Cara Venezia dal morbo blu di Francesco Rosso

Cara Venezia dal morbo blu è difficile la salvaguardia della ex serenissima Cara Venezia dal morbo blu Troppi "interventi" si rivelano dannosi • I piani urbanistici particolareggiati prevedono sventramenti nel corpo vivo della città - Sembra che ci sia una congiura per disgustare gli stranieri benemeriti - Come rianimare l'invernale "conchiglia vuota" (Dal nostro inviato speciale) Venezia, gennaio. I «Venezia è come un barnI bino affetto dal morbo blu. 1 ^ua^^a^enclia^ma^Qual \ è il sangue cattivo da espel- per guarirla bisognerebbe cambiarle interamente il sangue ». La diagnosi è di Stelano Rosso Mazzinghi della Fondazione Cini e membro del Comitato per la salva- lere e quello buono da iniettare? Silenzio, e chi vuol sa- pere di più indaghi per conto \ suo. Vogliamo guardare un | Poco nelle faccende di que! Jff.""^ ,^5?™.°?_.9 no stati tanti interventi, ita liani e stranieri, che hanno adottato questo o quel monumento, e l'hanno restaurato a proprie spese, ma questo non significa ancora la salvaguardia di Venezia nella sua interezza; la legge speciale del 1973 che concedeva trecento miliardi per il risa- i namento della ex Serentssi- j ma prevedeva interventi precisi in ogni settore dell'edi- \ lizia. da quella monumentale a quella minore. Occorrevano, perciò, strumenti adatti; un piano regolatore articolato in piani particolareggiati che tenessero conto della realtà urbanistica di Venezia, davvero unica al mondo. Quei piani particolareggiati ora esistono, presentati e approvati dal consiglio comunale la notte di San Silvestro del 1975, sono diventati operanti nell'agosto dello scorso anno. A sentirli illustrare da chi si intende di urbanistica c'è da rimanere secchi per lo stupore, da credere che gli ideatori vivano nell'Artide, non a Venezia, o nei dintorni. Brutti palazzi costruiti dieci anni addietro considerati patrimonio artistico da conservare, come l'edificio dell'Hotel Bauer o la sede della Cassa I ?// 1 Cinquecento, d, squisita lai- | tura, adorni di affreschi e stucchi pregevolissimi, coinvolti nello sfasciame da ab- battere per ricostruire, o tracciare nuove strade. Il j Sottoportego de le Acque, nel cuore più antico di Venezia, dove ha sede il Gazzettino, è destinato alla demolizione. Ma gli interventi più sbalorditivi riguardano il convento di Sant'Alvise, del XIV secolo, monumento nazionale, ed una cosina del '700 al Carmine. Il primo dovrebbe essere tagliato in due da una strada nuova che passerebbe esattamente nell'attuale corridoio che separa i chiostri dall'ala del convento: il se- condo dovrebbe essere sepa- rato da una strada asfaltata. dal giardinetto con cui for- ma un tutto ambientale uni- co. L'avventura della nuova viabilità e del verde pubbli- co sarebbe tutta da ridere se non ci fosse di mezzo Ve- nezia. Poiché riempirsi la bocca con le parole « democrazia e popolo » è sempre elettoralisticamente producelile, crii autori dei piani particolareggiati hanno abbondato in tutto, specialmente nel reperire aree verdi da destinare a parchi pub- blici. Così hanno espropriato anche il giardino della casa di Peggy Guggenheim, sul Canal Grande, una delle sviste più clamorose del « sai- vatori di Venezia ». La casa della ricca ameri- rana ospita una collezione d'arte contemporanea fra le \ più importanti del mondo, j collezione che la signora ha , già destinato, alla sua morte, i affa città di Venezia. Il la- scilo non ha commosso eccessivamente gli amministratori della Serenissima, lo i consideravano più un aggravio economico che un van\ faggio culturale per il btlan| ciò