Scusa, che pensi dell'Urss? di Stefano Reggiani

Scusa, che pensi dell'Urss? La "base,, del pei tra il dissenso e lo Stato guida Scusa, che pensi dell'Urss? Il sindaco di VallemostO nel lliellese ha 60 anni, dal '50 è iscritto al pei, si chiama Gianni Redatto ed ha una piccola officina. Nei giorni scorsi ha scritto due leti ere, la prima ii7/'( 'nit.'i, la seconda al sindaco di Praga. Spiega: «Due lettere solo apparentemente contraddittorie» . La prima, pubblicata dal quotidiano del partito comunista, conteneva una dura critica ai giornalisti della tv che avevano interrogalo il direttore e il vicedirettore della Literaturnaia Gazcta «dimostrando faziosità doci fare una penosa e faccn-figura ». Aggiungeva Bedollo che il mal- vezzo di alcuni giornalisti «si spinge al punto di controbattere coloro che ritengono avversari anche usando i nostri argomenti : dimenticando che le nostre critiche sono volte u migliorare e possibilmente a correggere eventuali errori e non a distruggere un sistema che, lo si voglia o no. ha già cambialo la faccia del mondo». L'Unità postillava avvertendo di aver ricevuto «altre lettere duramente critiche per il comportamento dei giornalisti televisivi italiani». E la seconda lettera? Non ha avuto la pubblicità e l'eco della prima, ma almeno l'approvazione della giunta comunale. Im riassumiamo: «Caro collega di Praga, sono il sindaco di un piccolo centro del Bicllese, qui siamo in prevalenza operai lessili o metalmeccanici, un poco preoccupali per le notizie che ci J giungono dalla Cecoslovacchia 1 i- chiedo di usare la sua autori- tà e la tua influenza perché nul- la di male accada ai firmatari della Carta del dissenso. Noi pensiumo che il socialismo non debba aver bisogno dei carri ar mali altrui, ne aver paura delcontrasto delle idee. Tanti defe-retiti saluti». Redatto spiega di aver s/wru- to contemporaneamente su duefronti per un bisogno di chiarez- za. Si parla molto a Vallemosso di politica estera? «Moltissimo, 1 j0 ho l'officina sulla strada e i | compagni si fermano a parlare, che dicono sul!'Urss? «Sa. la"ba- si: semplifica in modo polemico. \ Sono lunghe discussioni, sull'eu- : rocomunismo. sull'Urss. sul dis- senso nell'Europa orientale» . E i fezionati a dell'Urss». Dicono che i dissidenti hanno preso la laurea a spese dello Stalo e poi si permettono di fare tante critiche. Noi dobbiamo spiegare con pazienza la posizione del partilo, che ammette il dissenso e lo difende sul giornale». Si convincono? «Con i giovani nun ci sono problemi, con gli anziani è più difficile; spesso Isono stalinisti, sentimentali, afun certo modello o Se a Vaticinassi) si discute così animatamente, che accadrà nei grandi centri industriali, nelle aree urbane dove la base è tutta operaia, dove i ricordi sono spesso dolorosi, le speranze e i miti più necessari? Saltando per una volta i quadri dirigenti (sappiamo giù le posizioni, le ! scelte) siamo andati a cercare i jmilitanti della base a Torino. j Senza nessuna tesi da dimostra- re. soltanto per ascollare: senza I cercare interlocutori troppo \ esemplari o precoslituili. . Si su che quando sono in que- ìslione modelli. Stati-guida, uto- I pie ognuno ha le sue debolezze ! (sia che interroghi, sìa che ri-, sponda). Si sa clic una discus- > siane siill'Urss, cercata all'intcr- no del pei. ha bisogno, da una porte e dall'altra, dì una certa j dose di fiducioso abbandono. j Nella sezione quarantacinquesi- \ cinque. Cantatore. Sandri. Bur- iSu. Giorni. Nctlis, quattro ope-1 mu. che affaccia una vetrina il- 1luminata sulla sera brumosa diìvia Filadelfia, si sono riuniti in | rat à è e un impiegalo. Dicono: «I giornali ci marciano con questa storia del dissenso». Poi ognuno porta il suo contributo. Sandri: «Prendere le distanze dall'Urss non vuol mica dire diventare suoi nemici. E' impossibile disconoscere il valore della sua esperienza storica, anche se bisogna ammettere che come modello per noi non va bene, non è realizzabile in Italia». Cantatore: «L'Unione Sovietica è ii primo paese socialista, ha sconfitto il nazismo, durante la guerra fredda s'è battuta contro il capitalismo; dopo, ha sempre lavorato per la pace. Purtroppo c'e stala una distorsione nel sistema, non si e sviluppato il i rapporto necessario tra sociali smo e democrazia. Noi lo rico noseiamo e diciamo anche che ] la nostra situazione e diversa: ; siamo in una società capitalista. \ qui non si può fare la rivoluzio ! ne d'ottobre, sarebbe assurdo». Sur uhi: «Il nostro nuovo mo- dello nasce dal W, dall'autunno \caldo». Burba: «lo credo che '. l'eurocomunismo possa miglio- 1 rare il comunismo sovietico: per j questo si può dire che il dissen j so e positivo. Nell'Europa del j l'Est il comunismo è stalo imIportato e imposto con la guerra, \ e adesso si capisce che non stato un bene, non ha aiutato 1 andare contro la rivoluzione, \^er conto mio Solzcnicyn è un i nascila di un buon comunismo , i*0 c la • Ai . 11 1- Giorni: «Al tempo II disse.,- dev essere costruttivo. _ non bel reazionario; la dialettica de ve avvenire all'Intèrno del socialismo. Mi sono spiegato?*. Chiediamo: «Ma se si arrivasse a una prova di forza? Qualcuno ha ipotizzato una scomunica del pei da parte dell'Urss». Giorni: «Eh, eh, le scomuniche aiutano a crescere, domandatelo a papa Pacelli. No. la Russia non lo farebbe mai: noi vogliamo solo aiutarla». Interviene Nettis: «Una cosa dev'essere chiara: il dissenso va bene, è utile, se resta un problema interno dei comunisti. Uno come Solzcnicyn e un pudrone. Stefano Reggiani (Continua a pagina 2 in seconda colonna)

Persone citate: Burba, Nettis, Pacelli, Sandri