Democrazia e socialismo

Democrazia e socialismo LETTERA DALL'INTERNO DEL PCI Democrazia e socialismo di Paolo Spriano Caro direttore, eccomi qui ad accettare volentieri il tuo invito a rispondere dalle colonne stesse de La Stampa alle domande finali che mi ponevi in un tuo recente articolo. I lettori stanno guai è la materia del contendere: pei. eurocomunismo. Urss, dissenso, eccetera eccetera: uno dei temi del ciorno, ma anche qualcosa di più. diciamo pure uno dei temi del nostro tempo. Lo noto perché non si perda una dimensione più generale del problema, che si sottrae alle tentazioni propagandistiche. Vogliamo liberarci tn poche parole della tua terza domanda: quella sugli abbracci, scambiati, subiti o negati, dal mio compagno Enrico Berlinguer? Vedi. Berlinguer ha fai ito qualcosa di più che ab- jbracciare Roy Medvedev. il noto storico marxista, comu-.nlsta ma espulso dal pcus. che Itti scritto uno dei libripiù interessanti sullo statini-smo. Il pei ha pubblicato, nel- le sue edizioni, un nuovo li-oro, importante, dello stesso Medvedev. naturalmente inedito in Urss. Come gesto politico, e culturale, mi pare non equivoco. Tu poi sai meglio di me. perché ti guardi ogni giorno la stampa internazionale, il senso di quel che Berlinguer è andato a dire a Mosca: un discorso che tutta quella stampa ha trovato chiaro e coraggioso e non precisamente «abbracclatorio». Ma la cosa più importante è che le stesse posizioni del pei sull'autonomia, sul pluralismo, sulla democrazia nel sociali- smo. Berlinguer le ha rlpetu-te a Berlino nella conferenza dei partiti comunisti europei. Onesta è la sostanza, ^osigrand* che appunto per que- sto sUamo anche tu eiodiscu- di divergen Z" mo. Berlinguer le ha rlpetu- tendo di novità ze. di dibattito. Bisogna invece che i nostri lettori abbiano un po' di pazienza se cerco di rispondere alla tua domanda sul carattere socialista degli Sfati e delle società dell'Est, e precisa mente dell'Urss. operando di-stinzioni e richiamando piani differenti di analisi e di ricerca. Spero di non essere per questo reticente. Che la questione sia complicata è provato dal fatto stesso che se. po niamo, un amico come Vittorio Gorrcsio, che ha lo scrupolo, il gusto e anche l'ironia necessari per muoversi agevolmente tra citazioni c sfornature, volesse controllare come si esprimono in materia politici e intellettuali della sinistra italiana, e dello stesso partito comunista, avrebbe pane per i suoi denti. La forbice è già ampia, le perifrasi si sprecano, la discussione è aperta. Fermiamoci allora a quanto pare possa essere as sodato, sulla mia sponda. Intanto, uno è comunista in quanto è convinto che la società capitalistica sia ingiusta, basata sullo sfruttamento e il privilegio, e lotta per cambiare le cose, per una trasformazione sociale che vada i in direzione di una società su j pcriore. quella socialista, con , SUoi valori di eguaglianza, . di solidarietà di libertà che \a fanno superiore. Se più di , aodici milioni di italiani vota 1 no comunista non è solo per i cné condividono le proposte 1 politiche che agli elettori il pei presenta, ma perché pen iano che questo è il partito che meglio esprime quella grande alternativa storica e ideale, contro le ingiustizie clamorose della società in cui : viviamo, ma ormai anche i 1 . I ì'^ft^"' ■ *°"f f1 im^ue masJe, , \ne dai capitalismo e dal colo ' nialì*mo OueJ moto anche ! Wt^_umuM%,*oda \ contro tutti questi aspetti non solo di crisi economica ma di crisi di valori morali. I di disgregazione, che essa moI stra anche agli occhi più diI stratti. E c'è un secondo motivo di I fondo. Che la vittoria della I Rìi<olutitDir d'ottobre ha | I , j | ' ! ; I aperto, per questo secolo, un I tWX^addirittura inaudito \ 5J , „„ii„ n»,„,„ dizioni generali di grande arretratezza, si è mosso nella direzione di economie collet- tivistiche. di sviluppo indù- striale pianificalo, di società ugualitarie: dalla Pietroburgo del 1917 alla Stalingrado del 194'.'. dalla Pechi.io del 1949 *a!la dei nostri giorni. i r si tratta di un fenomeno che ha appunto, per usare il celebre titolo del capolavoro di John Reed. sconvolto il mondo. Dici: ma cotesto è sociali- e smo. socialismo realizzato, quei poteri sono poteri socialisti? Guarda, ho l'impressione che la tendenza a tincastrare* l'interlocutore in una risposta dilemmatica, a prò| nunctarmi con definizioni, sia I più italiana che generale. Ti segnalo, ad esempio, se già , non l'avessi visto, il modo come risponde, nel suo «Dialo j ro sullo stalinismo» intrecciato con Giuseppe Boffa. un so| cialista francese, assai critico verso l'Urss. come Gilles Mar' tinet il quale usa. a proposito ! dell'Urss. e dei Paesi dell'Est ; europeo, la formula di «società che costruiscono il socialismo». Può piacere o meno: I resta da vedere se una lettura più semplificata, sia in un senso che nell'altro, sia idonea a comprendere una realtà molto diversa da quella capitalistica che è basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Ad esempio, uno dei segni depositati dallo stalinismo nel movimento comunista internazionale, accettato come dogma — con conseguenze anche culturali gravi — era che in Urss, sin dal 1936. si fosse realizzato il socialismo: proprio, per dirla con la classica formula di Marx, quale nuova, compiuta, «formazione economico-sociale». Tutto prova che non era. che non è cosi. Altrettanto poco convincente, perciò, è liberarsi del problema definendo tali società quali società a capitalismo di Stato, it che non ci aiuta a intendere la misura della profonda trasformazio- "c socia/e 222*** quei o \p.ae*le ^divisione del man- ! do che ne è seguita, e tuttora panorama interna- domina il zionale. Credo che della formula di Martine! si debba cogliere il metodo e lo spirito: vaie a di! re. il concepire il passaggio a - , - ; tr,awcome 1111 ,pr<JSesf° à I •s,orico- men" * ^nraddUio o n ^T04",' parlare di ?°I l cietà dl 1™^°™ '"« «Il il 9 . e o l - da una forma di società all'ai termine transizione non implica l'immagine di un cammino univoco, ma contempla involuzioni e degradazioni, e registra una intensa lotta tra (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

Luoghi citati: Berlino, Mosca, Pietroburgo, Urss