cittadino Fu questa mo! tivazione ad indurre gli uri banistt a includere fra gli espropriabili il giardino Guggenheim? Mistero; ma il rumore nazionale ed internazionale attorno al caso fu tanto che gli urbanisti si affrettarono a depennare la decisione dai loro piani. E' rimasto il giardino di sir Ashey Clarke, ambasciatore britannico a riposo, soprintende del « Veniee in perii found » alimentato da sterline inglesi. La casa del diplomatico sorge in Dorsoduro, ed alle spalle ha un piccolo giardino, un fazzoletto di terra con sei piante. Espropriato. perché dalle mappe su cui hanno lavoralo oli urbanisti, e vecchie di non si sa quanto, il giardino risulta molto più vasto. Col particolare che negli ultimi settant'anni in quel giardino sono stati costruiti cinque edifici che ospitano dieci o quindici famiglie. Abbatteranno quelle case che nei piani dettagliati non risultano costruite? Forse no. ma il giardinetto di sir Clarke sarà espropriato, no- nostante il ricorso presentato. Non ha i precedenti di casa Guggenheim ch'è aper- ' ta due volte la settimana per la visita alle collezioni ed il ! cui giardino, quindi, è prati- I camente già verde pubblico. \ Ma tanto per sir Clarke quanto per la Guggenheim si direbbe che ci sia una congiura; allontanare da Venezia, provocandoli fino al disgusto, gli impiccioni stra\ nierl. In parte ci sono già I riusciti, il turismo scelto che un tempo eleggeva Venezia come sede di svago, o dì eccentricità, ha preso altre direzioni. Hanno convogliato più americani a Venezia alcune pagine di Hemingway, che non tutti gli uffici pubblicitari del turismo veneziano. Venivano per sostare al bar del Gritti. e sorseggiare Quel tal Bloody Mary di cui parlava il romanziere, o per pranzare allo Harry's Bar. oppure alla Locanda di Torcetto, dove Hemingway sostava. Cercavano anche lo scontroso, irascibile Ezra Pound. ma non era facile accostarlo. Ripiegavano sulle collezioni di Peggy Guggenheim. sicuri di trovare sempre le porte aperte. Oggi quei turisti non arrivano più a Venezia, sopraffatta da un malinteso populismo. Il Lido è diventato un sobborgo di Mestre, trafitto da condomini che hanno divorato gli antichi orti, sommerso dallo strepito delle auto sempre più numerose che intasano le strette viuzze. L'Excelsior-ed il Des Bains, in questo malinconico inverno, appaiono come balene in decomposizione arenate sulla spiaggia deserta. Ma in estate, chi affolla i saloni liberty dei due grandi alberghi del Lido, quelli finto moreschi del Danieli sulla Riva degli Schiavoni. quelli faraonici del Bauer. quelli raffinati del Gritti? « / charters, mi dice un amico; i charters costosi, ma non di lusso ». Gli credo; nella scia dei grandi ospiti, oggi arrivano i nuovi ricchi. In estate, quando a Venezia batte il tutto esaurito e non è possibile circolare lungo i ili e le calli per l'orda sudante dei turisti ad ore, 1 bar. i ristoranti di lusso so- no aggrediti da una clientela vociante, sbracata, che parla il cockney londinese, il nasale slang texano, un certo argot parigino o marsigliese. Gente dalla ricchezza facile, conquistate ■ on siste mi non sempre confessatoli D'accordo, non è possibile stendere un cordone sanità rio attorno alla città per difenderla dalle aggressioni di volgarità che le cadono addosso non meno rovinose ! delle sempre più frequenti j acque alte, ma salvare la sua j dignità dovrebbe essere posj sibile. destinandola a compiti più nobili. Aumentare i prezzi? Non sarebbe la via giusta, anche perchè di gente volgare con molti soldi c'è gran dovizia nel mondo. Eppoì. Venezia è già una delle città più