Difesa d'ufficio assente nel processo dei "nap"

Difesa d'ufficio assente nel processo dei "nap" Anche il pm si associa alle proteste Difesa d'ufficio assente nel processo dei "nap" Due imputati sostengono di non far parte del gruppo - I nappisti contestano: vengono in aula, ma non rispondono al presidente i Dal nostro inviato speciale) | sNapoli 11 gennaio [lE' esDloso un nuovo caso al ì roracelo£i Nuclei SSSaU ™««iSw^S hproletari che con fatica viene __„._._ ,. „.. i m"2Sf ÌÌL'XHrjSì I anspc| i epcNapoli: molti imputati, che avevano rifiutato i difensori di fiducia e ai quali la corte aveva assegnato patroni d'uf ficio, di fatto si sono trovati senza difensori. Indicando i banchi semideserti della ditelo l'avvocato Vincenzo Lo Giudi - nre con aveste sostituzioni. Di- | «■dco questo anche se poi dovrò togliermi un volta per tutte la toga. Se si deve garantire a chiunque una difesa questo non è il modo ». Le parole parevano rivolte soprattutto al presidente della corte, Sinlbaldo Fezzuti, che della presenza in aula dei difensori d'ufficio, delle sostituzioni che venivano fatte, non era sembrato preoccuparsi troppo. Aveva detto ancora il dottor Di Pietro: «Pre tendo che il rapporto processuale sia corretto. L'accusa in questo momento è più forte, molto più forte della difesa. Io intendo che questa forma di giustizia, contestata dagli imputati, e questi sono fatti loro, sia esercitata correttamente ». Un richiamo all'ordine preciso, duro. Chiamati in causa in prima persona, i patroni d'ufficio hanno risposto stamane. Ha detto il professor Paolo Di Ronza: «Non si può astringere un professionista a stare tutta la mattina in aula. Il Consiglio dell'Ordine con i suoi quattordici membri deve essere invitato a partecipare alle udienze e intervenire nella difesa se qualcuno dovesse mancare ». Su una cosa tutti hanno concordato, comunque: «Cosi com'è la difesa d'ufficio non dà la minima garanzia ». L'udienza di ieri aveva fornito due temi interessanti. Si era cominciato a parlare anche degli imputati che hanno finora rifiutato di mettere piede in àula per distinguere la propria dalla posizione dei nappisti dichiarati. Era stato letto uno scritto nel quale Claudio Savoca spiega che «l'assenza voleva essere una precisa diversificazione di posizioni difensive» e che «supponevo in questo modo di 1 avere un normale rapporto processuale fuori dallo scontro », ma la situazione lo ha «coinvolto in uno scontro che non ho voluto ». Cosi, afferma. non ha potuto concretamente difendersi. Un altro imputato che non si è dichiarato nappista, Alberto Buonoconto, ha inviato una lettera con il racconto delle pntsevizie cui sarebbe stato sotto ! posto dagli uomini della que- ; stura di Napoli dopo il suo I arresto, avvenuto il 10 otto- : bre 1975. Indica alcuni nomi.! quello del commissario Fab bri, quello del capo dei servi zi di sicurezza Ciocia. Scrive tra l'altro: «Mi schiaffeggiavano abbondantemente, mi chiedevano se conoscevo i due che erano con me sulla macchina, mi tiravano cazzot ti e mi chiedevano quale azione eravamo in procinto di fare. Mi tiravano la barba, mi strappavano i capelli per sapere dove avevamo dormito la notte. Dicevano: "Qui non siamo a Roma, conosciamo dei metodi che se non vuoi parlare parli lo stesso, tanto non esci vivo di qui"; mi hanno tirato i nervi e i tendini del collo, spremuto il naso, colpito violentemente con i tagli delle mani sul collo, sulle spalle e sulla schiena stringendo anche le manette». Pochi giorni dopo il sostituto procuratore Di Pietro aveva constatato le ecchimosi e 1» f»^»-» .... ,1, !"i,„,,-, 1 tato. Ieri quando la difesa ha Invocato un'inchiesta, il p.m. ha detto: «£' giusto dire sempre la verità da qualunque parte ci si trovi. L'imputalo mostrava lesioni. Mi associo alla richiesta». La corte ha deciso di «ritenere in visione il fascicolo per procedere eventualmente contro ignoti». E ancora. Per Maria Rosaria Sanzica la richiesta di libertà provvisoria era stata rinnovata dall'avvocato Saverio Senese. malata, gravemente. Se fosse un'assassina o una cosiddetta delinquente comune sarebbe già in liber tà. Dal 27 di ottobre c'è un'i stanza alla quale non si è dato risposta». Indicata come une teorica della lotta armata. Maria Rosaria Sanzica soffre da anni di disturbi nervo si, ma secondo l'accusa era lucida quando commetteva i reati> cioè °-unndo collabora- ™ con 1 naPP'sti In carcerc ha tentato di uccidersi. Dal _,„„„i„ j„, ìobc ,., inn maggio del I9bh al 1U67, cioè anni prima dei reati che le so- no stati ascritti, la donna era stata ricoverata cinque volte. per un totale di sette mesi, in ] case di cura a Palermo, Roma e Milano. Prima di esprimere il prò- * prio parere, il pm. aveva chiesto di studiare la situazio- ne. Oggi nel suo intervento ha «f» ««nera di consiglio di due ore e mezzo, ha ^ 1 per l'accertamento. E i nap? Tacciono, prendo ! no appunti, sembrano spetta- ! tori disinteressati, spesso an-1 notati. Ieri in aula c'erano Ni- cola Pellecchia, Edmondo De Quartez. Enrico Galloni. Ma ria Pia vlanale: staman* ò tornata la ragazza e si sono „__„„„»„,f rTZ. t„ „.„,_.., presentati Giorgio Pan izza ri. Giuseppe Sofìa. Pasquale | Abatangelo e Aldo Mauro, Era il momento del loro in terrogatorio: non hanno ri volto uno sguardo o una pa rola al presidente che chiede va se intendevano rispondere, Cosi è cominciata la lettura degli interrogatori resi in istruttoria. E allora si è sapu ; raccontii di Pasquale Abatan- J fZ2'Conti. Domani l'udienza sarà ' "„'iio"1t..T^'o" 1 anc°ra dedicata alla lettura.; Vincenzo Tessandon | Napoli. Maria Rosaria Sanzica, la « nappista » (Ap)

Luoghi citati: Milano, Napoli, Palermo, Roma