Dagli stalinisti all'eurocomunismo

Dagli stalinisti all'eurocomunismo In un saggio di goffa e Martinet Dagli stalinisti all'eurocomunismo Bolla è sosianziulmcnle d'accordo. Entrambi dicono con luna chiarezza che l'alternativa "era allo stalinismo è il pluralismo: che il pluralismo, per essere varamente tale, non può che essere insieme politico e sociale: e che un pluralismo politico non allargalo u lutto un sistema politico-sociale, un pluralismo ristretto alla prassi interna di un partito 0 di un grurpo dominarne non può essere gabellalo, né accettalo, come regime deemoeralieo. Come. però, il pluralismo politico e sociale possa accordarsi con le dottrine marxiste delia società senza classi e senza Slato i due autori non dicono. Essi rigettano la teoria della dittatura del proletariato e accettano quella della . lenta aVentata del socialismo ». ma domina in essi pur sempre l'idea che destino dell'umanità, socialismo (sia pure in forme diverse dalla statali/za zione) e movimento operaio facciano lull'uno. Il pluralismo come criterio di guida tanica del movimento operaio viene concepito, ad esempio, in uno dei suoi aspetti, come sistema delle alleanze della classe operaia con altre classi e altri ceti. Ora bisogna riconoscere che la formula delle alleanze può soddisfare senz'altro le esigenze del pluralismo inteso come lattica anche di lungo periodo, ma non soddisfa le esigenze del pluralismo inleso come struttura permanente di un regime democratico. Per questo occorre che la classe operaia non venga concepita come l'unica e autentica protagonista della storia contemporanea, la quale scelga di allearsi con altri anziché di catturarli, assoggettarli e sopprimerli. Occorre anche che In classe operaia venga concepita quale protagonista « fra » gli altri protagonisti e • come ■ gli altri protagonisti. Ma che cosa è. poi. oggi la classe operaia? 5u nn«t:r Rutilo, il più rilevante teoricamente in un discorso marxistico sulla società odierna, nel • Dialogo » non è detto nulla. In generale tulle le profonde e vastissime trasformazioni dell'«cscrcito del lavoro» proletario studiale da Marx nella prima fase della civiltà industriale in una struttura sociale estremamente differenziati e progredita rispetto ;i quella di cento anni fa sembrano assenti dalla considerazione di |t •! fa e Martine!. Ciò può spiegare alcune oscillazioni del discorso specialmente di Itolfa. come, ad esempio, là dove definisce la congiuntura della società sovietica al momento delle riforme di Kruscev come « esigenza di un funzionamento più democratico della vita pubblica e quindi di un sislenu: meno staliniano »: quasi che si possa parlare, a proposito di democrazia e di stalinismo ncll'Urss. di un più e di un meno, e non. semplicemente, di un sì , di un no. Il ritardo dottrinario o. se si vuole, ideologico, non impedisce, comunque, che il • Dialogo » sia un documento di grande importanza. In un certo senso esso si lascia alle spalle e liquida il fenomeno a cui si riferisce, ossia lo stalinismo. Se l'angolazione ideologico-doltrinnria appare insoddisfacente, in compenso la sensibilità e la capacità storica e la proiezione programmatica e politica ne appaiono estremamente valide, vive, stimolanti. Grazie a questa sua forza slorica e politica il 'Dialogo' non si pone tanto come un momento di lotta allo stalinismo, del quale dimostra senza reticenze la criminosa inaccettabilità, quanto come forza di costruzione di una veduta socialista nuova nel quadro delle condizioni proprie dell'Europa, e, come tale, esso merita indugio e riflessione. Giuseppe Galasso I ' eurocomunismo >. del quale latito parità•: o sul piano di valutazioni che sono pure e ; -mi-lici ipotesi e previsioni favorevoli o sfavorevoli ad osso. ha. tuttavia, anche i suoi documenti, sui quali sarebbe preferibile che la discussione indugiasse più chi' sulle ipotesi e le previsioni. Il 'Dialogo sullo stalinismo» di Bolla e Martinet. ora pubblicalo da Laterza, è uno di questi documenti: uno. anzi, dei più lignificativi. Come tale, esso richiederebbe un discorso assai lungo, ma intanto è opportuno sottolineare subito qualcosa. II • Dialogo » ha il pregio di ricostruire la formazione dello stalinismo fin dall'inizio, ossia lìti dal momento in cui Stalin, con la carica di segretario generale del pcu>. acquistò spicco e (solere particolari nella gerarchia sovietica; e di seguirne con cura le vicende, caratterizzandone specificamente le singole fasi e le componenti attraverso un trentennio di storia russa e mondiale. Il lettore nota subilo che il comunista italiano e dialetticamente più sorveglialo e criticamente più robusto dell'ex comunista ed oggi segretario del partito socialista francese; ma che questi e. a sua volta, intimamente più libero du condizionamenti del passalo e del presente e anche più conseguente ed efficace nelle deduzioni teoriche e politiche che la critica allo stalinismo comporta. In comune, i due autori hanno la convinzione che lo stalinismo non era necessariamente contenuto nel leninismo e che il sistema economico in cui esso si è concretato non sia l'unica possibile attuazione del principio di socializzazione dei mezzi di produzione e di spaccio. Da questo punto di vista è di grande interesse la critica che entrambi sviluppano nei riguardi del sistema economico e sociale che sotto Stalin ha preso forma ncll'Urss. Martine! non ha esitazioni ad affermare che l'apparato comunista vi agisce « come se /osse il padrone dello Sialo » c come se fosse una « nuova classe sociale • ; e a riconoscere « la reale, innegabile esistenza di tino strato sociale privilegiato, con particolari vantaggi materiali e con un livello di vita diverso da quello del resto della popolazione, il che. dopo un i>eriodo in cui ha contalo nelle proprie fde molti figli di operai e contadini, assicura il proprio reclutamento nelle Università -. Martine! non lo dice, ma è chiaro dalle sue parole che quesla situazione e. sostunzialmeme. quella di una oligarchia, certo a lull'oggi non chiusa e ristretta, ma imperatile sulle grandi masse di un grande impero e perpetuantesi attraverso la cooptazione ed un sistema totalitario di potere, l'erciù egli dice che il sistema è fondato « sulla proprietà di Stalo e sull'identificazione del partito con lo Stalo » ; che « l'i ixitere di questo apparato supera di gran lunga i veri e propri compili politici »: e che esso forma « una organizzazione che per ceni aspelli è quasi sacerdotale, in cui tanto il potere temporale che quello spirituale sono accentrali nelle slesse mani ». In questi giudizi e implicito che Io stalinismo non e molo con il suo promotore. Martine! riconosce che la slruttura staliniana è ancora Ics senza del regime sovietico. Perciò afferma che « non sappiamo quando né come un'alternativa socialista allo stalinismo potrà imporsi nell'Unione Sovietica »; c ritiene anzi che • lo stalinismo sia ancora vitale, che lo troveremo spesso sulla nostra strada e che non basta denunciarlo, ma occorre capirne la ragion d'essere ed i meccanismi ».

Persone citate: Bolla, Giuseppe Galasso, Kruscev, Martinet, Marx, Stalin

Luoghi citati: Europa, Unione Sovietica