La «Cupola» non dà pace ai fiorentini

La «Cupola» non dà pace ai fiorentini Restauri e progetti La «Cupola» non dà pace ai fiorentini Aprile 1420: il Bruncllcschi si chiudo in casa c scrive, non si su il giorno preciso, su un solo foglio, un documento di una dozzina di capoversi di poche righe ciascuno dove c'è lutto il progetto della cupola. 'Facciasi un'altra cupola al di fuori — diceva a proposito del sistema della doppia calotta — perché la torni più magnifica c gonfiata'; dove il concetto di magnificenza rcstcrù attaccato all'architettura per tutto il Rinascimento, fino a Bernini e Pirancsi. E quanto al «gonfiata», la poetica mongolfiera di pietra viene dalla preoccupazione di lui, inventore della prospettiva, che lo spazio la divorasse, preoccupazione confermata dai modelli «in situ» della lanterna. Era una «lettera d'intenti» di stupefacente chiarezza e sicurezza che chiuderà le incertezze, le polemiche, le inquietudini che j da anni erano alla ribalta del mondo fiorentino. Proprio mentre si apre l'anno bruncllcschiano — nel sesto centenario della nascita — le vicende della Cupola stanno all'attenzione, questa volta, del mondo. E a Firenze sembra riprodursi il clima di contrasti, di ripicche, di ambizioni intrecciale, di attesu. Tutti sembrano scontenti: la gente che non sa fino a che punto c'è da temere per quel «cupolone» che è il simbolo stesso della fiorentinità, che fa in tal senso largo aggio sul «campanile»: i giornalisti perché si sentono strumentali per gettare l'allarme senza che ci sia un programma abbastanza voyant di interventi. Infine i «competenti», ognuno con la sua lesi in campo: e si sa quanta aggressività sia contenuta nelle «competenze», anche se non ci sarà un altro Bruncllcschi a scrivere una «lettera d'intenti». Vale la pena di cercare di riordinare un poco i fatti e le tesi in campo, sulla base di una considerazione di fondo che può sembrare una battuta; e che cioè il più serio pericolo che corre la cupola, oggi come nel '600, è che ci si metta le mani. Sono Cosimo III infatti, con il parere di Carlo Fontana, nella fiducia appena avviala dell'impiego del ferro nelle costruzioni, si rischiò di metterci varie catene, e solo il buon senso fiorentino consenti di ripensarci e non farne nulla. L'allarme attuale è nato dal distacco di frammenti di quegli affreschi realizzati nel '500 dallo Zuecari e dal Vasari e ideati dal Borghini, dei quali fu detto dal Lasca che il popolo fiorentino «non sarà mai ìli lamentarsi stanco, se forse un dì non le si dà di bianco». It primo problema quindi è quello di raggiungere gli affreschi della volta interna, e qui si sono viste le più curiose proposte: dal pallone frenato ai ponteggi fin da terra: quei ponteggi che Bruncllcschi escluse. *Volgerassi senza armatura» era stata la sua tesi quando lo prendevano per mallo, e dopo vario dire e non dire lo metteva per iscritto, senza specificare però come. Poi lo realizzò, sul principio del cantiere gotico che si costruiva su se stesso, accedendo dall'interno alle strutture con poche macchine di cantiere. Nel '500, quando gli affreschi furono fatti, mollo semplicemente si fecero i ponti utilizzando le buche e gli anelli predisposti dal Bruncllcschi. Per restaurarli, non si vede che altro si dovrebbe fare. E' il saggio orientamento che la commissione di «saggi», che affianca la Soprintendenza fiorentina, sembra abbia preso nel dare i criteri per un appalto concorso per il ponteggio. I finanziamenti che Spadolini, ministro per i Beni culturali, non volle affidare in base alle sollecitazioni campanilistiche, ma previde nei programmi organici delta Soprintendenza, risultano confermati dall'attuale ministero. Me il problema di fondo è distinguere l'intervento per il restauro Jciili affreschi da quello della stabilità della cupola, che già in antico preoccupò per gli innumerevoli fulmini che colpirono la lanterna nei secoli. Si è fatta anche avanti la questione del traffico e delle sue vibrazioni, nemiche — il Cornei insegni — di qualsiasi struttura, anche se dagli accertamenti fatti sembra prevalere la tesi della ininfluenza in questo caso, pur se l'allontanamento del traffico sarebbe auspicabile per ragioni generali urbanistiche. In conclusione, si potrebbe dire ola cupola, questa sconosciuta», come quasi tulli i grandi monumenti italiani. Non si sa nulla delle fondazioni, nulla o quasi sulle murature del cantiere prima di Brunellcschi, non si li.nini' rilievi precisi e attendibili, non si sono mai studiale a fondo le caratteristiche fisicochimiche dei materiuli. non si hanno ipotesi certe sul comportamento statico dello strutture, «pccic in ordino allo sollecitazioni indotte dalle variazioni termiche. Non si son mai studiali a fondo i documenti — e l'Archivio dell'Opera del Duomo e uno dei più riservati d'Italia — sia della costruzione, sia dei danni e rimedi proposti nel tempo. Ove si fosse realizzato lutto questo — e non è cosa da poco — saremmo in possesso della radiografia della Cupola. Poi verrà In fase diagnostica; infine la terapeutica. Perchè, diceva Camillo Boilo. il padre del restauro in Italia: «L'arte del restauro è l'arte di fermarsi in tempo*. prof. Franco Borsi Direttore «leU'lillluio di Storia dell'Architettura c Rctuuru dell'L'nUenlla di tlrcnic

Persone citate: Bernini, Borghini, Camillo Boilo, Carlo Fontana, Cornei, Franco Borsi, Spadolini, Vasari

Luoghi citati: Firenze, Italia