I restauratori "selvaggi"

I restauratori "selvaggi" INCHIESTA SUL TERZO "SACCO DI ROMA,, I restauratori "selvaggi" Un'impresa rare: costruito un edifìcio nel cortile di un palazzo antico - L'Hotel Cardinal al posto dell'ospizio armeno - C'è una multiforme alleanza di saccheggiatori, ma "in testa all'elenco sta la Banca d'Italia" - Prudenza in Campidoglio | j ' 1 j ! i Dal nostro inviato speciale) Roma, gennaio. Chi ha le mani sulla « vecchia Roma » c guadagna centinaia di miliardi con i « restauri selvaggi» /svuotamento di un palazzo dopo averne cacciato gli inquilini, costruzione di uffici e residenze di lusso dietro la facciata antica), con le « trasformazioni striscianti » di interi rioni popolari che diventano cittadelle per stranieri, artisti danarosi, professionisti affermati? In Trastevere nei rioni di Trevi e di Campo Marzio, nelle zone di piazza Navona e di via Giulia, le manomissioni urbanistiche sono state radicali, pagate a caro prezzo dai romani: traffico automobilistico aumentato del 1500 per cento in 25 anni. I 137.894 residenti espulsi col < sistema delle buone uscite o i degli sfratti /tremila famiglie sfrattate ogni anno), e- | ZtalZeTei tM decadenza rapida di 1 ogni valore civile e sociale. j si può limitare il processo | al Vaticano, alla Chiesa « che | la fa da padrona in buona 1 Wte del centro storico», coi me ta Menato U vice sin *£f socialista Alberto Ben- zont? ; . .„„.„ _,„_._„ . . „ « In testa ali elenco dei re- sponsabm meUerei la Ban ca d-itana. £' riuscita a com piere un'impresa rara: co ! struire un nuovo edifìcio a- ' buslvo dentro il cortile di un palazzo antico all'angolo via Due Macelli-via Capo le Case», mi dice l'architetto Armando Montanari, al quale si devono i volumi pubblicati da « Italia Nostra » con i documenti del seminario di studi « Roma sbagliata ». Cartografie e illustrazioni di oltre 100 cantieri abusivi, cui oggi si aggiungono quelli de- nunciati dall'Imi /Istituto ! nazionale di urbanistica). | confermano che l'alleanza i dei saccheggiatori di Roma è multiforme. Ai privati e al- < le società specializzate nella costruzione o vendita di attici abusivi che fanno dei tetti del centro storico una seconda città allietata da giardini pensili (« attico palazzo patrizio, da completare, occasione 300 milioni » annuncia un'agenzia) si aggiungono banche controllate dallo Stato, istituti e enti pubblici, so- cietà immobiliari e assicura tive non sempre identificabili con la S. Sede, L'alleanza ha ottenuto ne gli ultimi quindici anni tre successi enormi, a tutto dan- no di Roma: il tracciato del- la linea « A » della metropolitana, che favorisce l'addensamento di uffici nel centro storico e lo collega a zone esterne di espansione controllate da potenti società immobiliari: il parcheggio faraonico sotto il galoppatoio di Villa Borghese, conferma del predominio del mezzo individuale: il piano regolatore che rinunciava a offrire concrete alternative al centro storico come sede di servizi pubblici e privati. Il piano del 1962 sottoponeva però la vecchia Roma a una serie di vincoli, per cui ogni intervento doveva essere preceduto da piani particolareggiati, con divieto di trasformare edifici di abitazione in sedi di uffici pubblici statali, parastatali, locali, di diritto pubblico (art. 4). Grazie alla tolleranza delle passate amministrazioni i vincoli e t divieti sono stati aggirati. Persino il Senato della Repubblica ha dato un esempio negativo: ha fatto acquistare dal demanio del¬ j lo slato u miazzo Cenci, in ... piazza S. Eustachio, per « liberarlo » dagli inquilini e destinarlo a sede di uffici. Estraggo alcuni esempi dalla litta pubblicata dall'Istituto nazionale di urbanistica. Il Banco di Roma ha « liberato » dagli inquitini il palazzo settecentesco di via , del corso, angolo via in Lu- cina. restaurandolo per uffici (la magistratura ha sequestrato il cantiere). La Banca d'Italia ha subito il sequestro del cantiere per la trasformazione del palazzo di via dei Serpenti 82; ha [ comprato un edificio nella i stessa strada per cacciare gli inquilini a fitto bloccato: sta facendo altre operazioni in via della Consulta e in via Poliziano. Altri restauri più o meno « selvaggi » e abusivi hanno compiuto o hanno in corso il Banco di Roma, la Cassa di Risparmio di Roma, la Banca Nazionale della Agricoltura. l'Istituto Bancario Italiano (palazzo a piazza Colonna, sotto sequestro), il Credito Artigiano Milanese, la Banca Nazionale del Lavoro, la Società «Beni Stabili ». la « Generale Immobiliare ». la « Romana Condotte », la « Vaselli » che ha iniziato da cinque anni radicali