Vecchiezza amica di Guido Ceronetti

Vecchiezza amica PORTA ANCHE BUONE NOTIZIE Vecchiezza amica l.i natimi incomincia .ul in La natura incomincia ad in vecchiarci a trentanni, ma l'ingegneria umana non si è rassegnata, ha spostato i paletti, il biochimico attacca, i giovani geriatri si al/ano in volo per bombardate a tappeto le cellule che invecchiano, sterminarle, ricostruire un mondo di macerie migliori. Mettiamo un freno: a me l'inizio della vecchiezza sembra attraversato dal cinquantesimo parallelo. Se e così, posso ormai vederla senza cannocchiale. Pochi mesi, e sul finire della prossima estate dovrei esserci entrato. Ci sono buone notizie: mai più scriverò versi giovanili. E' una consolazione, perché il verso giovanile e una delle più fastidiose immondizie scerete dalla mente umana, uno sbaciucchiare indecentemente la propria immagine, una delle tentazioni più evidenti di Satana: il verso come facilità. E dall'anno scorso ho cessato di essere, per amore della citta, un cittadino elettore: non voglio più votare per queste liste e questi simboli non rispettabili. Voterei per candidati solitari, in un sistema diverso, non dominato da questi leggendari partiti, più vecchi di Abramo e del Vecchio della Montagna. So che porterò al di là della grigia frontiera la mia crescente e feroce ripugnanza per loro, per lo spirito di partito, per il partimmo. Non riusciremo mai più ad inventare qualcosa di meglio? La felicità di aver visto dissolversi i mali nervosi della giovinezza potrà essermi guastata dal loro ritorno con faccia senile. Intanto, però, contemplo la loro disfatta come il sole di Austcrlitz. Di notte, il demone incubo mi visita raramente. Un altro mostro che mi flagellava, Timidità, ha perso parecchi artigli e si avventa con meno forza. Resterà sempre lì. tuttavia. E questo non è male, perche — se non si vive in solitudine, con una Bibbia e una carabina — solo una camicia di timidezza ci rende sopportabili. Basta che non diventi una tunica di pece, famoso supplizio, o un armadio. In giusta misura, la paura della taccia umana e il consapevole pudore della propria sono virtù sociali, perche il freno è tutto. Togli ogni timidezza e l'uomo è un piede sfrontato che ti calpesta subito. Il cannibale non è timido. Timidità come malattia fu trattata adeguatamente da Paul I iartenberg in un saggio di psicologia positiva, uscito quando si conosceva da pochi anni il diario di un timido patologico, Amici, che gli fornì materiale. Trovato il lavoro di I Iartenberg, pieno di pensieri dolorosi di grandi timidi, confrontavo i sintomi descritti e godevo delle somiglianze e delle diversità. Adesso, se riapro I Iartenberg, sento venuto meno il de le ipso, e quei casi clinici, quel musco di vittime della timidità, li posso visitare con spirito oggettivo, con simpatia umana e non come un divoratore di specchi. Tra i piaceli notturni, quando non si dorme, c'è ciucilo di far girare la ruota delle ipotesi su come, dove, da dove, potrà venire al vecchio che stiamo per diventare il colpo che ci cancellerà. I miei timori di malattia sono principalmente accalcati nei punti estremi, superiori e inferiori, del canale digerente, che e la specifica viti inorlis secondo I'Upanishad, canale del nutrimento, via discendente, transito di elezione della Morte e della sua ombra, la Vita. Tutto quel che può ostruire, turare, impedire, sia l'entrata che l'uscita, ha il primo posto nei mici terrori fisici. E dai rimedi estremi e potenti in uso per aprire i punti turati viene un rasserenamento impregnato di lugubrità. In questo nitore nosofobico, la vescica occupa il posto centrale, come l'albero cosmico in un disegno cabbalistico o l'Imperatore in una pittura napoleonica. Ecco, la condizione vescicalc umana mi concerne in modo speciale ed esplosivo, poi il destino colpirà dove è scritto. Alchimia e tragedia, significati e dolore... La vescica è specchio dell'anima (Sainte-Bcuve) e guai alla psicologia che trascuri le miserie e gli splendori del suo misterioso universo. So che e un prodigio dei nervi (lunghi sforzi lontani hanno prodotto il loro lento assestarsi in un complicato equilibrio, le loro risposte costanti a