Mito sinistro del bandito Vallanzasca nemico pubblico n. 1 come Dillinger

Mito sinistro del bandito Vallanzasca nemico pubblico n. 1 come Dillinger Entrato nel delitto non per necessità, ma per Vocazione Mito sinistro del bandito Vallanzasca nemico pubblico n. 1 come Dillinger Condannato a due ergastoli, gli vengono attribuiti omicidi, rapine e il sequestro di Emanuela Trapani ai complici del bandito che ha ucciso 2 agenti a Bergamo iDal nostro inviato specie^.; , Milano. 7 febbraio. lIn pochi mesi è divenuto I pim mito, un genio del male, j v« Viva Vallanzasca » è scritto ! acol gesso su una casa della mComaslna. quartiere ghetto, oCondannato, per ora. a due tergastoli. Gli attribuiscono ; csei, otto omicidi, una ventina I De più dirupine. E c'è il seque ! dstro di Emanuela Trapani, fi- ! oglia del « re dei cosmetici ». Renato Vallanzasca, milanese di ventisette anni, è definito «pericolo pubblico numero uno», come lo fu Dillinger nell'America degli Anni Trenta. Dillinger, appunto: si direbbe che Vallanzasca lo abbia preso come modello ngpczro«7«Io non sono una vittima ! cdella società» ha detto alla 1 Trapani. «Da ragazzo ho stu i spdqglidiato. i miei non avevano difficoltà per mantenermi agli studi. Riuscivo bene in tutte le materie. Meno che in condotta, naturalmente». E' nato in via Porpora, una ,, strada tranquilla e operosa |ldella vecchia Milano. Fami , tglia normale con un negozio Icdi abbigliamento. Uno che ha I mfatto le elementari con Rena- |dto Vallanzasca lo ricorda: «A nove anni si faceva vedere con un giubbotto di pelle e la sigaretta senza filtro. Voleva insegnarci come si aprono le portiere delle macchine». Ha studiato da ragioniere, ma è apparso presto evidente che quella non sarebbe stata la sua strada. Dice la madre: hclI srI i! s! sI l«Non faceva che chiedermi Bsoldi. E non gli bastavano j pmai. Voleva sempre offrire vV ida bere a tutti, voleva fare il grande. E quando ha comin v; pdciato a guardare le ragazze. È Tstata la fine». Ha scelto la pe- friferia, la Comasina. con i ca- £sermoni-dormitori. i bar con 5biliardo e. di notte, i falò del- dle prostitute nei prati. La sua carriera nel delitto incomincia con i furti d'auto. Vallanzasca viene dunque dalla gavetta. La polizia lo ferma a Ì4 anni, il giudice lo assolve con una paternale. Due anni dopo entra In un riformatorio e quando ne esce la sa lunga: ammaestrato e indurito, non ci mette molto a diventare un capo alla Comasina. Con la sua banda rapina un portavalori alla stazione di Lambrate, poi un supermercato (53 milioni). Si sposa, ha un figlio. Conclusa una rapina, ne progetta un'altra. Alla fine del '73 lo arrestano con venti mandati di cattura. Tre anni a San Vittore (nello stesso carcere, anche lui per rapina, c'è il fratello Roberto più giovane di tre anni) dove tenta il suicidio per nostalgia della moglie. Nel luglio '76 si fa ricoverare all'ospedale Agostino Bassi per epatite virale, corrompe un custode ed esce dalla porta principale in pigiama e pantofole e con un gettone per telefonare ad amici, che vengono a prenderlo. Va a cercare moglie e figlio. Scomparsi. Sembra che la donna viva ora con un altro. Fino a questo momento Vallanzasca è stato un «caso» milanese. Entra nelle cronache di tutti i giornali d'Italia l'autunno scorso. In pochi giorni vengono uccisi a rivol. teliate il medico Premoli in una via di Milano, il commesso Bisceglie in una banca di Adria, l'agente Lucchesi della Stradale ggTndi Montecatini. La I polizia sembra non avere I dubbi: è Vallanzasca, il «oan- dito che si droga per ammaz- ! zare». Nel mese di novembre, ! la banda Vallanzasca si scon- j tra con la polizia in piazza j Vetra di Milano. Si spara co me nei film. Uccisi il briga- diere R.ipani e Renato Carluc- 'ciò, luogotenente di Vallanza sca. E lui, il capo? Fuggito con una donna e un bimbo come ostaggi. La sua fotografia è su tutti ì giornali. Bel ! giovane, del genere cattivo. , Straordinariamente