Le sovvenzioni che non servono
Le sovvenzioni che non servono Le sovvenzioni che non servono Susanna Egri rinunzia all'inutile contributo governativo - I problemi dei balletti Susanna Egri, che è appena ' tornata da Roma dove ha cu-1 rato per il Teatro dell'Opera j le coreografie del Bravo di I Mercadante, ha deciso di ri-1 nunciare per il 1977 alla sov-1 venzione governativa con la quale tenta da anni, anche con gravi sacrifici personali, di far quadrare i bilanci della sua compagnia di balletti. Invano: ./•» sovvenzione — spiega la direttrice del Centro di studio della danza — e assolutamente insufficiente a mantenere continuativamente in vita, diciamo almeno per sei mesi, un gruppo non prò prio raccogliticcio. Tanto vale rifiutarla, se non altro in se gno di protesta contro un si stema che spreca denaro pubblico sema utilità alcuna». Ma come vengono date queste sovvenzioni e a quanto ammontano? Le concede il Ministero per il Turismo e lo Spettacolo, su parere di una commissione consultiva di una quarantina di persone che si occupa di tutte le attività musicali (mentre sareb be più opportuno che per il balletto si costituisse una sottocommissione) e che distri buisce non più di trecento milioni a una dozzina di compa gnie: quella della Egri, ad ! esempio, ne riceve diciotto I per una decina di spettacoli Ma li riceve sulla carta perché, come si sa. le somme stanziate vengono riscosse soltanto dopo un anno o due. falcidiate dagli interessi ban cari e in moneta che nel frattempo si è svalutata. «E' una somma — aggiunge la coreografa — che non basta a tenere unita una compagnia per la quale occorrerebbero anche lunghi periodi di prove e una struttura amministrativa e organizzativa sta bile». Accade sovente che. dopo aver costituito un gruppo non senza sforzi inauditi, i migliori elementi lo lascino per aggregarsi a complessi stabili come gli enti lirici che possono assicurargli una retribuzione sicura e fisso -Co sì. ogni volta che dobbiamo dare uno spettacolo, ci tocca ricominciare daccapo». I rimedi? Aumentare le sovvenzioni o ridurre il numero delle compagnie sovvenzioni»te. Per una compagnia di balletti da camera che volesse dare una novantina di spettacoli sarebbero necessari un centinaio di milioni. E la richiesta c'è, ed è in continuo aumento, la Egri l'ha constatato anche di recente durante la sua tournée in Liguria per le scuole: «Certo. Carla Fracci ha fatto moltissimo per la diffusione della danza, ma quando afferma che senza di lei non ci sarebbe il balletto italiano, non sa o dimentica quello che hanno fatto gli altri». Un altro rimedio potrebbe consistere in un decentramen to amministrativo affidando alle Regioni il compito di assegnare le sovvenzioni e. in genere, di curare l'organizza zione e il coordinamento fra le varie iniziative. «In ogni caso è certo — conclude la Egri — che con il sistema delle sovvenzioni ■ capestro, dalle quali sei obbligata a svolgere una mole di lavoro spropor lionata ai mezzi che vengono concessi, non si può andare avanti Preferisco rinunciarvi, anche té io che il mio rifiuto rischia di rimanere puramen te simbolico». ». bl.
Persone citate: Carla Fracci, Egri, Mercadante, Susanna Egri
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