Anche con la nuova legge il drograto e nell'inferno di Luciano Curino
Anche con la nuova legge il drograto e nell'inferno Il clamoroso caso di Genova riacutizza la gravità del problema Anche con la nuova legge il drograto e nell'inferno Risultati deludenti dopo più di un anno dall'entrata in vigore della legge che disciplina gli stupefacenti Difficoltà per il ricovero negli ospedali - Per gli "uncinati dall'eroina" non c'è posto che in manicomio ;/ 30 dicembre 1975 la Gaz zetta Ulltciale pubblicava il testo della legge sulla «disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope: prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossico-dipendenza». Una legge lacunosa in alcuni punti, ma anche con buone intenzioni. Ora. dopo più di un anno, si conclude che le buone intenzioni sono rimaste sulla carta. Si può dire, anzi, che la situazione è peggiorata per le promesse non mantenute. La nuova legge vieta esplicitamente il ricovero dei drogati negli ospedali psichiatrici. Attilla alle Regioni il compito di costituire centri medici e di assistenza sociale per la cura e la riabilitazione dei tossicomani. In attesa dei centri regionali, la legge stabilisce che i drogati vengano accolti da ospedali prescelti dagli assessori regionali della Sanità. Un buon programma, ma la realtà qual è? Vediamola attraverso recenti titoli di giornali: ;iA Valenza un drogato Unisce in manicomio: non ci sono strutture per curarlo»: «C'è la nuova legge, mancano le strutture»: «Soltanto a condizione che sia moribondo. U drogato può trovare posto in ospedale»: «Giovani che chiedono di essere curati vengono rimandati a casa»: «Non c'è posto per i drogati»; «Mancano uomini e mezzi per recuperare i drogati»: «E' solo ci» è malato d'eroina»: «Al centro antidroga: sei drogato? Allora torna tra un mese»: «Gli eroinomani abbandonati a se stessi, le autorità giocano a scaricabarile, l'assistenza è nulla»: «Non ci sono centri per tossicomani». Quasi inesistente l'intervento dello Stato. Pochissime Regioni. Province. Comuni hanno fatto qualcosa, seppure insufficiente. Del recupero dei drogati si occupano soltanto, in modo «artigianale», anche se ricco di fantasia e buone intenzioni, i centri organizzati con criteri volontaristici. Don Ciotti, fondatore del «Gruppo Abele», uno di questi centri più attivi, dice: «La droga è un'epidemia gigantesca e non ci sono che pochi e minuscoli lazzaretti». Un altro che da sempre è interessato al grosso problema del recupero dei drogati, il professor Madeddu. primario dell'«Antonini» di Mombello, ha detto recentemente in un'intervista a un settimanale: «I tossicomani, quelli uncinati dall'eroina, sono senza futuro. Li hanno esclusi dall'assistenza psichiatrica. "Vi daremo i centri" gli hanno promesso. Ma le Regioni hanno poi scaricato la palla agli ospedali. E gli ospedali non li vogliono. I tossicomani ci vanno e gli ospedali li respingono». 1 drogati girano per le portinerie, le accettazioni. mendicano un letto, una flebo, uno psicologo che li stia a sentire. Gli rispondono di ripassare. Quando? Mali, fra un mese. La risposta lascia capire che se non ripassano è meglio. Continua Madeddu: «he ragioni del rifiuto? Il tossicomane è uno che effettivamente rompe le scatole. Che obiettivamente scombussola la vita del reparto. Uno che combina guai. Che non sta al gioco delle istituzioni, non osserva le regole elementari». Fa chiasso, vuole mangiare quando vuole, pretende continuamente qualcosa, magari scappa la notte per andarsi a fare un buco o si fa portare la droga in ospedale dagli amici. Gli ospedali, i medici si difendono. Dice uno di loro: «Perché scaricare tutto su di noi? Perché non tengono conto che, già cosi come è, la situazione ospedaliera è drammatica, quasi insostenibile? c7arpqrtnfOtmbtvplfmfrspèqLa legge parla di centri appo- siti? Ebbene, ci si decida a crearli. Se non altro, con personale e specialisti a disposizione, la smetteranno di intralciarci in un lavoro che è già precario di per sé». Qualche ospedale ha creato reparti specializzati per la cura medica mediante ricovero ambulatoriale dei drogati. Ma il tossicomane che vuole accedervi deve mettersi in «lista d'attesa» e aspettare settimane o mesi. Oppure avere buone raccomandazioni. Di solito, quando esce lamenta di avere avuto una cura affrettata e non idonea, assai presto ricomincia a bucarsi. Perché l'ospedale non basta; è indispensabile un'assistenza sociale che segna U drogato prima e dopo, soprattutto dopo la fase di disintossicazione. La nuova legge ha detto: «Bisogna fare così», ma ha parlato al vento. Da quando è apparsa sulla Gazzetta Uffi- nuli', il numero dei drogati è aumentato e l'elenco dei morti si è allungato. L'intossicato di famiglia facoltosa va a curarsi all'estero o in cliniche specializzate. Gli altri eroinomani, che sono la grande maggioranza (nel recente convegno milanese sul problema della droga è stato affermato che a Milano i tossi- comani sono circa SO mila e il 70-75 per cento appartengono al proletariato e sottoproletariato), quelli che non possono pagare la clinica privata, dunque, restano lincinoti. L'eroinomane, per procurarsi le dosi, ha bisogno di oltre un milione al mese. In genere, si procura il denaro con furti, rapine, prostituzione Oppure diventando a sua voi ta spacciatore: mostruosamente bianca». Quattro o cinquecen to tossicomani genovesi ave diffondendo i la « peste vano trovato il medico che j per tremila lire gli rilasciava | la ricetta per acquistare in farmacia la dose quotidiana: \ metadone, cloridrato di morÀfina, altri stupefacenti. Tra la ricetta e la spesa del farmaco j se la cavavano con circa 120 mila lire al mese. Un affarone per chi ha addosso la maledizione della droga. Un affarone anche per il medico. E' stato arrestato. Si è difeso: «Davo una mano a quei disgraziati per evitare che si rifornissero al mercato ! clandestino». Non ha mai pensato che con quelle sue ricette i ragazzi si distruggeva- ) no il cervello in un lento sui-j cidio? E ci guadagnava, anche. Sulle 300 mila lire ali giorno solo per staccare ri- \ cette. Adesso i suoi «pazienti», ri- \ masti senza ricette e senza dosi, sono alla disperazione. ì A Genova 400-500 ragazzi sol trono atrocemente, stanno | impazzendo. Che fare? La po-i tizia può soltanto segnalare il ! loro nome all'assessore regio naie alla Sanità «per i prowe dimenìi di competenza, signi ficando che il soggetto ha urgente necessità di cure medi che adeguate anclie in un am bulatorio medico-ospedaliero». Facile a dirsi. Ma. a più di un anno dalla nuova legge, le cose sono rimaste come prima. Il tossicomane resta nel suo inferno. Sola differenza: non è più considerato «criminale», ma «malato». Luciano Curino ! j i I ] ] ! | ■ i
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