La Borsa di Torino Non è di serie B"

La Borsa di Torino Non è di serie B" C'è la proposta di sopprimerla La Borsa di Torino Non è di serie B Viva preoccupazione hanno destato, negli ambienti della Borsa di Torino, le dichiarazioni rese giovedì alla commissione Finanze e Tesoro della Camera dal ministro StammatI, In merito al futuro delle Borse minori. StammatI ha detto esplicitamente che esistono due orientamenti: uno tendente alla trasformazione In mercati locali, con funzioni intermediarle più limitate, delle Borse minori; un altro che vorrebbe la loro soppressione pura e semplice, lasciando sopravvivere solo quelle di Roma e Milano. « /I ministro del Tesoro — ha commentato un agente di cambio torinese — ha sposalo le tesi espresse tempo fa su un quotidiano milanese dal collega Berti dt Firenze, cioè dal rappresentante di una piazza che conta soltanto due agenti di cambio e ha un giro dt affari annuo dt appena 6 miliardi dt lire, una cifra che a Milano si raggiunge In un solo giorno, e a Torino in un mese. Si capisce che questo collega pensi di chiudere bottega e dt trasferirsi a Roma, dove oltre tutto ha un parente che la lo stesso lavoro ». Quella di Torino, si fa notare jnon è una Borsa ■ minore >: vi operano 33 agenti di cambio lanche se ne ha persi 10 in due anni), contro 1 38 di Roma, con un volume di scambi che fino a qualche unno fa era superiore a quello della capitale, e che nel '76 ha raggiunto 1 60 miliardi di lire; senza contare gli affari che vengono « dirottati > su Milano. E queste sono soltanto le cifre ufficiali: ma occorre precisare che molti operatori, l! j d, eUnl per timore del fisco, denunciano somme Inferiori a quelle effettivamente trattate. Borse « minori » sono se mal. oltre a quella dt Firenze, quelle — di dimensioni suppergiù uguall — di Trieste, Venezia. Palermo e Bologna. Sono queste di cui si pub discutere la soppressione, non certamente Torino, Genova, Homa o Napoli, che svolgono un prezioso lavoro di raccolta del risparmio. Del resto — si osserva negli ambienti borsistici torinesi — una concentrazione degli affari sulla piazza di Milano (che già ora ne assorbe 11 70-80'■) — provocherebbe una congestione difficile da fronteggiare con gli strumenti tecnici oggi disponibili. Soluzioni di questo tipo sono già state tentate all'estero, non sempre con successo, e In ogni caso con particolari accorgimenti, come la > chiamata » continua (Wall Street), la contrattazione separata per categorie diverse di titoli (Parigi), la suddivisione del mercato In aree con operatori specializzati (Londra). Va infine ricordato che in mo! ti Paesi esiste un certo numero l dt Borse locali, e nessuno pensa In Francia se ne ! contano sei oltre a Parigi, in Germania sei. In Svizzera sette. In Giappone otto (ce n'è una persino a Sapporo). Il problema reale — dicono alla Borsa di Torino - è quello di razionalizzare I rapporti fra Milano e le altre piazze, anche con l'ausilio dell'informatica: c'è un cervello elettronico in Piazza degli affari, perché non farlo funzionare? r_ cr,.

Persone citate: Homa, Stammati