La guerra di Pisacane di Alfredo Venturi

La guerra di Pisacane Una figur- "modcrna»del gjg?rgfa»ento La guerra di Pisacane Luciano Russi: « Pisacane e | i I »_ 1111 I[ la rivoluzione fallita » con ; « Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49 », ' di Carlo Pisacane, Ed. Ja- ] ca Book, pag. 376, lire 5000. ',ISi tratta di una riedizione integrale del celebre testo di ]Pisacane. preceduto a mo' |d'introduzione dal saggio di itesti più interessanti della let telatura polìtica risorgimentale, e uno dei personaggi più contraddittoriamente «moderni» di quella stagione storica. Indicato fra i precursori dell'anarchismo italiano. Pisa cane era uscito da una famiglia del patriziato minore di Napoli borbonica, si era formato nel celebre collegio militare della Nunziatella, per poi interrompere con una fu ga d'amore una brillante carriera castrense. Il biennio fati I dico lo vide nel '48 a Milano, ; „„, „ D„_„ ,„,.,,„„„,. ' nel 49 a noma, testimone e 1 „.„,,...„„,.,.. j.n' ... . . protagonista delle vicende mi u,„ri „v,_ ,„„,.„„,„w, „„„, Utari cne racconterà con scru iTcZn^0 nella ,,Guer ra combattuta». Russi, già pubblicato quattro !anni fa dallo stesso editore: isicché ci si domanda perché mai le indicazioni bibliografi-che del volume non privilegi-no il ruolo dello sfortunato incursore di Sapri. Con que- sto non si vuol togliere nullaall'analisi di Russi davvero at tenta e penetrante. Ricompare dunque uno dei Ecco dunque il patrizio ri tc"c tifil Sud alle Prese con la ^questione militare», cioè col | mento bellico più appropria-; I. * . . ■■•..>. aal [ problema di definire lo stru-1 ; ' ] to rispetto agli obbiettivi del-1 la rivoluzione italiana. Dopo - il fallimento del '48-'49, la : questione è all'ordine del • giorno: e il fatto che quel fai- i ', llmento abbia ugualmente I coinvolto grandi eserciti clas- ! sici e formazioni volontarie, ] insurrezioni di popolo e ope- | razioni di stato maggiore, ha ; i evidentemente lasciato aperta ; : i 1 i < ! la porta a ogni soluzione. Due i le tesi più diffuse: da una parte quella dei «costituziona . u». dei vecchi «albertisti», del 1 partito piemontese insomma, E' la tesi del grande esercito regolare: poiché abbiamo di , fronte una potenza militare come l'Austria, occorre con | t rapporti- una forza che per armamento e unità possa con- trastarle il passo. L'altra tesi | è quella che Mazzini ha mu- tnato dall'analisi di Carlo Bianco, che risale al 1830: la tesi della «guerra per bande», ! o guerriglia. Al di là del loro corredo di valutazioni tecniche, dietro le due tesi compaiono in trasparenza le contrapposte opzioni politiche: da una parte il desiderio di un'unita nazionale realizzata dall'esercito sabaudo, quindi di una rivoluzione nazionale ma non istltuziona- ' le né tanto meno sociale; dall'altra la volontà di gettare sul tappeto qualcosa di più che la frammentazione politica del paese. C'è poi una cai ratteristica posizione di coni¬ promesso, che è quella di Ga- ribaldi: guerra per bande più | guerra regolare, raggiungere -; tere dell'assetto l . . _. -1 l'unità e soltanto allora eliseti -1 Carlo Pisacane irrompe sulla o - scena con una nuova visione: a : la guerra rivoluzionaria di l • massa. Non per bande, non per - i unità regolari. Se infatti all'ae ristocratico cadetto della s- ! Nunziatella ripugna la caotica e, indisciplina dei partigiani, la I e- loro Ignoranza di strategia a a ; tutto vantaggio di tattiche a spicciole, al politico progres- ; sista non garbano affatto i li : ni istituzionali dei grandi i eserciti di mestiere, la loro 1 primaria fedeltà al sovrano, i la loro «indifferenza popola< re», la loro struttura intimamente controrivoluzionaria. e a a l a, o i e Si tratta, dunque, di organìzn | zare le masse, inquadrarle, arr marie, trasformarle in esercì- n- to. E' la filosofia della nazio- i | ne armata, del cittadino-solu- dato, sogno classico dei deo mocratici oltranzisti, alla a quale aderirà più tardi anche », ! Garibaldi, Con quest'ultimo. Pisacane di non è avaro di critiche. Lo e ani ie ue a- ' le ù iai¬ a- più ui un iunui ù dante partigiano. trova improvvisato e improvvtsatore, dotato di grande fascino e coraggio personale ma non certo di perizia: non è stato all'Accademia, insomma, è un naif del campo di battaglia. C'è da dire, per comprendere meglio questo atteggiamento, che la «Guerra combattuta» è del '51. E nel '51 mancano ancora nove anni alla spettacolosa impresa delle Due Sicilie, che consacrerà in Garibaldi qualcosa di più di un fortunato coman- e Alfredo Venturi I

Persone citate: Carlo Bianco, Carlo Pisacane, Mazzini, Pisacane, Pisacane Luciano Russi, Utari

Luoghi citati: Austria, Italia, Milano, Napoli, Pisa, Sapri