Le piazze ed i palazzi del periodo fascista di Marziano Bernardi

Le piazze ed i palazzi del periodo fascista Mostra sull'architettura del Ventennio Le piazze ed i palazzi del periodo fascista Diminuita di qualche documcnI lo ma ugualmente efficace nella I sua funzione didattica, la mostra • li razionalismo o l'architettura Italiana durante il fascismo • o so si preferisco ■ tra le due guerre, 1919-1942 v cha, ordinata dagli ' architetti Silvia Danesi o Luciana Paletta nella ex chiesa di San Lorenzo, fu uno dei punti di forza dolio Biennale di Venezia, per accordo tra questa e la Regione Piomonte e la Provincia ed il Comune di Torino, secondo il programma di • decentramento culturale - della Biennale stossa. 6 ora visibilo ed apprezzabile nelle sale della Società Promotricn di Bolle Arti al Valentino. Ovviamente 6 una rassegna che. fitta di centinaia di disegni tecnici, schizzi, prospettive, plastici, fotografie, interessa in modo particolare gli architetti o gli urbanisti, gli studiosi delle due discipline, e di riflesso I politologi, i sociologi, i programmatori di sistemazioni territoriali e quindi anche gli ecologi: ma con pari se pur diverso interesse il pubblico medio vi troverà un compendio sia del gusto architettonico e decorativo, sia delle Ideologie che caratterizzarono un periodo della recente storia d'Italia, un ventennio • fatalo • come i famigerati ■ colli di Roma -. Tutto ciò il comune visitatore può apprenderlo leggendo di sala in sala lo succinto didascalie che sintetizzano 1 vari momenti progettuali o esecutivi riassunti I doli esposizione: cioè quanto fu I pensato od attuato nel decennio 1920 1930 nelle tre • aree culturali > di Torino. Milano, Roma: quindi, dopo il '30, il diffondersi del linguaggio • razionalista • moderatamente aggiornato rispetto allo correnti europeo: le funzioni svolle dalle Bionnali e Triennali di : Monza e di Milano, e In propagan; da esercitata sul plano teorico da riviste come • Casabella • e • QuaI drante •. oltre che da battaglieri ' gruppi di • oporntorl culturali • tipo Edoardo Persico, gli aderenti al : Miar (Movimento italiano per l'architettura razionale) e al uni.un:! se • Gruppo 7 •: Infine i modi con , cui furono affrontati i temi rela: tivi all'abitazione, ai grandi con. corsi nazionali, ai centri storici, agli editici pubblici e al nuovi organismi funzionali per II regime, alla Roma • imperiale • vaghoggia; la dalla megalomania nazionalisti' ca mussolinlana. all'ordinamento ' del territorio, alle citta di nuova fondazione specialmente laziali. Lo suddette didascalie intendono illustrare codesti momenti e , modi e temi: ed assolvono egro| glamente il loro compito, ma con I un linguaggio cosi concettoso cho I dilflcllmente sarà intoso da chi non | hn pratica di simili argomentazioni: e per di più questo • pane dol sapere > e spezzato da sala a sala. I si che passando dall'una all'altra 1 si dimentica ciò che si ò letto prima. Sarebbe stalo utilo al visitatore poter disporre di un pieghevole con ristampate le due limpide pagine di Danesi e Paletta che si leggono nel secondo volume del catalogo generalo della Biennale | 1976. Alcune Illustrazioni accomi pugnato da quelle didascalie avreb- I 1 bero cosi fornito al pubblico una ! « guida alla mostra • economica I senza costringerlo a ricorrere al : grosso volume edito dalla Bienna-1 le (costo: 10.000 lire). • Il raziona- : ' lismo e l'architettura italiana du- ! | r.inte il fascismo -, che contiene ; saogi di Castronovo. Ciucci. Dane- : , si. De Seta. Di Mauro. Pcrono. Fossati. Gregotti. Maniero. Bruni. ' ! Patella, più adatti a specialisti in '. : studi sull'architettura modorna che i j non a lettori di media cultura. Comunque le immagini che si : ■ susseguono durante la visita sono sufficienti a stabilire un percorso storico dal quale emergono alcune I verità. E la prima è che effettiva-1 mente un'altissima febbro di rin- | ' novamento. uno straordinario ger- i ' minare di Idee architettoniche sia nel