Primo attentato nella capitale sovietica

Primo attentato nella capitale sovietica Primo attentato nella capitale sovietica Tre bombe esplodono a Mosca una nel metrò: cinque morti (Dal nostro corrispondente) Mosca. 11 gennaio. Tre scoppi sordi: poi i morti dilaniati, U lamento dei feriti, l'orrore degli scampati, le sirene delle autoambulante e delle « Volga » della milizia che hanno lacerato d'improvviso la pacata atmosfera dell'ultimo fine settimana a Mosca. Alle 1730 di sabato tre bombe sono esplose In altrettanti punti della città. Cinque morti e trenta feriti, alcuni del quali gravemente, sono le vittime accertate. L'episodio non ha precedenti conosciuti nella storia recente: il terrorismo colpisce per la prima volta la capitale sovietica e vi semina un angosciato stupore. Polizia e servizi segreti stanno indagando. Sebbene manchi qualsiasi Informazione ufficiale al riguardo, si sa che sono stati rafforzati I servizi di vigilanza, gli eterogenei ambienti della dissidenza vengono controllati minuziosamente. Il primo ordigno, innescato a tempo, ha fatto strage In un convoglio della metropolitana diretto verso la periferia orientale della metropoli. I primi vagoni si erano appena infilati nel tunnel che conduce alla stazione «Pervomaiskaja», alla fine di un lungo tratto percorso in superficie, nei pressi del parco Izmailovski.j. La deflagrazione ha investito un gruppo di passeggeri, uccidendone alcuni sul colpo e scagliandone altri contro i cristalli dei finestrini e delle porte frantumati dallo spostamento d'aria. Il treno si è fermato nella stazione vicina. E' stato bloccato il traffico e sono cominciati ad affluire i soccorsi. C è voluto qualche minuto prima di capire ciò che era accaduto. La polizia scientifica ha rinvenuto sul vagone in cui ha avuto luogo l'esplosione i resti di una valigetta tipo civentiquattr'ore». Si suppone che fosse stata abbandonata con l'ordigno chiuso dentro e pronto ad esplodere. Si è sparsa la voce di un attentato. Degli altri due, che avvenivano a chilometri di distanza, proprio nel cuore del centro cittadino, in via XXV Ottobre, a pochi passi dalla Piazza Rossa, ancora non si sapeva nulla. Per gli organi di sicurezza era però già scattato l'allarme generale. La via XXV Ottobre corre dalla piazza antistante il Cremlino a quella intitolata al fondatore della «Ceka», Dzerginski. dove ha sede la centrale del «Kgb». il Comitato per la sicurezza dello Stato. Vi si aprono gli ingressi del più noto grande magazzino di Mosca, il «Cium» e del ristorante «SlaviansklJ bazar». E' frequentatissima in ogni ora da moscoviti e frotte di turisti e a quell'ora di sabato era colma di passanti. Del primo scoppio si sono resi conto in pochi: è avvenuto in una bottega di alimentari, causando dei feriti tra gli avventori. L'altro invece, è stato avvertito da tutti: una fiammata si è sprigionata da un bidone di rifiuti sistemato sul marciapiedi. Non è possibile sapere se vi siano state vittime. Neppure ufficiosamente vengono fatte ipotesi sulla responsabilità degli attentati. Nessuno li ha rivendicati, finora. Lo svolgimento dei fatti sembra però escludere il gesto del folle isolato. Le bombe sono state confezionate sufficientemente bene da esplodere (anche se si dice che ne sarebbero state rinvenute altre inesplose) e deposte con cura da diverse persone per assicurare la contemporaneità della deflagrazione. I luoghi delle esplosioni indicano infine che gli attentatori volevano uccidere e volevano che si sapesse: perciò hanno scelto un treno solita mente carico di passeggeri e la sicura platea di passanti della XXV Ottobre. Volevano assestare un colpo duro e in un certo senso ci sono riusciti. L'episodio ha certamente un peso politico di cui a) Cremlino devono star già discutendo. Andropov, capo de) «Kgb», è il primo al quale verrà chiesta una risposta. Livio Zanotti zionc non si sono fatte scrupolo di tacere notizie di sciagure anche ben più gravi, a cominciare dai disastri aerei. La regola del silenzio, poi, è sempre stata assoluta quando gli incidenti avevano origine dolosa. Cosi, nessuna agenzia o giornale sovietiche ha mai dato la notizia di un ottcntalo contro il mausoleo di Lenin, sulla Piazza Rossa, avvenuto circa tre anni fa: o di ripetuti inccdni che hanno devastato palazzi del partito e del governo in Georgia. In seconde luogo, dopo che la Tass aveva dato notizia dell'esplosione nel Metrò, giornalisti e altre foni ufficiali sovietiche hanno fatto sapere ai corrispon denti occidentali