Perché il declino delle forze di mezzo

Perché il declino delle forze di mezzo AMENDOLA RISPONDE A SPADOLINI Perché il declino delle forze di mezzo A Giovanni Spadolini va riconosciuto il merito di avere iniziato in Italia, con pochi altri, sotto l'impulso di Federico ('hahod. gli studi di storia contemporanea. Perciò non posso nor rispondere alle riserve di metodo ed alle critiche di contenuto avanzate nel suo articolo « Ckime fare Sa Storia della Repubblica » («La Stampa» del 26 gennaio) al mio libro « Gli anni della Repubblica» (Uditori Riuniti). Le difficoltà di scrivere la gacstoria di un periodo recente I qdei quale tutti siamo stati prò 1 tagonisti sono innumerevoli. L ! le difficoltà principali non stan-1 no tanto nel fatto che la mag-1 gior parte delle fonti è ancora 'COperta dal segreto, quanto i nell'ostacolo che, all'interno delle coscienze di ogni studio- ; so e di ogni lettore, impedisce di comprendere quali sono sta- te le ragioni non solo della | propria parte, ma anche quel-1 ie degli avversari, e di supc-Inie cosi ogni visione soggetti-1 va e di parte, per giungere ad una ricostruzione oggettiva del- la linei di sviluppo di proces-[ si ancora in corso. I Attraverso lo studio della ì storia contemporanea si aliar-1 ga la conoscenza del reale significato di fatti che hanno largamente detcrminato le condizioni della lotta politica, e si rinnovano prevenzioni, risentimenti, deformazioni, leggende, che ostacolano un reale confronto tra forze politiche di- bisogna avviare, con la più larga partecipazione popolare, la costruzione di una società nuova, la conoscenza della storia della Repubblica appare necessaria perché vi sia in tutti la consapevolezza delle cause della crisi e quindi dell'opera di risanamento da compiere. Il mio intento, con la pubblicazione de « Gli anni della Re¬ verse. Se per uscire dalla crisi pubblica », non è stato quello ! di fornire una storia della Re-! pubblica già scritta, ma di a- j vanzare una interpretazione e.'di porre quesiti a cui bisogne- ! rebbe cercare di rispondere, i col concorso di studiosi di di-1 verso orientamento, se non si vorrà procedere alla cieca. Spadolini può chiedersi, certo, « fino a dove siamo nel campo della storia e non entriamo in quello della politica ». E' un dubbio legittimo. Al quale posso rispondere con i sincerità, riconoscendo che i saggi pubblicati nel corso degli anni erano certamente momenti di azione politica, an-1 che se volli ad una valutazione critica delle esperienze vissute' dai popolo italiano, mentre ; nell'introduzione ho cercato di ; compiere già un lavoro prepa- [ ratorio di una più meditata ri- j flessióne storica. Ma la distili/ione ira storia e politica resta sempre, Spadolini lo rico- i noscerà. una operazione difficile ed, in ultima analisi, artificiale. Una legittima riserva Spado-1 lini avanza in merito alla prò posta di pcriodizzazione Wcaia nel capitolo introduttivo. E noto che ogni proposta di pcriodizzazione risponde a par- ticolari esigenze di ricerca, se- condo criteri essenzialmente ! pratici, e quindi largamente opinabili. La pcriodizzazione proposta è fondata sulla indicazione di punti di svolta essenzialmente politici, di passaggio dall'una all'altra fase della lotta politica. La funzione preminente dei partiti, la subordinazione delle esigenze dello sviluppo democratico a quelli che erano, o sembravano essere, i motivi di interesse politico sentiti dal partito più forte, della D.C., per costituire c poi difendere, con ogni mezzo, il proprio preponderante potere, credo che giustificano la scelta di tali momenti di svolta. 11 lungo braccio di ferro tra D.C. e P.C.I., che non ha conosciuto momenti di sosta du- lante "tutto yr'Vrcniennio", ha dato ai momenti di svolta po- ,. . ... ., , 1 .. litica un rilievo più forte di dai punti di quello assunto dai punti svolta del ciclo economico (sc- condo una pcriodizzazione da me usata in altre occasioni). Ma credo che Spadolini abbia avanzato le sue riserve non tanto contro la scelta dei periodi, ma, soprattutto, al fatto di avere chiamato « dominio democratico - cristiano » quello che va dal 18 aprile '-18 al 7 giugno 1953. Non nego che anche in quel periodo ci siano stati nell'ai- leanza tra D.C. e partiti laici momenti di « aspra diiaccrazio-ne », che dovrebbero_ essere il- lustrati da chi ha più diretta conoscenza dello stato dei rap- „ ™.!!MÌ7r. "Ì^Tc!!!! porti esistenti tra D.C. c partiti alleati in quegli anni. Il fatto è che tali momenti non hanno impedito alla D.C. di gante lai direzione dello Stato relegando i partiti alleati ad ini ruolo minore e subordinato, Indicare quel