Tra Usa e Urss c'è Saeharov Carter gli scrive di Vittorio Zucconi

Tra Usa e Urss c'è Saeharov Carter gli scrive Diritti civili e distensione Tra Usa e Urss c'è Saeharov Carter gli scrive (Dal nostro corrispondente) Washington. 18 febbraio. La polemica russo-americana sul irattamento dei dissidenti in Urss, aperta dalle osservazioni del Dipartimento di Stato in cernuta, sta conoscendo una decisa « escala tion ». Si è appreso oggi che II 5 febbraio scorso il presidente Carter ha inviato al fisico sovietico Saeharov un messaggio personale di risposta alla lettera che il dissidente gli fece pervenire In gennaio, Invocando « l'attivo interessamento » degli Usa alla sorte dei perseguitati politici In Urss. E Ieri, ('ambasciatore sovietico a Washington, che aveva finora mantenuto le sue proteste ad un livello semi-ufficiale e «morbido», ha compiuto un passo formale facendosi ricevere al Dipartimento di Stato ed esprimendo l'inquietudine del governo. La lettera di Carter a Sa charov costituisce un altro e- pisodio senza precedenti nella storia dei rapporti russo-ame- ■ ricani del dopoguerra. Nel i messaggio, il cui testo com- ' pleto diamo a parte, il presi- dente non solo promette di « usare i buoni uffici dell'A- j merica per ottenere il rila scio dei prigionieri di coscienza ». ma si dice « sempre felice di avere notizie da Saeharov ». quasi implicando l'apertura di una corrispondenza permanente con il premio Nobel sovietico. Se questo gesto non bastasse, la Casa Bianca ha poi fatto sapere che il vice presidente Mondale riceverà, martedì prossimo, Vladimir Bukovsky. un altro esponente della dissidenza sovietica scambiato di recente con il leader del partito comunista cileno Corvahin. E' assai probabile che I anche Carter, si' dice alla Ca , sa Bianca, incontri Bukovsky, ta un gesto diretto non soltanto al Cremlino, ma soprattutti) a quanti in Usa criticarono il presidente Ford per non aver voluto incontrare Solzenicyn. Un portavoce peri porrebbe dare il benvenuto in | America a Bukovsky « Così come Breznev diede a Corvalan il benvenuto in Urss ». Finora, il Cremlino ha reagito a questa « imprevedibile» escalation carteriana (ancora una volta pochi avevano evidentemente preso sul serio le promesse pre-elettorali di Carter) in tre modi: accentuando la repressione, per dimostrare di non essere intimidito dalla pressione Usa, con attacchi di stampa ( editoriale sulla Pravda di sabato scorso), e con il passo ufficiale di Dobrinin al Dipartimento di Stato. In assenza di Cyrus Vance — in Medio Oriente — Dobrinin è stato ricevuto da Arthur Hartmann, sottosegretario di Stato per gli Ailari europei e facente funzione di segretario. Dobrinin ha « richiamato l'attenzione » di Hartmann « su certe dichiarazioni e azioni che non sono in armonia con l'obiettivo di un positivo sviluppo delle relazioni russo-americane ». La risposta di Carter a Saeharov era stata consegnata al fisico negli uffici dell'ambasciata americana a Mosca. La totale mancanza di precedenti per questi episodi rende naturalmente difficile l'analisi dei fatti e azzardata ogni previsione. Gli stessi protagonisti, sia russi che americani, si muovono su un terreno sconosciuto e si ha l'impressione che le due parti per ora si « saggino » e cerchino di sondare le rispettive intenzioni. Entrambi ripetono ad ogni occasione l'impegno per migliori relazioni (la stessa lettera di Carter allude ad una migliore convivenza come all'obiettivo finale della sua nuova politica) e sono in corso i preparativi per la visita che il segretario di Stato Vance compirà a Mosca in marzo. Ma entrambi non si risparmiano pubblicamente moniti e rimproveri. Dobrinin ha detto ad esempio a Hartmann che l'Urss « respinge totalmente » questo tipo di interferenze ma non ha — almeno secondo la versione del colloquio data dalla Tass — fatto alcuna allusione ai ne gozlati strategici. Si direbbe che dopo la totalità della guerra fredda e poi della di stensione, ci si muova verso una molteplicità di piani sui quali impostare le relazioni, piani paralleli e non collegati, dopo la sconfessione del « legame » kissingerìano fatta dai nuovi amministratori americani. Il portavoce della Casa Bianca, Jody Powell, ha detto nel pomeriggio che gli Usa « hanno un diritto legale a parlare sul problema dei diritti umani, in base all'accordo di Helsinki e il governo americano sta rivedendo tutte le sue politiche interne per adattarle alla lettera dì tale accordo» (allusione fra l'altro anche al problema dei visti di ingresso a membri di partiti comunisti). A prima visto appare un gioco rischioso, per la mancanza per ora di obiettivi finali e non solo dimostrativi da parte della Casa Bianca e per la innegabile pressione che tali gesti esercita¬ tici della distensione; e il comportamento di Breznev ha attentissimi osservatori tra coloro che a Mosca si stanno preparando alla successione del vecchio leader e vorrebbero magari accelerarla. Carter ha dimostrato di voler essere coerente con Is sue promesse elettorali, ma v'è ancora un'aria di sperimentalismo intorno alle iniziative sue e della sua equipe che non sempre tranquillizza. Finora, i sovietici avevano anche cercato di aggirare il problema attribuendo al Dipartimento di Stato la «colpa » per le prese di posizione più dure e guardando a Carter per essere rassicurati. La lettera a Saeharov tronca questo « doppio gioco » e spiega le accresciute inquietudini dei sovietici, espresse sulla stampa russa e nella protesto di Dobrinin. Inoltre la lettera, dopo una serie di- mezze parole e di segnali incerti, è il primo colpo diretto portato dagli americani. Vittorio Zucconi