che. durante il fine settimana, vi sarebbero state altre due esplosioni: una dietro il palazzo della Lubjanka, sede del Kgb : l'altra nella via XXV Ottobre, vicino ai grandi magazzini Gum. E le fonti sovietiche si sono premurate di suggerire che una strategia della tensione, la cui responsabilità risalirebbe ai «dissidenti», sarebbe ormai in otto a Mosca. Infine, l'indizio più importati- te e più sospetto è l'articolo di Viklor Louis. Questo giornalista dal passato avventuroso (d'ori ginc baltica, ha fatto il mercato nero di sigarette e liquori nel primo dopoguerra ed è stato anche a lungo in un lager ) c stato usato più volle in passato per missioni diplomatiche scmiscgrete: celebri furono i suoi viaggi a Formosa c in Israele. Paesi con i quali l'Urss non ha relazioni diplomatiche. Ma, soprattutto, Louis è uno dei principali strumenti di quel «servizio disinformazione» del Kgb. che è l'ideatore e la fonte di molte operazioni propagandistiche del regime. Nell'articolo scritto per I" Evening Ness. Louis sostiene due lesi. La prima c che i «dissi-denti» potrebbero essere gli au tori dell'allentalo nella metropolitana. La seconda è che a Mosca si attribuiscono queste manifestazioni di violenza, estranee allo stile di vita della Russia sovietica, al * 'flusso incontrollabile di informazioni proveniente dall'Occidente: Egli aggiunge che «Afosco si preoccupa anche Jet culto della violenza collegato alla libertà sessuale ed altre della gioventù sovietica» e conclude che l'attentato di sabato potrebbe provocare «una violenta reazione da parte dell'opinione pubblica» simile a quella avutasi in Germania per il gruppo di terroristi Baadtr-Mctnhoff o negli Str:° Uniti per il rapimento di Patricia Hearst. L'articolo di Louis sembra cosi anticipare quello che potrà essere, nei prossimi giorni, l'atteggiamento delle autorità sovietiche sulla vicenda. Esse se ne serviranno per dimostrare che il libero flusso di idee e d'informazioni tra Ovest e Est, preconizzato dalla Conferenza di Helsinki, è un fatto nocivo, che può minare la salute morale della gioventù sovietica. Ma, soprat tutto, si teme che i servizi di si- curczza sovietici tentino di fare dei dissidenti i capri espiatori dell'attentato, lanciando entro di loro una massiccia azione repressiva «giustificala» da quella chcLouis definisci- appunto «una violenta reazione da parte dell'opinione pubblica». L'attentato, certo, non e un'invenzione. Ed è mostruoso pensare che esso sia stalo una provocazione escogitala quale copertura per una campagna contro i «dissidenti» politici. Ma lecito sospettare, dai fatti che abbiamo elencato, che i servizi di sicurezza sfruttino l'occasione — forse il gesto di un pazzo — per dare una patina di Ic- galilà nd un'azione già in prcpa razionc. La violenza è estranea all'azione e all'idcloogia dei «dissidenti» sovietici, tanto più che essi sanno che si ritorcerebbe a loro danno. Però, negli ultimi giorni gli stessi «dissidenti» sovietici avevano avvertito l'opinione pubblica occidentale sul rischio di una provocazione da parte della polizia politica. *Le autorità sono molto inquiete per il sostegno dato ai prigionieri politici in Urss e sono pronte a ricorrere nuovamente ai melodi stalinisti per troncarlo», ha dichiarato lutij Orlov. animatore del «Gruppo per il controllo dell'esecuzione degli accordi di Helsinki in Urss». E. dall'Inghilterra. Vladimir Bukovskij ha aggiunto: «7/ Kgb sta tentando di mettere insieme tutta una serie di accuse contro i dissidenti arrestati dopo la mia partenza da Mosca. Tra qualche settimana, forse tra alcuni mesi, ci sarà un grande processo». Infine, c'è un'altra inquietante coincidenza. Questo campagna per screditate i «dissidenti» sovietici, facendoli apparire come terroristi e delinquenti comuni, .•catta nello stesso momento in cui analoghe azioni intimidatorie vengono intraprese negli altri Paesi dell'Est, dove più forte è la contestazione. In Cecoslovacchia (come riferiamo a parte) la polizia ha arrestato alcuni dei maggiori firmatari della «Carta 77». In Polonia, secondo notizie di oggi, è stata lanciata nelle fabbriche una campogna di raccolta di firme per chiedere la deportazione di due tra i più noti «dissidenti», laeck Kuron e lan Lipiski. membri del «Comitato per la difesa degli operai polacchi vittime della repressione». Kuron ha ricevuto una lettera che incita ad 'impiccare i dissidenti». p. g.

Persone citate: Andropov, Kuron, Lenin, Livio Zanotti, Orlov, Patricia Hearst, Vladimir Bukovskij