L'Egitto grande villaggio

L'Egitto grande villaggio I PROBLEMI DI SADAT DOPO LA "SOMMOSSA DEL PANE L'Egitto grande villaggio Il ripudio del socialismo nasseriano, l'apertura al capitale estero, la scommessa sul binomio pace-ricostruzione non hanno dato i frutti sperati - Anche perché la scelta della città e della modernizzazione mortifica un Paese in gran parte contadino j ; 1 i , i ! i nisti). chiamandoli ti coloro ! che adorano l'idolo del so 1 ; (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, febbraio. Per esorcizzare il fantasma di Nasser. il presidente Sadat. nel suo discorso del 3 febbraio, ha fatto d'ogni erba un fascio accusando i « nasseriani » di aver ordito la « orribile criminale cospirazione » in combutta coi comunisti. Sadat ha parlato con disprezzo dei « nostalgici » (« nasseriani » e comu datismo ». Nasser. col suo « socialismo arabo ». è stato indubbiamente il protagonista del più audace tentativo di liberare gli egiziani dalla loro miseria, dalla loro umiliazione, dallo sfruttamento straniero: ma è certo che non osò mai assumere né i : metodi né i rischi di una ^,,^1"^°"^ *■ «"?'c ; ZSSST^^T^S. , zazione del potere e soprai- ! <(i„0 „ coragglo di £,,cr ,arc la p,,^, c0„ Jsraele M contrario. Sadat ha abo- \ /jlo ;D stato del « Mokhaba ] rat » H servizi speciali di po- \ tizia), ha abolito la censura. I l .lj., 1 : j ! ha chiuso i campi di concen / rtt ,»».»») !.. a p triti ri tr. ta r.nr I tramento e sfollato le car! cerj ,d,ci ditenuti, Politici, ha \ J^Jfg-gg £» 1 to orgoglio e dignita al po. poìo con la vittoriosa traver j sata dei Canale nell'ottobre del '73. E ha puntato tutte le sue carte. « con una audace scommessa ». sul binomio pace-ricostruzione. Per incoraggiare gli investimenti stranieri, nel luglio del 1974 Sadat ha varato la « Infitah » (la politica della porta aperta), con una legi ge che esprime una precisa , j ! | { j scelta politica. Essa ha significato infatti il ripudio del socialismo nasseriano che lasciava allo Stato il 90 per cento degli investimenti. Ma dal '74 ad oggi l'afflusso dei capitali esteri si è rivelato assai modesto, le grandi imprese multinazionali esitano a muoversi. A frenarle non è tanto il timore di una nuova guerra, quanto la difficoltà di reperire i capitali, a causa della crisi mondiale, le incerte prospettive di mercato, soprattutto i cavilli dei burocrati egiziani, « masters of creative inefficiency ». Il fatto che i capitali esteri siano giunti in misura inferiore alle previsioni (o alle speranze?), la politica della lesina praticata dai Paesi « fratei- , : | potevano non scatenare quel • la che oramai passerà alla ! storiti come la « sommossa : del pane ». I / moti popolari de) 18 e i 19 gennaio hanno conferma | to che i meccanismi del li \ bero mercato, le pure tecnl | che finanziarie, il rimedio j suggerito dal Fondo moneta < rio internazionale, e cioè lo li » ricchi di petrolio spiega l'attuale disperata congiuntura economica dell'Egitto. Il deficit della bilancia dei pagamenti e di quattro miliardi e mezzo di dollari. Il debito con l'Urss ammonta a 11 miliardi di dollari, le spese militari assorbono il 33 per cento del bilancio. L'inflazione sfiora il 50 per cento annuo, il reddito medio ■t prò capite » supera di poco i duecento dollari l'anno. Le liberalizzazione economica ha portato alla febbre consumistica, limitata però a struti circoscritti della popolazione. Della « Infitah » hanno beneficiato i nuovi ricchi e i pascià che si son visti restituire le terre e i palazzi sequestrati da Nas ser. Si calcola che. tra vecchi e nuovi, ci siano oggi in Egitto più milionari che a: tempo di Faruk. Alla vigilia del 1977 era stato solennemente annunciato che « entro sei mesi » i problemi delle masse, assediate dal pauperismo, sarebbero stati avviati a soluzione. Il 17 gennaio, invece, la radio trasmetteva che pane, zucchero, riso, burro, ecc.. avrebbero dovuto subire un aumento medio del 15 per cento. In un Paesv come l'Egitto con molti, sia occupati che sottoccupati, già al limite della sussistenza, i provvedimenti di austerità non smantellamento del sistema dei prezzi politici dei generi di prima necessità, non pagano sul terreno del sottosviluppo. Hanno dato ragione a quanti sostengono che l'io per cento delle masse egiziane sono ancora nasseriane. ti Nasser è morto il giorno della sua disfatta, nel 1967 ». ha detto Sadat alla televisione, ma durante la « sommossa del pane » la fella, da Alessandria ad Assuan, ha bruciato i ritratti di Sadat e inalberato quelli ; de' defunto Raìss. « Nasser ! Quarti della popolazione so- 1 strepitati e vieni a vedere com'è ridotto il tuo popolo», gridavano i dimostranti. Ancorché erratico e deludente, il socialismo di Nasser viene dunque rimpianto dalle masse egiziane? Forse, e la ragione è che Nasser era un contadino e l'Egitto è un Paese contadino. « Qual è la società alla quale vogliamo appartenere? ». si do- j manda Nasse in un famoso discorso del maggio 1960. ! « Evidentemente non quella del Cairo, né del "National ì Sporting Club", delle fasto- j se serate mondane. Non è qui la nostra patria. La nostra