In Etiopia i militari temono una rivoluzione "maoista"
In Etiopia i militari temono una rivoluzione "maoista"Due anni dopo il "golpe,, contro Selassié In Etiopia i militari temono una rivoluzione "maoista" t.Etiopia tikdem», l'Etiopia innanzitutto, continuano a ripetere i militari di Addis Abeba. Ma lo slogan della loro rivoluzione mostra segni di \ usura, e sulla faccia del regi me compaiono i sinistri con notati dello sgretolamento. Sono passati quasi tre anni dalla rivolta della Seconda divisione, la grande unità stan ziata nell'Eritrea ribelle, che diede il via al lungo processo ' rivoluzionario; poco più dì due anni dalla deposizione ! dell'imperatore e dalle sue- ! cessive purghe che consacra rono il potere del maggiore ' Mengistu Halle Mariani. Ma nessuno dei problemi iniziali del regime s'è avvicinato di un passo alla soluzione. Non la disastrosa situazio ne economica, aggravata oggi dall'isolamento internaziona le di un Paese che non si sa dove mda. né che cosa voglia Non la persistenza dì un serpeggiante lealismo monarchi co nelle campagne, sapiente mente alimentato dai super stiti ras in esilio. Non la guer riglia eritrea, che anzi guada gna ogni giorno nuove posi zioni. tanto che la presenza etiopica nella grande proviti eia costiera è ormai limitata alle maggiori città Altre minacce sono com parse, a turbare i sonni dei militari riuniti nel misterioso Derg. Nelle sinistre notti di coprifuoco, le vie della vecchia capitale imperiale sono percorse, oltre che da patiti glie militari pronte a far fuoco su tutto ciò che si muove dai militanti de/Mpapi, il partito rivoluzionario d'ispirazio ne maoista, che affiggono ma nifesti di protesta. Si organiz zuno manifestazioni di appog gio al governo militare, ed ecco che. come è capitato il mese scorso a Gondar, gli slogan urlati dalla folla virano di centottanta gradi rispetto al programma, e si chiede l'avvento di un governo di civili Il regime reagisce affibbiando l'epiteto di «monarchici» agli arrabbiati dell'estrema sinistra: il che induce a pensare che proprio questi ultimi il governo tema, più dei no stalgici di Hailé Selassié Sul piano internazionale, c'è una scadenza in vista che ancora deve agitare i sonni degli uomini del Derg. Fra pochi mesi, la Francia lascerà Gibuti, e la Somalia non ha mai fatto mistero dei suoi propositi di annettersi l'antica «costa francese». Ora. poiché la guerriglia eritrea ha re so praticamente inutilizzabili 1 i porti «nazionali» sul Mar Rosso, la sola porta marittl ma dell'Etiopia è appunto Gi buti. dove fa capo la ferrovia che parte dalla capitale. I somali a Gibuti vorrebbe dire lo strangolamento del Paese, che è troppo grande per po ter limitare i suoi traffici alle sole vie aeree. E' vero che dietro i somali c'e la presenza i sovietica, il che potrebbe in durre gli americani a soccor rere l'Etiopia: ma non certo nell'attuale incertezza, e in ogni caso fino a che punto' L'unico modo per uscire da questo pasticcio potrebbe essere una vittoria militare in Eritrea, che restituisca agli etiopici la piena disponibilità ■ di Massaua e Assab Ma que sta vittoria e ormai considerata impossibile. Le forze popolari di liberazione eritree, e in misura minore quelle del più moderato fronte di liberazione, controllano ormai sta burnente l'intera parte setten trionale del Paese II capoluo go distrettuale Nacfa è ormai sul punto di cadere in mano at ribelli, tanto che gli etiopici hanno dovuto trasferire ad Afabet gli uffici amministrativi distrettuali La cittadina di Karora. sul confine suda nese. è già stata occupata dal le forze popolari di liberazione. I rifornimenti lanciati per via aerea alle molte guarnigioni assediate cadono sempre più spesso in mano ai ribelli. I paracadutisti etiopici, le leggendarie «tigri volanti» sono sempre più costretti a snervanti resistenze in trincea. Nel solo mese di dicembre, affermano i separatisti. 840 soldati etiopici sono stati uccisi. 730 sono rimasti feriti. 70 catturati, diciannove carri armati distrutti, un aereo abbattuto, il quindicesimo dall'inizio della guerriglia. Ad Addis Abeba trovano queste cifre esagerate, ma non possono certo nascondere la gravità della situazione. C'è di più: l'esempio eritreo sta facendo scuola, e già si agita il Tigre . l'altra grande provincia ai margini della Etiopia Amaricu. Il partito Ipapi parla apertamente di autodeterminazione non soltanto per gli eritrei, ma anche per i ttgrini. Venuto meno il vecchio cemento imperiale, che cosa potrà tenere insieme questo Paese? Quel che è singolare, è che il processo in corso non e nuovo nella storia etiopica, ha al contrario elementi vichianì di tradizione. La storia dell'impero amarico è infatti un alternarsi di fasi espansive, verso il mare, verso i deserti, verso il mondo islamico oir- ] costante, e di ripiegamenti ; nei" nocciolo montano del I Paese, nell'universo Amhara tipicamente continentale. I contadino, cristiano. La sola I 'ionia semmai, sia nel fatto ! che le spinte disgreganti di oggi si applicano anche al cuore del Paese: non è torse vero che i ribelli eritrei stanno addestrando commandos di militanti del partito rivoluzionario, venuti dall'interno per imparare a combattere? j Avrà pensato, il vecchio Ne- j gus. nei lunghi mesi di prigionia Ira la deposizione e la morte, al motto di quel suo \ collega d'altri tempi: dopo di me il diluvio? a. v.
Persone citate: Assab, Mengistu Halle Mariani, Venuto
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