Paese di centri storici di Marziano Bernardi

Paese di centri storici UNA DOCUMENTATA E APPASSIONATA RICERCA Paese di centri storici lx libro ora uscito di Ma-1 riQ Fazio. / Centri Storici ita-1 '.inni, non poteva avere una presentazione meglio qualificata al Circolo della Stampa di Torino. Moderatore Roberto Antonetto, sono intervenuti nella discussione gli architetti Giuseppe Abbate, docente di urbanistica all'Università di Venezia, Giovanni Astengo, assessore all'urbanistica della Regione Piemonte, Giancarlo Massarella. segretario per il Piemonte dell'Ancsa ( Associazione Nazionale Centri Storico-Artìstici). Raffaele Radicioni, assessore all'urbanistica del Comune di Torino, il prof. Luigi Firpo, il prof. Bruno Gabrielli, segretario generale dell'Ancsa. E' naturale che la specializzazione e l'autorità di questi interlocutori abbia subito j portato il dibattito ad un alto livello culturale, confor- me all'attualità ed alla gra- vita di un problema che non è soltanto di conservazione, i restauro e ricupero storico-, artistico, ma investe la vita i stessa della maggior parte ] delle città italiane. 1Per ribadire il concetto che U centro storico non è solo | un complesso di opere più o ; meno monumentali da con ■ servare come documenti sti- ! listici in una visione « muscale » della Icro estetica realtà, ma un organismo1 urbanistico che per secoli è vissuto modificandosi secondo le varie richieste dei ,om^^u'3X2;n£iiiella storia del presente (si pensi a Venezia), l'Ancsa ha dato collaborazione e impegno a un giornalista di grande serietà e competenza quale è Mario Fazio, ben noto ai lettori de La Stampa, per la stesura di un libro che non vuol essere il testo di uno specialista in materia urbanistica, ma un mezzo agile e sicuro di divulgazione. In circa duecento grandi I Pagine stupendamente illu strate m nero e 0 colori <la documentazlone fotografica, I ^s^noaste». originale, con riprese dall'aereo che sono ne «storica» ucn a cinu uei passato che deve continuare ■1più eloquenti di qualsiasi commento scritto, con la re-dazione delle didascalie, è sta-to il bellissimo lavoro degli architetti Giulio Ferrando e Carlo Rocca, che ha reso pos- sibilo alla «Silvana Editoriale ,>'Aru.;,"d'. Milimodi pubblica ro uno del più attraenti libristampati in questi ultimi me-si), Mario Fazio ci racconta con perfetta chiarezza come si sono costituiti 1 Centri Sto- rici delle nostre città maggio ri e minori. E non soltanto delle città, ma dei borghi, del villaggi, delle frazioni degli 8063 Comuni italiani. Leggen- do, e godendo le magnifiche illustrazioni, s'è indotti a con eludere che tutta 1 i i «un Centro Storico» è La consistenza e l'origine dei Centri Sbrici sono l'og- getto del minuto esame di Fazio nella prima parte del suo libro, nel quadro dellacrescita urbana e del consolidamento della struttura territoriale specialmente durante l'età dei Comuni. Tema della seconda sono le trasformazioni rinascimentali, connesse col delinearsi dei primi sistemi capitalistici, che determinano fratture tra città e campagna, col regime oligarchico, con l'affermazione politica degli economicamente potenti, con l'ambizione del principe al prestigio. E' il momento delle grandi imprese monumentali, che il Barocco trasformerà in un gusto eminentemente sceno- grafico. fall ristrutturazioni (se intendiamo il pensiero di Fazio) donno un grave colpo alla città (dal punto di vista «ideale», da «Buon Governo» uua Lorencetti ) che s'è for- mutu nej periodo medloeva- è I le). In un certo senso comln- ! eia l'era delle speculazioni e- e 1 dilizie: la purezza del Centro - i Storico come immagine di i | armoniosa, quasi «poetica» l ! convivenza è minacciata dal- a1 l'utilitarismo di ceti sociali che opereranno all'ombra del «Principe illuminato» del Set- tecento. S'apre cosi la via al- e i , a e . i l n l'azione «economica» della borghesia ottocentesca, che affretta la crisi del Centro Storico. Di fronte a una simile situazione, che fare? Al termine del suo lungo illuminante discorso. Mario Fazio conclude: « La battaglia per i Centri Storici è aperta. L'esito dipende in larga misura dalla partecipazione dei cittadini. E' in gioco il diritto a restare nelle vecchie case risa- -1 nate, a riavere la piazza, la | chiesa, il palazzo, come sedi e i o a » - - i è totalmente diversa da quel di servizi collettivi, come luoghi d'incontro dell'uomo che riconquista la città. Per questa domanda noi ci manteniamo in una posizione di dubbio. La nostra società le del Trecento, del Cinque cento, del Settecento. Come ha detto Firpo, perchè mai il | metalmeccanico che lavora a Rivalla, che vuole abitare ci > vilmente, comodamente, co me non abitava certo l'uomo I del Rinascimento al gelo l'in ! verno, senza servizi igienici, ! senza un minimo di agi quo- tidiani. dovrebbe ostinarsi a ! rimanere nel Centro Storico di Torino? La storia cammi- ! na, non fa passi indietro. E' ' illusorio prospettarsi un Centiii Storico dedicato a un artigianato che non esiste più, ' che non risorgerà più. a pie- j cole, pacate imprese di cultura, quando Parigi crea il « mostro culturale » del Centn> Pompidou. Risuscitiamo, ' perché è doveroso, il Centro j Storico, diamogli vita nei li- ; miti del possibile. Ma non dimentichiamo la sua immani i ne vera: che è essenzialmente ' un'immagine « storica », la ] quale deve soprattutto con- : fortarci nella procella delle nostre inquietudini. Il resto è utopia. Marziano Bernardi 1

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