Gli amici di Cristina narrano quando vennero rapiti con lei di Remo Lugli

Gli amici di Cristina narrano quando vennero rapiti con lei Rivissuti in aula i terribili minuti del sequestro Gli amici di Cristina narrano quando vennero rapiti con lei Qualche incertezza sui riconoscimenti - Non è stato chiesto il confronto fra i due giovani testimoni e gli imputati sospettati Un delegato della polizia svizzera narra la confessione di Libero Ballinari: "Raccontò tutto ma era terrorizzato dalla mafia" (Dal nostro inviato speciale) Novara, 12 gennaio. Si è rivissuto nell'aula della corte d'assise il momento del rapimento di Cristina Mazzetti, raccontato dai due coetanei che subirono la stessa sua sorte limitatamente alla pri-. ma fase: Emanuela Luisnri e Carla Galli, quest'ultimo allo-1 ra fidanzato di «Cri-Cri». Si aspettava una seduta vivace, emozionante, magari culminante con i confronti coi due imputati. Giuseppe Milan e Francesco Gaetano, che secondo l'accusa dovrebbero aver partecipato al sequestro materiale dei giovani. E' stata invece una udienza fiacca, con momenti di incertezza, e qualche dubbio affiorante: e nessuno, nemmeno la parte civile, ha proposto che i due testi fossero, anche in aula, messi a confronto. La Luisari si era presentata spontaneamente alla questura di Como il 29 agosto "75 per dire che in una fotografia di Giuseppe Milan, pubblicata su La Notte . aveva riconosciuto colui che era alla guida della «125» appostata vicino alla villa dei Mazzotti. Il 3 ottobre, nel corso di una ricognizione di persona, la Luisari riconobbe con assoluta certezza il Milan. Oggi, nel suo racconto, ha detto di avere visto 11 conducente della «125», che era ferma sulla strada nel senso contrario a quello della «Mini» sulla quale loro tre giovani stavano rientrando, e di averlo potuto osservare dopo che lo stesso conducente della «125» aveva acceso i fari grossi, forse abbaglianti. Operazione piuttosto difficile, a causa del possibile abbagliamento {«Ma io non ero abbagliata — dice Emanuela — perché guardavo in alto »>. Galli su questo punto, deponendo poco dopo, dice che 11 conducente della «125» ha acceso 1 fari «quasi simultaneamente » all'arrivo della «Mini». Quindi è possibile che ci possa essere stato qualche attimo di luce favorevole e che in questa frazione di tempo la Luisari abbia potuto notare, come afferma, che l'uomo aveva «viso rotondo, 40-50 anni, stempiato, battetti sottili, era ben pettinato e di corporatura ben messa ». Galli non fa in tempo a vederlo. La «125» blocca la «Mini» mettendosi per traverso nella strada che è stretta e in salita. Sbucano dal buio tre uomini, due salgono sulla «Mini» nei posti anteriori dopo aver fatto passare sui sedili posteriori Emanuela e Carlo. Le due auto corrono fino ad Appiano Gentile (è 1*1.30 della notte tra il 30 giugno e il primo luglio). Qui c'è il trasbordo di Cristina, che i banditi evidentemente conoscono perché l'afferrano senza chiedere chi sia delle due ragazze; legata e Incappucciata la Mazzotti viene portata sulla «125» mentre la Luisari e il Galli sono legati e lasciati sulla «Mini» I due superstiti del seque-1 stro vedono, di spalle, colui che si è posto alla guida della «Mini» e colui che gli si è seduto a fianco e che tiene i tre sotto la minaccia della pistola. Il primo potrebbe, secondo l'accusa, essere Francesco Gaetano. La Luisari stamattina lo descrive cosi: «Aveva un fazzoletto sul naso, nuca larga, quadra, collo grosso, era non molto alto, ma non basso. 