stimoli mentali curiosi) se questo mio ambiguo canale onestamente funziona: allora un piccolo sconquasso nervoso imprevedibile, comune o strano, un incresparsi delle abitudini, non potrebbe rovinare tutto? L'organismo del civilizzato e ormai un pianeta artificiale: sta su o cade a un radiocomando. Avvertito, metto cherubini fiammeggianti davanti all'arca della digestione e m'importa molto meno del sonno notturno che del breve, 'di un'ora sola, pomeridiano. rssbmmp E odio tutti : costipiti, perche jmi sembra che se t.on volesse ro esserlo, se non fossero distratti, affrettati e avari, non lo sarebbero. Mi resta un capitale di capelli piuttosto intaccato, ma sufficiente e non ingrigito. Alberto Einstein mi diceva che se non portassi berretto otto mesi all'anno avrei più capelli, ma preferisco vivere senza ca- pelli che senza berretto, perfet- to cane da guardia contro il rallrcddorc di testa. Sono stato un giovane imberrettato, sarò un vecchio imberrettato. Il ber- retto basco è il copricapo idea- Un cardinale mi ha chiesto,1 di recente, di scambiarlo col suo cappello. Tutti quelli che stanno per entrare nel Gcisterschloss della Vecchiaia dovrebbero impa rare a memoria il foglietto del-le Risoluzioni per quando in- vecchierò scritto per proprio uso, a trentadue anni, da Swift. Sono poche massime pratiche, infallibili: non riccr- care la compagnia dei giovani a meno che non siano loro a desiderare la mia; non amare troppo i bambini né lasciarmeli venire troppo vicino; mai trascurare la decenza e la pulizia; non parlare molto, specialmente di me stesso; non pensare che potrei essere amato da una giovane donna; non essere affermativo né ostinato. Aggiungo, di mio, questo: non avere pensieri di proprietà, non cercare e non possedere che oggetti d'uso, non lasciarmi prendere da ansietà di denaro. E ancora: combattere più della propria la noia che si procura. E per il rammollirsi del pene non fare storie. C'è un passo vedico che esalta come supcriore lo stato di riposo del membro nel Dio uno, trino e molteplice. Quel riposo pcr noi vuol dire che il mare è attraversato, ed e un piacere ripensare alle avventure e ai naufragi passati. Un vecchio con l'estro erotico c la bandiera alzata è un'esibizione circense, un Karaghcuz indecoroso, c capisco che folstoi, estrosavecchio, se ne vergognasse C'è però, sulla via dell'abolizione, un lungo rallentamento della funzione che è preferibilissimo, e preferito, alla fretta ustionante dell'età giovanile: la vera stagione erotica maschile è quella autunnale, in cui nella bruma malinconica del distacco si accende l'arpeggio della sapienza imparai Non vorrei una vecchiaia arida di sogni; vorrei anzi più sogno, a occhi aperti e chiù si, e più verità attraverso il sogno. Eccitare la féerie (mi sto perdendo in troppi aridi veri), allontanare, per quanto posso, con la mia parola, dalle illusioni della realtà, dal male quotidiano, l'infelice bestiame • iin.ii).>. Aspetterò sempre novità visionarie, rivelazioni, ora- ' coli, momenti di contcmplazio-1 ne di Dio, estasi, eroici furori, un occhio che mi permetta di vedere oltre il limite. Essere tenerezza. Con un vecchio veggente, non un regolato orologio razionale. Ma se mi ribello al potere mortifi- cante della ragione, se esco troppo dal suo cerchio, per il giusto piacere dell incosciente e dell essenziale, rischio di ca-Involgere la barca del lavoro ricompensato. Il compenso, che mi permette di sollazzare l'ingordo canale della rigenera-zione e della morte, mi vuoicincollatore di frammenti di •i -l ti- i - vissuto, accetta il ribollire dei . . . .. . . • sogni solo in piccoli recipienti Cosi 1 amministrazione del tempo che rimane diventa la cosa più impili tante e difficile, e c'è il rischio di esserne lacerati, non potendo abbandonare né questo né quello. Tcntcrè, purché la realtà fisica non diventi troppo esigente, o intollerabile e disgustosa, allon- tanando da me l'amore e la rimpianto, di- ceva Buffon sopra i suoi carcami fossili, abbandono questi preziosi monumenti della vecchia natura, che la mia personale vecchiaia non mi dà il tempo di esaminare. Guido Ceronetti

Persone citate: Alberto Einstein, Buffon, Swift