È durata soltanto tre minuti l'udienza del processo ai nap all'assise di Napoli di Vincenzo Tessandori

È durata soltanto tre minuti l'udienza del processo ai nap all'assise di Napoli Ancora una volta semideserto il banco dei difensori È durata soltanto tre minuti l'udienza del processo ai nap all'assise di Napoli iDal nostro inviato speciale) Napoli, 12 gennaio. Questo processo ai nuclei armati proletari sembra vivere una lunga agonia che è anche agonia della giustizia. Non si riesce a entrare nel vivo del dibattimento, a esaminare le imprese di guerriglia e di terrore dell'organizzazione, i «frammenti di realtà» come li ha chiamati il p.m. Di Pietro, l'ideologia inaccettabile del gruppo. Forse il processo «salterà», o forse no. Comunque l'impressione è che ormai, davanti alla terza sessione d'assise di Napoli, si stia svolgendo un dibattimento inutile. C'era stato il rischio, prima, che 11 processo non potesse svolgersi per l'atteggiamento aggressivo degli imputati e per l'eccessiva tolleranza della corte; poi si era temuto un nuovo arresto per la paura che serpeggiava tra i giudici laici. Ora è scoppiato un nuovo «caso»: molti difensori d'ufficio non seguono la causa, non partecipano alle udienze, non garantiscono un minimo di difesa agli imputati. Una protesta in questo senso era stata fatta lunedi dall'avvocato Vincenzo Lo Giudice e dallo stesso pubblico mi¬ nistero. Oggi, di fronte ai banchi della difesa semideserti, il presidente Pezzuti ha chiuso l'udienza tre minuti dopo averla aperta e ha stabilito cosi un deprimente primato di rapidità. Il prossimo appuntamento è per dopodomani. Erano le 11,20 quando la corte è entrata. Nella gabbia si trovavano Nicola Pelacchia, Edmondo De Quarti-/., i fratelli Antonio e Pa| squale De Laurentis; sulla sejdia dall'altra parte dell'aula era seduta Maria Pia Vianale. l'unica presente alle tredici udienze. Un momento di tensione si è avuto quando Pellecchia ha tirato fuori dalla tasca un foglietto: un carabiniere della scorta gli è balzato addosso strappandoglielo di mano: i comunicati se contengono ingiurìe e minacce non possono più essere letti. Ma non si trattava di un comunicato. Con lui mezzo sorrìso il nappista-si è rivolto all'appuntato e ha detto: «£' solo una lettera che Enrico Galloni ha indirizzato alla corte. La consegni al presidente» Anche i cmque presentì stamane, quindi, avevano solo l'incarico di «osservare gli orrori della giustizia borghese» e di riferire poi ai compagni 1 a Poggioreale. dove il gruppo ! I dei nappisti da giorni tiene una sorta di assemblea per- j ; manente. Le notizie dal carce-1 ; re dicono che discutono mol-1 ; -to, che non hanno deciso ancora quale linea adottare nel dibattimento. «Noi non abbia- I mo niente da cui difenderci». ! avevano scritto nel primo co-1 municato: era lo «stato borghese e delle multinazionali» l'ho, secondo loro, avrebbe dovuto difendersi dalle accu-1 se che, anche in aula, gli sa- ! rebbero state fatte. I nappisti ora tacciono. Non rispondono al presidente quando viene chiesto loro se vogliono subire l'interrogato rio: un silenzio assoluto, altero, sdegnato, quasi. Tacciono, ma molti hanno parlato quondo i magistrati inquirenti contestavano loro una per una le azioni armate, i 199 ar| ticoli del codice violati. Ora tacciono ma prima raccontaI vano le loro storie di sangue j e di violenza, di speranze e di i disperazione, di paura e di I follia, di verità e di menzo| gne. Dalla voce del giudice Achille Scura sappiamo che Pasquale Abatangelo è fuggito con facilità dal carcere delle Murate di Firenze attraver¬ so le fogne. Sappiamo anche che Claudio Carbone ha vissuto esperienze incredibili. Dopo l'arresto il fantasioso nappista si e addirittura fatto interrogare dal giudice torinese Luciano Violante promettendo rivelazioni sensazionali sulle trame nere. E sappiamo che Fiorentino Conti ha partecipato al tragico attentato al manicomio criminale di Aversa nel corso del quale il nappista Taras è morto dilaniato dalla bomba che teneva in tasca. Al giudice Conti dichiarò: «Non era nostra intenzione né di provocare tumulti né evasione: non I avevamo contatti con i ricoreniti Volevamo che l'inchiesta sui manicomi che stava per essere insabbiata andasse urinili:- Ora tacciono: non negano né confermano le dichiarazioni che vengono lette. Questo processo pare non interessarli più. L'altra mattina al p.m. ! Di Pietro alcuni hanno chie- ( sto notizie sui permessi di colloquio. Hanno detto: «Non ! per dopo, quando tutto sarà 'l'i:!:,, quando ci sarà la sen- | tema, ma per adesso. Tanto, lei lo sa. dopo dal carcere ce | ne andremo». Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Aversa, Firenze, Napoli