1.70-1.75. età 25-30 anni». E Galli: «Accento meridionale abbastanza alto, torse 1,70. robusto, spalle larghe, nuca non piccola, piuttosto larga, anche il collo». In questura, al tempo del fatto, dopo aver visto il Gaetano, Galli aveva detto: «Non sono sicuro sia lui»; in una successiva ricognizione s'era dichiarato sicuro. L'uomo con la pistola seduto a fianco del guidatore della «Mini» è descritto da Emanuela Luisari: «Basso, magro, viso scavato, accento meridionale, naso grosso e aquilino molto carnoso, capelli scurisslmi». E Galli: «Statura piccola, magro, naso grosso, occhi castano scuri, basette». Chi sia costui non si sa. I due giovani furono messi a confronto con altri degli attuali imputati: Menzaghi. Achille Gaetano, Àbramo, Carpino, ma non ne riconobbero alcuno. Del quarto rapitore la Luisari ha detto che aveva un maglione rosso, era alto, robusto, capelli chiari, camminava coi piedi piatti (dopo essersi affiancato alla «Mini» era andato a bordo della «125»). Anche costui non si sa chi po..essere. II p.m. Canfora chiede alla Luisari: «Come mai in istruttoria disse del guidatore della "Mini" che era basso di statura e oggi lo indica di 1.70-1.75?». «Sì, perché uno di 1.701.75 non lo considero alto». I difensori sono pronti a mettere In evidenza le incertezze. L'avvocato Sarno, legale del Milan: «La Luisari riconobbe bene il Milan nella loto sul giornale, ma poi quan¬ dracgtemiacltsttspdrlsCildctdbpccrvegcellfpqprpPda do lo vide di persona non lo i riconobbe, come mai?». «Quando lo vidi in questura attraverso lo specchio non \ corrispondeva a quell'irumagine nitida della sua taccia oltre il vetro dell'auto, che mi era rimasta impressa nella mente: era spettinato, aveva il viso alterato, stanco». Gli avvocati Ruffler e Zofrea cercano appigli in appoggio al loro difeso. Francesco Gaetano. In apertura di udienza c'è stata In deposizione del dottor Gualtiero Medici, delegato della polizia cantonale svìzzera di Chiasso, che per primo raccolse la confessione di Libero Ballinari la quale rese possibile la scoperta della cascina Padreterno di Castelletto Ticino e la tomba di Cristina nella discarica Vallaimo di Galliate. Racconta come si arrivò alla confessione, dopo quattordici giorni di interrogatori, con il Ballinari sempre tenuto in segregazione. «Incominciò a cedere quan do gli dicemmo che in Calabria stavano arrestando i rapitori di un romano. Diceva che aveva paura della mafia, che ne era addirittura terrorizzato: per parlare pretendeva centomila franchi svizzeri e due passaporti con cui emigrare in America. Prima disse che Cristina era ancora viva ed era stata trasferita in Calabria, poi che era morta e l'aveva seppellita da solo, infine confessò i nomi dei complici. Parlò anche di altri sequestri, ammise di avere proposto al banchiere Andina il riciclaggio di trecento milioni provenienti dal sequestro di Paul Getty». Il delegato Medici nella sua deposizione parla ampiamente di Ettore Cichellero. un italiano (è vicentino) di 62 anni, che risiede a Sorego (Lugano) e che è «contrabbandiere di grande stile», legato alla «'ndrangheta» calabrese. Secondo il Ballinari — dice Medici — Menzaghi era in rapporti con Cichellero. «Su Cichellero avevamo forti sospetti che riciclasse denaro proveniente da sequestri italiani e mettemmo sotto controllo tutti i capitali da lui importati dall'Italia. Fra i testi di domani due sono di particolare importanza: i commissari Madia di Novara e Su race di Lamezia Terme, accusati da Giuliano Angelini di avergli estorto 11 riconoscimento di Antonio Giacobbe come boss mafioso. Remo Lugli