patria è il villaggio di Kafr el-Battikh: cito questo nome a caso, per indicare ì tutte le nostre campagne. I Questo villaggio rappresenta realmente il nostro Paese e 1 sono qui i veri problemi del \ nostro Paese ». I "nostalgici" I Anche Sadat. il 20 maggio \ • del 1971. una settimana doPO la liquidazione della «ma- \ Ila comunista» di Ali Sabri e \ compagni, affermò solennemente di voler fare dell'Egitto tt un grande villaggio» Ma dal luglio del '74 il pre. sidente non magnifica più tt la scienza e la fede » o ti i valori del villaggio ». Ovviamente l'tt Infitah » esalta la città e il modernismo (importato) il capo parla oramai di tt ordine e sviluppo ». I di « concordia sociale come conditio sine qua non del decollo economico ». Ed è questo che oggi gli rimproverano i tt nostalgici »: di ; aver abbandonato il tt villag1 gio per la città ». di aver fa: eorito oli intrallazzatori — forse suo malgrado —. a tutto danno dei contadini « che sono il Paese reale ». L'Egitto è un Paese esteso I circa un milione di chilometri quadrati con una popolazione di oltre 38 milioni di abitanti, i quali vìvono praI tieamente su una sottile striscia di 25 mila chilometri i quadrati di terreno. I tre lsno fellahin. contadini, più della metà della manodopera attiva del Paese è impiegata in attività agricole che assicurano il 30 per cento del prodotto nazionale lordo e il 65 per cento delle esportazioni. Sono pressoché tutti egua Il i 14.000 villaggi dell'Egitto: un mondo impenetrabile e immutabile dove i fellahin sono gli stessi dei bassorilievi di Tebe o Memphis. ElBattikh somiglia a Qena e viceversa, come tremila anni fa la vita è legata al corso del fiume, ài suol canali: i villaggi a dispetto delle sta¬ j astiche ignorano pompe, tra sformatori, dispensari: Sarà un caso, ma quando si ar riva j» un villaggio si sco ! "TS che r0n ™ mal insto un maestro o un infermiere, non conosce l'interruttore o ; rubinetto. Se c'è la scuola 1 i e Piccola, al punto ! cne se " ^ per c'"lt" degli \ r ' egiziani sono analfabeti, la \ - < l ! percentuale In campagna supera Il 90 per cento. Gli ospedali sono rati, quando II 27 per cento dei medici egiziani lavora all'estero. E' straordinariamente bello, nell'imminenza del tra- monto, viaggiare lungo uno Idei canali del Nilo (« sali- |nizzato ». tra parentesi, dal- ìla diga di Assuan), verso un Ivillaggio. L'aria è dolce alle labbra, il sole declinante dà \riflessi d'oro ai greti fango- jI si. anima i fusti delle palme ; scompigliate dal volo degli | uccelli, riscalda il grigio del! le case di fango e paglia. Inj numerevoli bambini seminu| di nelle esigue galabie sfidando le ruote di automobili e le zampe dei cammelli, bivaccando sull'orlo della strada. Il cigolio della sakin. il pozzo ad acqua mosso dal girar dei bufali bendati, il fumo acre dello sterco secco bruciato fra quattro pietre d'argilla per scaldare il tè. tutto e a misura d'uomo in questi villaggi, dove il contadino, come nella Bib| bia. tt spinge l'acqua col pieI de ». Non c'è nulla che ricordi le nostre campagne, qui il : villaggio è l'agglomerato nel senso etimologico della pa! rota. Questi mucchi di obii (azioni a uno o più piani rac, colgono migliaia e migliaia di persone: nelle campagne Isi raggiungono fino a 850 abitanti per chilometro quadrato, la densità della popolazione del Delta del Nilo è la più alta del mondo. E il fellah è il migliore agricoltore, anzi orticoltore, del mondo. Non c'è centimetro di terra che non sia livellato, arato, irrigato, fecondato. Il clima eternamente propizio, il cielo sempre sereno, il fiume condannano paradossalmente il fellah a un lavoro senza requie, costringendolo a trascorrere ore e ore nell'acqua. Provato dall'anchilostomiasi. indebolito dalla bllharziosi. ha bisogno d'aiuto, di braccia per andare avanti e così fa figli, sempre più figli. Sino ai 14 anni il fanciullo, meno logorato dalle malattie parassitarie, è più forte dell'uomo, sicché ti i bambini sono la ricchezza dell'Egitto ». Soltanto la fine della miseria potrebbe convincere i fellahin ad accettare il controllo delle nascite. Ogni figlio che lavora porta a casa soldi, e che importa che siano soltanto 25 piastre al giorno: quando ci si nutre di cipol- '|1 le e fave. 25 piastre sono una somma. Finora tutti gli sforzi del governo per limi tare le nascite non sono ap prodati a nulla. Le donne ri fiutano di imparare a usare il diaframma, e gli uomini non ne vogliono sapere dei preservativi mode in Cecoslovacchia /«sono troppo piccoli ». dicono). 1 fellahin. prima della pillola, vogliono gtustizia. La riforma agraria di Nasser ha atomizzato la terra: il 95 per cento degli assegnatari ha ottenuto uno o due ettari, minifondi insufficienti a famiglie di almeno dieci persone. Il reddito netto dei fellahin si aggira sulle 1S0 mila lire italiane l'anno, ciò nonostante sono invidiati dai due milioni di braccianti agricoli, con una decina di milioni di congiunti, che lavorano sei mesi l'anno e guadagnano non più di 500 lire italiane al giorno. \ \ I ; | ! j | | I : ! i , L'Egitto conladino già preme alla periferìa del Cairo, con sequenze bibliche (Team)