megn : lomane, Vallanzasca coltiva il I proprio mito. Concede inter viste clandestine. Dichiara di | avere scelto la strada del cri mine perché «con il denaro si ottiene tutto». E' sempre mol to elegante. Vestito blu, pan; ciotto, cravatta grigioperla. I Dice: «Io in genere porto ad! dosso una pistola e una bom! oa a mano. E' del tipo ana- nas. di trenta metri di rag- j gio». Perché la bomba? «Mi potrei trovare a combattere contro sei. dieci, dodici poli-1 ziottt e in tal caso una bomba '. ristabilirebbe un certo equili | orio». E' vero che si droga? ! «Tutte storie, lo la droga so-1 710 anni che non so più che j ! cosa s'a" 1 H mito sinistro di Vallanza i sca dilaga. Viene definito «ca po della più pericolosa gang del dopoguerra». Pare che questa valutazione lo lusinghi, lo inebri. Si esalta nel delitto. Dice nelle sue spavalde interviste che non si fida del- ,, |ln giustizia perché, in passa , tcj lo ™«nno assolto per reati Iche e*1J »veva realmente com I messo. Adesso gli buttano ad |dosso.anche de} reati che non ha commesso? E' un fatto che si vede il marchio di Vallanzasca nelle imprese più I sanguinose, negli assalti a raffiche di mitra, nelle auto I in fuga a duecento all'ora con ! sparatorie e uccisioni per ! sfuggire ai blocchi. I In un'intervista Renato Vallanzasca ha annunciato il prò Bett,° « andarsene da qualche j p,arte' f°rse in s,ud America e vi''ere tranquillo. Se vuule-, ini., (vi,. cnlrti .... ti'. ri, >.) 111 ■ vivere tranquillo. Se vuu'.e ; può farlo, soldi ne ha: quelli delle rapine e del riscatto T™P!in[ Mn vuo'e veramente f"1™1?5'' rinunciando a»™» £1 ■ «*• 5™""e!alnT^E™,™f B d?JLra s"a Prigioniera «o*iii giorno mi faceva vedere i |giornali che parlavano di lui». |Tutti i rapitori si preoccupano di nascondere il proprio volto e invece, | chi è. | Dice Vallanzasca identità. Vallanzasca, tiene a far sapere di essere entrato nel delitto non per necessità, ma per vocazione. _arrivato al vertice. Ha rice-E vuto la nomina di «numero uno». Dellu stessa pasta di Dillinger. non lascia volontariamente la scena. Luciano Curino (Dal nostro corrispondente) Bergamo. 7 febbraio. (u.g.) Caccia ai tre complici del bandito che ieri mattina, fermato per un controllo sull'autostrada Milano-Bergamo, da due agenti della polizia stradale, li ha uccisi ed è pma4invneastato poi a sua volta abbattu- Qto dai colleglli della vittima. Il malvivente faceva parte, si dice, della banda Vallanzasca. Antonio Furiati, 28 anni, residente a Cesano Maderno, che ha ucciso i due agenti, aveva un triste curriculum: denunce per rapina, oltraggio, evasione, porto abusivo d'arma da fuoco. Fra le sue «imprese», una rapina ad una banca di piazza Wagner a Milano nel 1973 e successivo arresto e poi la libertà provvisoria. Nuovamente arrestato due anni dopo, era stato scarcerato nel dicembre scorso, poco prima di Natale. Andava in giro indossando abiti ricer nardzpmnpzcztscmgtpcati, costosi, che gli davano lun aspetto distinto. Nascon deva alla cintola la cartuccera colma di proiettili per la sua Smith e Wesson e orribili tatuaggi sul petto: un viso di donna all'altezza del cuore e la scritta «Le donne sono tutte p...». Si dice, ma non si hanno dati certi, che fosse anche dedito alla droga. Furiati, identificato dalle impronte digitali, aveva con sé, in particolare, cinque banconote da 100 mila lire runa e due fotografie, una di una ragazza, la stessa del tatuaggio, che è stata indicata come la fidanzata di Renato Vallan-1 zasca, e l'altra di un giovane, presumibilmente un amico o meglio un bandito come lui. Le indagini sono condotte dai i carabinieri e dalla polizia di 1 Milano e di Bergamo. Tra l'altro continuano gli accertamenti sulle banconote per stabilire se non facesse parte della somma pagata per qualche riscatto. : I | j 1 '. | ! 1 j -, ■ Dalminc. I corpi dei due agenti uccisi sull'autostrada in una sparatoria con i presunti complici di Vallanzasca (Ap)