costose d'Italia, se non d'Europa; eppure ciò non la salva dai contagi. Né dall'abbandono sonnolento in cui sì adagia durante sei mesi dell'anno, dall'autunno alla primavera. In questo momento Venezia appare come una bellissima conchi glia vuota, e lo scultore Christo. trascurando le mura pincione ed il Colosseo, potrebbe approdare qui per tentare uno dei suoi « pacchi ». ' cioè avvolgere Venezia in nno sterminato foglio dì ny- ! '°n c >arne un « involt° » sc' I squipedale. Venezia è talmen- \ '« deserta, abbandonata al suo sonno comatoso, che nessuno si avvedrebbe della operazione. Mi viene alla mente la frase pubblicitaria pronunciata da Gianrico Tedeschi su certi cofanetti che non si devono mai incartare. Venezia, invece, può essere conservata ai posteri solo se Christo verrà ad avvolgerla nelle sue allusive placente. Ne parlo con l'amico Rizzon, e ne ridiamo, pensando a Carlo Ripa di Meana. presidente della Biennale, chiuso nell'involucro di nylon, aggirarsi svagato tra calli e rii deserti nel silenzio rarefatto di Venezia impacchettata. A guardar bene, egli è uno dei pochi che abbiano il diritto di possedere Venezia; in mezzo a tanti amministratori contabili, sono forse cin- que, sei che abbiano fantasia e cultura. Rimangano quindi soltanto loro nella Venezia impacchettata. Sono fantasie, d'accordo, ed i contabili continueranno ad avere il sopravvento; continueranno a organizzare la « Mostra della canzone » convinti di salvare Venezia regalando gondolette d'oro e d'argento ai cantanti che hanno venduto più dischi in un anno. Venezia nella scia degli agonizzanti Festival di Sanremo, e Disco per l'estate di Saint-Vincent: è triste. ma è cosi. Come se non ba- stasse la degradazione della città più bella del mondo aVendola ridotta a bazar di vetri colorati e cartoline illustrate ora romperanno anche il suo incanto lagunare tracciando nuove strade per non si sa quali pedoni. Il centro storico, lido e le altre isole comprese, ha conservato una popolazione di forse H5 mila abitanti, in maggiorami pensionati: l'età media dei veneziani che resistono sulle isole è di circa cinquanl'anni, mi dicono. Che se ne faranno i buoni vegliardi delle nuove strade che gli urbanisti gli apriranno sventrando dissennatamente la città? Forse potranno godere un po' di verde nei giardini espropriati. ammesso che abbiano il fiato per arrivarci. Ma i contabili non hanno molte preoccupazioni in proposito, si sa che gli architetti si considerano i nuovi demiurghi cui è demandata per diritto divino l'esistenza limano. Le case devono essere fatte così, e le strade così: se vi piacciono bene, e se non vi piacciono vi costringeremo ad adeguarvi. Le Corbusier adattava gli uomini alle case che ideava. non viceversa; Oscar Nie mover e Lucio Costa hanno fatto altrettanto costruendo Brasilia; perché gli urbani sti di Venezia dovrebbero a- gire diversamente? Contro i plani particolareggiati sono stati presentati ricorsi a scroscio, più di mille, un primato assoluto in Italia e nel mondo, ma se qualche ripensamento c'è stato, come per l'espropriazione del giardino Guggenheim. la pratica segue la sua regolare trafila e tutto sarà come gli urbanisti hanno decìso. Ci sono alle viste anche nuove iniziative, che lasciano perplessi. Pare che sia in cantiere il progetto per la costituzione di società finanziarie con capitale pubblico direttamente controllate dai partiti di giunta, per gestire i trecento miliardi della legge speciale. Un bel colpo, non c'è che dire. Francesco Rosso \ i j \ ! j j j Venezia. Acque alte e infiltrazioni: sprofondano i « masegni » (Foto Grazia Neri)