Un modello d'armonia di Sandro Doglio

Un modello d'armonia ANATOMIA DELL'EUROPA INDUSTRIALE: L'OLANDA Un modello d'armonia Segni di crisi esistono, mascherati da una prosperità cui contribuiscono le immense riserve di gas naturale Contro le debolezze congiunturali le "parti sociali" olandesi sanno trovare di solito accordi costruttivi i (Dal nostro Inviato speciale) Amsterdam, gennaio. / proventi del gas naturale che si estrae nel Nord del paese e che viene ormai venduto a tutt'Europa in cambio di valuta preglcta, tappano i buchi del deficit e danno all'economia dell'Olanda l'apparenza della prosperità. Ouesto è l'unico Stato della Comunità — informano le statistiche — che non abbia oggi problemi gravi di energia. La bilancia dei pagamenti e in torte attivo, gli olandesi cioè esportano più di quanto devono importare. La moneta è forte, solidamente agganciata al marco tedesco di cui segue ogni rivalutazione. I disoccupati non sono mol i comunque sono economi j camente ben tutelati da un sistema che prevede la più alta spesa d'Europa per la sicurezza sociale in rapporto al prodotto nazionale. La monarchia si è riassettata — alcuni dicono addirittura che si sia rafforzata — dopo il duro colpo del principe consorte Bernardo, coinvolto nello scandalo degli aerei Hercules. Un'inchiesta recente tra i lavoratori sembra concludere che la maggioranza degli olandesi è soddisfatta del salario che riceve e del tenore di vita che può permettersi. Nelle strade e nelle piazze c'è pace e tranquillità. Per l'Olanda, bollettino di vittoria, dunque, sul fronte della crisi che colpisce i paesi industriali d'Europa. Ma siamo davvero in un'isola felice? Le apparenze danno l slma P^mavera ci saranno ie elezioni politiche: non tiun'immagine deformata della realtà. ! punti di forza della sua economia sono anche t punti più vulnerabili; il tessuto industriale è ammalato qui, come dappertutto. « La nostra solidità economica è fragile come il petalo di un flore », dice un ministro: «Basta che la Germania cominci a starnutire, e noi ci troviamo immediatamente in ospedale con la polmonite ». a Se non ci fosse 11 gas che falsa in positivo tutte le cifre», aggiunge il direttore di un grande giornale economico, « ci dovremmo accorgere che l'Olanda non va per niente bene, e se non si pone rimedio in fretta ai nostri acciacchi, il gas non basterà ». Dipendenza enorme, strutturale, dall'industria tedesca (che dà lavoro ai porti e al commercio), e dipendenza dal buon andamento degli scambi nel resto d'Europa, sono t punti deboli e al tempo stesso i punti di forza di questo paese, nato per commerciare prima ancora che per coltivare sapientemente il proprio orticello, faticosamente strappato all'acqua salsa del Mare del Nord, reso famoso dalla letteratura dei viaggiatori e dalla facile iconografia delle cartoline illustrate. Gas a parte — ma non lo si può trascurare, perché c'è, e sembra ce ne sia ancora, e tanto, per decenni — il barometro sicuro per l'Olanda è sempre stata la Germania: se gli affari vanno bene per i tedeschi, vanno bene anche per gli olandesi. Curioso destino per un paese che è forse il più « germanofobo » d'Europa (e a ragione, se si pensa al terrore dell'invasione e della lunga feroce occupazione nazista durante l'ultima guerra), ma che deve gran parte della sua prosperità al buon andamento delle industrie della Ruhr e che — per soprammercato — da cinquant'annì e passa vede sulla poltrona di principe consorte, o di marito della principessa ereditaria, proprio e sempre dei nobllotti tedeschi. All'Aia ho messo assieme un elenco delle cose che non vanno o che vanno poco bene tn questo paese: fallimento di tutti i tentativi fatti negli ultimi tempi per realizzare un « patto sociale » tra sindacati e industria; dissidio profondo sull'abolizione o il mantenimento del « carovita a luna specie di scala mobile); tasso di inflazione elevato (9 per cento nel 1976); eccesso di banconote in circolazione; oneri esorbitanti per mantenere l'attuale sistema di sicurezza sociale; disoccupati in aumento. Sembra l'elenco dei guai dell'Italia: ma le analogie con il nostro paese finiscono qui. A rendere più difficili le cose, in Olanda nella pros- more dei comunisti, ma pos sibilità di un cambio di go moverà, ha fatto marcia in dietro, lasciando di fatto il campo alla libera contrattazione, nella quale si sono scatenati industriali e sindacati. Ci si batte per un 8 per cento richiesto dai rap- i presentanti dei lavoratori. {Pcontro un 4_ un 4 e meK0 1 verno, dall'attuale centro-si- nistra del signor Den Uyl a un ipofefico centrosinistra guidato dai cattolici. La battaglia è già viva adesso. Pochi mesi fa il governo aveva stabilito con saggia programmazione la percentuale massima di aumento per t salari nel 1977; ma in questi ultimi tempi, per ti| more di perdere voti a pri- per cento proposto dagli imprenditori. 