Scusa, che pensi dell'Urss? di Stefano Reggiani

Scusa, che pensi dell'Urss? Scusa, che pensi dell'Urss? (Segue dalla 1* pagina) c un miliardario. I poi: badiamo bene, : . Il l i ■■ non c'è delinquenza perche esiste un costume sano nel popolo. Il compagno Minucci, che c'è stato, ci assicura che c'è partecipazione | sopralludo tra i giovani. E* una I società viva nella quale c'è mol- ■ la cultura: la burocrazia non ; impedisce la discussione, sem! mai intralcia le decisioni. Cerio. bisogna essere contro lu burocrazia: ma bisogna anche ricordarsi che l'I i- uiutu la coesistenza pacifica e la nazione palestinese». rulli prelibano, in vario mo\ do: «Il modello che cerchiamo è i nuovo anche per noi, è unu spe: eie di intreccio ira borghesi e ' operai ». Interviene ancora Sci tu: • Noi sembriamo revisionisii, ma solo per costrizione sio ; rica, perché esistono i blocchi militari contrapposti Ma lu slraj legia è il socialismo, i padroni ; devono scomparire ». Cumulo ! rt corregge: « I padroni restino. [ mu con la programmazione ». i Sandri puntualizza: « Non ci I interessa sapere che cosa sarà dei padroni, ci basta togliergli spazio, portare la classe opera- ■ ia ad essere anche classe diri genie, di governo». Ada sesta sezione in via San Rocchetto, in una piccola aula i clic dà su un cortile asfaltalo. presso un osteria, si tiene una lezione su Gramsci. La relatrice spiega i principi dell'egemonia secondo lo scrinare e teorico comunista: la conquista di un consenso dentro il corpo sociulc che legittimi l'amministrazione del potere. Si parla anche dell'esperienza sovieticu, dell'assalto al Palazzo d'inverno. Nel dibattilo che segue uno studente e mollo reciso: «In Russia è continuala lu dittatura degli zar, Stulin era un borghese. Il socialismo non esiste in nessunu parie del mondo». Una signora interviene ridendo, forse ironica: «Il bel sol dell'avvenir che non sorge mai». La relatrice si afferra al 'bH. dice che bisogna partire di li. Un pciisionato suscita qualche imbarazzo parlando dcllu 'ricchezza mobile», invece elle della scala mobile, ma forse Ila ragione lui. Un altro anziano dice che per capire bene le cose ci vorrebbe la lesta di Mussolini: rimbeccato, spiega che si tratta di un aneddoto del suo paese natale, appunto Predappio: Mussolini cercava un cappello e non ce n'era uno che gli andasse bene, tanto aveva la zucca grande. Uopo la relazione e il dibattito, con alcuni militanti ICostamagna. Avanzi) si /tarla delt'Urss. Il senso del discorso è questo': «I comunisti italiani e quelli sovietici debbono man¬ tenere stretti rapporti, anche se non esistono modelli da seguire c ognuno deve interpretare la propria storia nazionale. I.'internazionalismo non e decaduto c non bisogna riunciarvi. Quanto alla Cecoslovacchia e al dissenso che vi è scoppiato ci pare che il caso sia slato strumentalizzato da una parte dei giornali ». E l'accettazione della Nato? « E' una cosa che a molti di noi sia sullo stomaco, per qualcuno dei vecchi militanti è stato addirittura uno choc doverlu accettare, mu vi siamo costretti dalla situazione internazionale ». Ci si chiede se la polemica suìl'Urss, intorno al dissenso, se le posizioni uutonutne prese dal pei in politica internazionale pesino troppo sui militanti più anziani: se un cerio disagio nel tesseramento, una certa pigrizia documentata nel rinnovo delle iscrizioni non dipendano dalla crisi del modello sovietico, dalla crisi delle speranze certe. Sono domande che suonano parziali ed inesatte giù nella frmulazione. insognerebbe 'orse chiedersi se le critiche ufficiali all'Urss da parte del pei non siano servite da schermo e pretesto per lo scontento di una parte della buse. Dice una militante: «Il disagio nasce dalla nostra siiuazione interna, l.e accuse e le perplessità più forti nascono dalla nostra : quasi fiducia al governo An drcotti. Non tulli capiscono le necessità di una strategia come quella uttualc, e magari pensano i che la de approfitti dei comuniI sii per continuare una vecchia politica » /: avevano detto alla sezione quarantacinquesima: «Vogliamo metterci d'accordo. I con i cattolici, non con la de». Non sono osservazioni nuove da parte della base comunista, ma si inseriscono in un contesto ! difficile, mentre preme la congiuntura e si riapre il terrori■ sino. «Dobbiamo faticare a convincere i compagni che la pena di morte, che essi invocano per terroristi e delinquenti comuni, , non servirebbe, che bisogna pre I venire i reali e non lare soliamo | la repressione ». /strategia | nuova del pei, secondo la rela! trice studiosa di Gramsci, porte1 rà ad una ditte, selezione nel parlilo. Le chiedono che cosa intenda dire, e lei risponde: «Finora è stato abbastanza facile essere comunisti, addirittura neI gli anni scorsi c'è siala una gara I nelle iscrizioni. Adesso è diverso, adesso ognuno deve fare la sua parie ». E poi con un Iona ! troppo emotivo per una militatij te, ma sinceramente turbata: t «Può anche darsi che fra tre | mesi si vada alle elezioni e che questa sia lu fine della prima Re pubblica». Stefano Reggiani

Persone citate: Gramsci, Iona, Minucci, Mussolini, Sandri

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Predappio, Russia, Urss