Vediamo male e non lo sappiamo

Vediamo male e non lo sappiamo Il convegno degli optometristi Vediamo male e non lo sappiamo Secondo una statistica il 70 per cento degli incidenti sono dovuti a difetti visivi (Dal nostro inviato speciale) Milano. 21 gennaio. Una statistica americana che si può ritenere valida anche per l'Italia afferma che l'ottanta per cento degli incidenti che avvengono sul lavoro o nel traffico stradale sono dovuti ad errori umani; e nel settanta per cento di questi «errori» la causa va ricercata in un difetto visivo, a volte permanente a volte momentaneo. Discutibile come tutti i dati statistici, questa afférmazione resta tuttavia impressionante. D'altra parte tutti i fisiologi sono d'accordo nel riconoscere che l'ottantacinque per cento di tutte le informazioni che riceviamo dal mondo esterno passano attraverso l'occhio. E' chiaro quindi che la politica sanitaria di uno Stato che si rispetti deve tenere in primissimo piano i problemi connessi con la vista, prevenzione dei difetti e delle malattie dell'occhio, accertamento tempestivo dei difetti che possono esser corretti o dei quali può venir arrestato un eventuale processo di aggravamento, terapia delle forme curabili, adeguata assegnazione e controllo di occhiali, trapianti corneali, interventi chirurgici e cosi via. Si fa tutto questo in Italia, e in che misura? La risposta non lascia adito a dubbi. Si fa qualcosa, spesso anche molto bene, ma non in misura sufficiente. Sollecitare l'opinione pubblica e le autorità responsabili, regionali o nazionali, perché questa situazione migliori è lo scopo di un convegno che si tiene oggi a Milano, per iniziativa della federazione nazionale degli ottici optometristi, ed al quale ha assicurato il suo intervento l'on. Eletta Martini (de) presidente della commissione Sanità della Camera del deputati. E' un convegno importante, perché è importante lo scopo che si propone. Si chiede, fra l'altro, il riconoscimento ufficiale della categoria professionale degli optometristi, una nuova disciplina che in Italia è pressoché sconosciuta, anche se già da alcuni anni funzionano lodevolmente due scuole, a Milano e a Torino. L'optometria è una scienza che potremmo definire, tanto per farci capire, a cavallo tra Tot tica e l'oftaimologia. Si tratta di tecnici (generalmente non sono medici) specializzati attraverso corsi biennali a misurare e valutare tutti i parametri fisici di un occhio, cosi da scoprire in tempo utile eventuali difetti che esigano IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMMIIIIIIIIIIIIIIII un immediato intervento da parte del medico- E' una questione grossa. Si pensi ad esempio al recente depistage, o indagine di massa, l'Mxuitu dagli optometristi con la opportuna collaborazione dell'Automobile Club d'Italia presso i visitatori dell'ultimo salone dell'auto di Torino. Sono state esaminate cinquemila persone con patente d'auto. Ebbene soltanto il 60 per cento degli scrutinati era totalmente a posto in fatto di visus; circa quaranta persone su cento hanno dimostrato di avere difetti o carenze di visione non corrette o corrette in modo inadeguato; e ben 18 su 100 hanno dimostrato di avere una acuità visiva di lontano inferiore al minimo richiesto per il rilascio della patente di guida, con casi-limite di situazioni del tipo: 6 decimi in un occhio e 2 decimi nell'altro, o persino 5 decimi fra tutti e due. Qualora si consideri che, guidando a HO chilometri orari, noi vediamo come in un tunnel e perdiamo la percezione degli ostacoli laterali — e nello rtesso tempo la percezione della profondità ( lontananza ) si fa sempre più difficili' — si comprende quanto sia importante avere una vista perfetta al volante, o per lo meno corretta da oc-1 chiali in modo assolutamente adeguato. Considerazioni analoghe possono farsi per i problemi della vista nel campo del lavoro. L'ottico op tome trista Giuseppe Longoni ha pubblicato un suo studio condotto in una nota e grande fabbrica: è risultato (si tratta di un'officina di saldatura) che le condizioni di illuminazione, a volte carente a volte eccessiva, agivano negativamente sulla produzione e, fatto ben più grave, provocavano conseguenze pericolose per l'acuità visiva degli operai. Ma il problema forse più importante di tutti è quello della vista dei bimbi, in età scolare e prescolare. E' infatti a quelle età che non solo si presentano i più comuni difetti visivi, che poi spesso vanno aggravandosi, ma è anche il momento nel quale è più agevole intervenire terapeuticamente. E non sempre la capacità visiva di un bini¬ I £ può *™ iclts«mLlpvdnqngse al suo comportamento. Molto spesso, nel primi anni di scuola, il bimbo che veda male, o distorto, o abbia difetti visivi di altro genere, presenta difficoltà di appren . dimento dei quali risentirà I per tutta la vita, indipenden temente dalla sua intelligenI za. Sarebbe quindi utile, anzi : indispensabile (e forse sareb |be opportuno provvedere an- U; che sul plano legislativo) sot-ltoporre obbligatoriamente ad un esame della vista tutti i I bambini di tre anni per stabilire se la loro capacità visiva è integra o meno; ed inoltre sollecitare le insegnanti della scuola materna e i genitori ad essere attenti ad eventuali atteggiamenti «sospetti» anche se non vi sono elementi evidenti tipo strabismo. Abbiamo accennato soltanto ad alcuni aspetti di un problema enorme. Ma è un problema che va affrontato, senza rimandare ancora una volta come troppo spesso si fa in Italia, alle calende greche. Per questo auguriamo al convegno odierno la risonanza che merita nell'opinione pubblica. Umberto Oddone | j i

Persone citate: Eletta Martini, Giuseppe Longoni, Umberto Oddone

Luoghi citati: Italia, Milano, Torino