1 sindacati sem- bra siano disposti a contenere certi aumenti se il denaro risparmiato verrà investito per creare nuovi posti di lavoro, ma gli industriali rispondono picche: « Non ce la sentiamo di garantire un incremento dell'occupazione ». Di questa gran polemica, tuttavia, si legge soltanto sui giornali, o si sente alla televisione: tradizionalmente la lotta sindacale, in Olanda, non si svolge nelle piazze, si svolge poco persino nelle fabbriche; resta a livello di discussione, di articoli, di discorsi. E molti credono che prima o poi l'istinto olandese di « far marciare prima di tutto la bottega » — come dice un vecchio proverbio — vincerà sui dissensi pur gravi. « In Italia si opta, coscientemente o meno, sul modello del conflitto. Qui si preferisce il modello dell'armonia », osserva Bruno Rigutto. saggio ed esperto osservatore di cose olandesi, che conosce come nessun altro ita¬ liano. E aggiunge: « Il perché è una vecchia storia. Ci sono state sempre divisioni, religiose o economiche, in Olanda. Vari gruppi di potere hanno sempre tenuta divisa la popolazione. Però al vertice c'è incontro, e appena possibile anche collaborazione. Allo scontro vero e proprio non si arriva mai». A maggior ragione, sostiene, non dovrebbe esserci questa volta, che sono in gioco la sopravvivenza economica del paese e il benessere acquisito dopo anni di duri sacrifìci. La pace sociale, in Olanda, è stata completa Ano agli inizi degli Anni Sessanta: politica sociale rigorosamente dtrigista. perfetto accordo tra industriali e sindacati, tutu impegnati per risanare il paese dopo la guerra j e la perdita delle colonie in , Asia. In quegli anni era in vigore addirittura una norma penale che vietava salari superiori a quelli stabiliti dai contratti. Nel 1959, un cantiere di j , I Amsterdam riuscì a costruire una grossa nave per un paese scandinavo con molto anticipo sui termini di consegna. L'accordo con il cliente prevedeva un premio importante in denaro per ogni giorno guadagnato. Il proprietario del cantiere, incas- I sato il premio, ne distribuì ! parte agli operai che aveva- \ no accelerato il lavoro. Fu denunciato dallo stesso sin- \ lineato, processato e condannati) il sindacato, insomma, accettava che il datore di lavoro incassasse di più. ma non permetteva — per spi- I rito corporativistico — che \ gli operai ne beneficiassero. Bisogna doverosamente aggiungere che quell'episodio fu forse l'unico del genere, e dopo di allora la norma penale venne abolita. ! ristabilendo una certa liberalitu nell'ammontare dei salari. « Non si tornerà certamente a quegli assurdi, nero non è da escludere che 1 gli stessi sindacati cerchino attraverso i sacrifici, anziché con le rivendicazioni, la strada per superare la loro attuale, innegabile debolezza e ! avere maggior potere nel ! paese », osserva proprio un sindacalista, che poi si pente di aver chiacchierato e mi chiede di non fare il suo nome. Gli olandesi — non me ne vogliano per il paragone che a loro suonerà quasi offensivo — quanto a capacità di disciplina assomigliano molto ai tedeschi, talvolta li superano: è sufficiente vedere città e villaggi per rendersene conto: lo scrupolo con il quale rispettano e chiedono agli altri di rispettare t limiti di velocità, la precisione con cui seguono le complicate preselezioni stradali: la puntualità negli orari, il rigore quasi incorrotto del fisco. Calvino ha lasciato un segno profondo. Hanno un fortissimo senso di solidarietà. E se non sono troppo sensibili alla rettorica della patria e della bandiera (soltanto la Resistenza ha un forte valore ideologico, oggi ancora, in Olanda), quando si tratta di lavorare per la collettività e per rimettere in sesto il paese, nessuno si tira indietro. E' ancora, insomma, il discorso della bottega prima di tutto: il resto, se conta, conta poco. Sandro Doglio ? < - ■■ Si - .À-à-ee-'-. **•1 1 ■BE ' JflHflW^ :v-v ■ I Amsterdam. Un pescatore in un tranquillo canale nel vasto pareo di Vondcl (Foto Bonasia - Schercn)

Persone citate: Bruno Rigutto, Calvino, Foto Bonasia