periodo come « periodo del centrismo » non mi sembra giusto, perché il centrismo, come formula poli- tica, è sopravvissuto al 7 giù- ] gno ed è di fatto durato fino l al 1960. Negli anni della pri- j ma legislatura la D.C., guidata j fermamente da IX- Gaspcri, im- ; pose ai partiti alleati il suo ! predominio. Non è che io ab-Ibla voluto intenzionalmente | ridurre la funzione svolta dai partiti alleati, del P.S.D.I.. del P.R.I.. del P.L.I.. Il fatto è che quei partiti giuocarono in quel periodo le loro possibili tà di esercitare una funzione | autonoma, e finirono con l'ac-l cenare la conclusione della le- j gislatura, cioè l'approvazione della legge maggioritaria. I E' significativo che la deno-| minazionc di «legge truffa » | sia oggi unanimemente accct tata, e che non sia stata ten tata dai partiti laici dello schic- ; ramento centrista una qualche j difesa o giustificazione dei mo-| tivi che li spinsero ad appro- l vare quella sciagurata decisio- j ne. In quel modo i partiti lai-i ci si preclusero la possibilità j di svolgere, nella nuova situa-! zionc creata dal voto del 7 giugno e dall'espansione mo nopolìstica, una funzione sti- molatrice per la creazione di nuovi rapporti politici, funzione che venne invece svolta dal P.S.I. che aveva, col congrcs to di Torino del 1955, ripreso la sua iniziativa, dopo aver ri- costituito la sua autonoma for- za nell'alleanza con il P.C.I. j In ogni modo l'evoluzione dei ! rapporti tra D.C], e partiti al- leali è un capitolo di quella ; storia della Repubblica ancora da scrivere. Spadolini ha il dubbio che Iio voglia porre « una pregiti- . diziale limitativa » sul « ruolo, I passato e futuro, delle forze laiche (e anche socialiste) ». Questa critica mi è stata più volte falla anche dai compagni ! socialisti. In realtà è con pro! (onda preoccupazione che ho j j dovuto constatare la progres- ' 'siva limitazione del ruolo enei-| ! tivamente svolto dalle forze i laiche (ed anche socialiste). 1 Con preoccupazione perché so- j no stato, e rimango ancora, convinto della funzione positiva della componente socialista (ed anche di quella democratica laica) nella vita del Paese. Il problema è stato più volle posto, e deve essere au ze socialiste e gliono ancora laiche, contare. e vocome i tocriticamente risolto dalle for legittimamente pretendono e come è utile nell'interesse ge nerale della democrazia italia- na. nella vita politica italiana, Nelle elezioni del 2 giugno 1946 il P.S.I. raccolse il 20°o dei voti. Nel 1976 la somma, politicamente discutibile, dei voti socialisti e socialdemocratici supera di poco il I 3°<« ilei voti (13,11%). Nel 19-16 la somma dei voti raccolti dal Partito Repubblicano, dalla Concentrazione democratica, dal Partito d'Azione raggiunse il 6.26V Nel 1976 il P.R.I raccoglie il 3.16%. Tra il 1966 cd il 1976 il P.C.I. è passato dal 18.96% al 3-4.4-1%, con un balzo di 1? punti. La D.C., .u traverso alterne vicende, è pas saia dal 35.80% del 1946 al 38,70% del 1976. Ora questa perdita di posizioni dei socialisti e dei repub- blicani pone interrogativi, ri masti fino ad ora senza soddi sfacenti risposte. (Una prima e ancora parziale risposta è ve nuta dal Convegno di Stilili Sti cialisti a Parma). Anche i li lx-rali sono passati da un 10% circa (raccolti in varie liste) all'1,30%. Questo declino delle forze socialiste e laiche pone molti interrogativi. Perché nel 1946 tutte le correnti antifasciste democratiche e laiche, che pur avevano svolto una funzione importante nella lot¬ la antifascista, non riuscirono a raccogliere che una piccola quota di suffragi? !'. perche il P.S.I., che nel '46 conquistò il ragioni, politiche ed organizzative, del loro arretramento, non potranno portare avanti co., successo alcun tentativo di reale rinnovamento. Sollevare primo posto tra i partiti della sinistra, battendo, anche se di misura, il P.C.!.. si è ritrovato nel '76 con un 10% dei voti di fronte al 34% dei comuni- sti? Se socialisti e repubblicani non riescono ad individuare le questi interrogativi non vuol dire porre, come teme Spailo lini, «una pregiudiziale limi lativa » nei confronti delle for 26 laiche e socialiste, ma solle citare una loro ripresa indiSpensabile al progresso politico del Paese. Il compromesso storico non potrà attuarsi con un rapporto diretto tra P.C.I. e D.C., e potrà essere soltanto il risultato dell'incontro delle ' tre componenti (democristiana, socialista e comunista) del movimento popolare italiano. I Giorgio Amendola . i j 1 I ' l .. | ! j I ; \ ' I |

Persone citate: Amendola, Giorgio Amendola, Giovanni Spadolini, Spadolini

Luoghi citati: Italia, Parma, Torino