esaltanti di quanto j ia personalità dell'erede di Kissinger possa lasciare im macinare La scelta di Brzezinski come consigliere di sicurezza : nazionale ( incarico che Kis- singer aveva occupato prima, di diventare segretario di Sto- ! m to) soddisfa gli estimatori di j r questo «eminenza grigia» in \m campo cartellano (fu lui. nei i c mesi scorsi, a plasmare la po- u "tica estera del candidato de-1 r mocratico) e non disturba eoi g cessivamente chi ne temeva. stscc 1» scelta come segretario di [ s Stato, scelta che avrebbe conje ogni probabilità indisposto i j «sovietici, i quali avrebbero! spotuto interpretarla come' una precisa presa di posizio- ; bne in vista delle trattative tSalt (Brzezinski è notoria- ] imente per una elinttt rigida», ndi concessioni limitate e solo : pse giustificate da un valido j acorrispettivo). , dL'unica scelta che abbia ve- lriunenti sollevato polemiche \ mè stata quella di Brown alla j p ed è stata l'unica possibile al ternativa a Schleslnger. che Carter si vedeva imporre da troppe parti. Brown è chiara- mente uomo più malleabile, e di questo Carter deve avere tenuto conto nella sua scelto. Se il presidente intende veramente — come ha detto più volte durante la campagna, ed ha ora ripetuto — ridurre di qualcosa fra i 5 e i 7 miliardi di dollari le spese militari, Brown sarà l'uomo che potrà farsi utile strumento nelle sue mani per raggiunge Difesa: passa per «colomba», re quelle economie. Sarà l'UO- mn nh. lihoro rin npo<7Ìnrt(,i mo cne, libero da pregiudizi militareschi, potrà riconosce- re la possibilità di ridurre certe spese senza alcuno scapito per l'efficienza dell'apparato militare. A questo traguardo Carter è atteso con mólto impazienza. Insieme al «rilancio» dell'economia, con un piano di sollievo fiscale valutato sul 15 { miliardi di dollari, dovrebbe essere una delle prime misure nei «cento giorr'» preannunciate con tonto impegno e orgoglio. Se terrà fede a quelle promesse, come ha finora tenuto fede alle altre scadenze, darà una conferma di cui l'America, dopo tante parole elettorali, ha bisogno. Quando Carter dice di volere un continuo contatto con i suoi elettori, e di avere istituito appositamente una casella postale a cui i cittadini possano inviare lettere di consigli o proteste; o quando dice che una volto al mese cc J-',, . „, , ,.' I 1 nPrirn » s"° UttlCiO lillll Casa | BiancB „ Chiunaue VOBlin far- ?.. "™.B c™unt«ue voglia iar- gli visita, anche senza appuntamento, la maggior parte de- gli americani SCUOte la testo e i .,....i,-..~ „w„ «i - .* . _ cupisce che si tratta di un ge-1 sto di «public relations». So-1 no altre le cose che essi aspet- tono: quelle che Carter af- ' I rontera nei suoi «cento gior-1 ni». Fabio Galvano ! Jimmy Carter, fra diciassette giorni alla Casa Bianca