lavori in tre edifici settecenteschi di via Margutta, con sequestro finale. C'è in questo quadro un posto d'onore per gli enti ecclesiastici. Mi limito a due casi celebri: l'ospizio armeno di S. Biagio, in via Giulia, trasformato in albergo di lusso con tappezzerie rosse e battezzato * Hotel Cardinal »: U convento dei frati minori sul colle Oppio « restaurato » come residence con piscina. Ma a proposito degli enti ecclesiastici è stata fatta una certa confusione che rischia di stendere una cortina fumogena su pesanti responsabilità di speculatori « laici ». di ministeri, di banche e di enti pubblici, per non dire del comune in mani democristiane (senza dimenticare che i socialisti parteciparono alla amministrazione comunale dal 1962 al 1971 e dal 1972 al 1974). Analizziamo il caso dell'ex Collegio internazionale dei Cappuccini. Fu venduto nel 1970 alla « Socogen » di Milano per 5 miliardi e 700 milioni: la i Socogen » lo demolì e tirò su un palazzo per uffici, residenze di lusso, studi professionali, vendendolo poi alla « Italcassc » /Istituto di credito fra le Casse di Risparmio) per la bella somma di 24 miliardi. Chi va messo sotto accusa? I cappuccini o la «Socogen» e Va Italcasse » che aveva finanziato i lavori prima di comprare il nuovo complesso? E i laici che erano al governo e in Campidoglio. Quale parte ebbero? Anche la mappa delle proprietà immobiliari nel centro storico fa pensare che il Vaticano e gli enti ecclesia stici non siano soli protagonisti dell'ondata speculativa che condiziona l'assetto della capitale. «Almeno il 40 per cento del centro storico appartiene al comune e al demanio dello Stato, un'altra parte rilevante a banche e istituti di diritto pubblico ». mi dice l'assessore Vittoria Calzolari Ghio. parlandomi del censimento di tutte le proprietà arrivato alla fase conclusiva (il comune non si era mai preoccupato di accertare quale fosse il suo patrimonio). Appartiem alla collettività il complesso di Tor di Nona, lasciato in abbandono dopo solenni promesse di risanamento per i senza tetto, seguile al trasferimento degli occupanti nella borgata di Acilia con l'aiuto della polizia. Banche e società diverse hanno acquistato dalla Santa Sede o da collegi pontifici grandi palazzi, in qualche caso senza pagare le tasse dovute. Si è parlato molto del palazzo Antonelli. in via \ Quattro Fontane, passato dalla S. Sede alla Banca d'I\ talks. Riporto per dovere di cronaca la versione del Vaticano, raccolta da don Virgilio Levi, vicedirettore dell'» Osservatore Romano» direttamente informato dall'arene | scovo monsignor Caprio. ei secuMtio dell'amministrazio| ne del « patrimonio della Sede Apostolica » presieduta dal cardinale Villot: «Chi vende non paga la tassa, che è a carico del compratore. Se la Banca d'Italia non ha pagato dovete chiedere spiegazioni ai suoi responsabili, non al Vaticano. All'atto della vendita noi abbiamo assolto i nostri doveri con la Invim per l'incremento di valore, come stabilisce la legge italiana ». Manovre fiscali, concentrazioni di proprietà nelle mani di enti ecclesiastici, sono soltanto un aspWfo del fenomeno di deqrzdazione e di sfruttamento che ha colpito il cuore della capitale dai tempi dell'Unità. « La speculazione immobiliare è la risorsa principale di un capitalismo che da oltre un secolo ha imposto a Roma la funzione di città parassitaria », mi dice Piero Della Seta, storico, oggi assessore comunista nella giunta Argon. Ma è il momento di passare dalle analisi all'invenzione di una nuova Roma civile (senza archiviare il processo a ecclesiastici e laici). Ho l'impressione che in Campidoglio prevalga una certa prudenza, quasi asso data a timidezza. Non so- no in vista provvedimenti clamorosi o drastici. L'assessore al centro storico mi parla di indagini conoscitive, premessa a un piano generale per la vecchia Roma che e nei programmi dell'amministrazione Argan. « Intanto non rilasciamo più licenze nel centro storico ». mi dice Vittoria Calzolari Ghio. Domando anche ad altri assessori se sia in vista un piano dei servizi con blocco di tutte le aree ancora disponibili e di tutto il verde utilizzabile a fini sociali, compreso quello appartenente a enti ecclesiastici, banche, enti pubblici. Vittoria Calzolari risponde: « Nel centro storico il verde resìduo è purtroppo ridotto a pochi fazzoletti, oltre la parte archeologica. I giardini più importanti sono quelli del Quirinale ». Verranno ancora riservati alla famiglia del presidente della Repubblica o saranno aperti al pubblico? E' una delle domande minori sul futuro di Roma che faremo al sindaco Argan. Mario Fazio