campo nelle costruzioni civili sia nel campo delle costruzioni In! dustrinli contrassegnarono in Ita- ■ Ila l'avvento del Razionalismo. i quello più rigoroso e genuino, prima che si gridasse alla superfluitè d'ogni decorazione considerata i un insulto alla sincorita. e che lo •• scatolame • venisse a noia. A Torino la Fiat Lingotto di Mattò Trucco (1926-28). il Palazzo per Uffici di Riccardo Gualino progettato da Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini nel '28-'29 (che fe-1 ce strillare i conservatori torinesi indignati che le finestre fossero più larghe cho alte). I padiglioni per l'esposizione al Valentino del 1928 che vide il contrasto tra la corrente tradizionalista di Giovanni Chevalloy e quella modernista di Pagano (ma s'ebbero anche episodi comici come quello — lo ricordiamo benissimo — del padi- : gllono futurista Ideato da Prampolini che non stava in piedi, e dovettero correre a rimediarvi Chevalley e Pagano): a Milano, dopo II tentativo di Muzio, Fiocchi. De Finetti. Plzzigoni. Gigioni Zanini. Allago Novello di armonizzare il - ritorno all'ordino - programmato dal Novecento fascista (capeggiato dalla ninfa egerla del duce finché durò quella suggestione erotica) con le proposte dell'avanguardia, la puntuta razionalista dol • Grup| po 7 ■ con Figinl. Frette, Larco.. Libera. Pollini, Rava. Terragni: le raffinatezze sofisticate del . lilll'H(Banfi. Belgioloso. Peressutti. Rogers); a Como la Casa del Fascio (1932-36) e il Novocomum di Terragni: u Genova la Casa del Fascio di Dancri: a Firenze la nuova stazione di Michelucci e compagni: a Roma lo Casa per la gioventù in Trastevere del Moretti, gli studi d'Aloisio per lo Terme Littorie, i progetti per il Palazzo ' dol Littorio (Banfi. Belgioloso. Perossutti. Rogers): e quelli di Gio ! Ponti. Samonà. Cozzi. Levi Montai- I Cini. Pifferi. De Renzi. Vaccaro. i quelli per l'Università e la E. 42: | segnarono tappo importanti nei i cammino del rinnovamento architettonico italiano Alcune nostre | realizzazioni reggono il confronto — lo si vede In questa mostra — I con le migliori dell'estero. Ma enunciata questa verità si deve purtroppo riconoscere che il qrande movimento innovatore fu i vittima d'una drammatica illuslo' ne. La maggior parto degli nrchl! tetti nominati credettero sinccro: mento, ingenuamente cho la loro i aziono potesse coinciderò con le ' tesi politicho del fascismo, e quindi accettarono l'ideologia fascista, no fecero la bandiera del loro ope' rare. Mussolini aveva proclamato l'avvento di una nuova architettoi rn. In • architettura fascista », Perché non assecondarlo so dal suo | programma poteva nascere l'afteri inazione della loro estetica? Cosi sul progetto di Pagano. Lei vi Montalcini. AI0Ì3I0. Sottsass. ; Cuzzi per il concorso di Via Roma Nuova a Torino ( 1931 ) si poteva log' nere un'epigrafe Inneggiante alla nuova arto foscista. Eiavamo arni, ci di Giuseppe Pagano Pogatschnig. un irredento ch'era passato I nell'esercito italiano per combati (ere In guerra '15-18. Sapevamo I nual fiducia riponesse nella poli| tlea artistica retoricamente sbandierata dal duce. Oliando s'accor! SO elio ritmila visione • imperia; !e ■ avovn le basi di cartono ed | era un tradimento dolla sua propria coscienza, le suo Ideo mutarono e pagò la sua resipiscenza con la morto a Mauthausen Non diversamente avvenne, sia pure senza ugual tragedia, ma con pari delusione d'ideali, a tanti suoi colleglli che avevano • creduto », e furono invece • strumentalizzati ». Viste le folllo degli • sventramenti ■ romani, dol Foro Italico, della piacentlnlann e spaccarelI liana Via della Conciliazione, degli isolamenti archeologici della Via ilei!'Impuro, la dialettica della mostra si può riassumere con un esempio fornito da Torino: da un lato l'onesto funzionalismo del Palazzo degli Uffici di Corso. Vittorio, dall'altro l'onfatlco obbrobrio . iittorio • della torre che sconcia Piazza Castel'o. e che purtroppo lo bombe della guerra risparmiarono Marziano Bernardi