DA ATENE, PRESSANTE APPELLO DELL'UNESCO AL MONDO di Fabrizio Carbone

DA ATENE, PRESSANTE APPELLO DELL'UNESCO AL MONDO DA ATENE, PRESSANTE APPELLO DELL'UNESCO AL MONDO Perché l'Acropoli cessi di morire (Dal nostro inviato speciale) Atene, gennaio. Sulla cima dell'Acropoli, le spalle al Partenone, il direttore generale dellTJnesco, Amadu (Cantar M'Bow, del Senegal, ha lanciato un appello al mondo per srtlvare i templi fatti costruire da Pericle 2424 anni fa. Davanti ai microfoni radiotelc isivi, davanti a una corona d'invitati, il signor Bow, cor. accanto i ministri della Cultura e dell'Industria del governo Karamanlis, ha chiesto la solidarietà e la collaborazione di governi e popoli perché il Partenone, l"Eretteo. i Propilei e il tempio di Atena Nike, non muoiano. Dopo aver resistito a vandalismi, saccheggi, incendi, terremoti, questi simboli d'arte e dell'età d'oro della democrazia rischiano di sgretolarsi per colpa dell'uomo moderno che ha inquinato la valle dell'Attica, non ha saputo e voluto controllare lo sviluppo urbanistico di Atene e quello industriale della periferia. Ancora una volta l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura si addossa il compito di fare quello che singoli paesi non sono stati in grado di condurre in porto, anche per difficoltà economiche e impossibilità tecniche. Cosi furono salvati i templi della Nubia in Egitto; furono trovati i miliardi per Venezia (ed 6 nostra colpa se non slamo stati capaci finora di farne buon uso); si è cominciato a lavorare a Borobudur in Indonesia, a Mohenjo Darò in Pakistan, a Cartagine in Tunisia. Il malato di oggi è il marmo pentelico, staccato 24 secoli fa dalla collina a NordOvest di Atene. Non si conosce ancora una formula chimica valida per impedire che colonne, frontoni, fregi e statue, eretti a 156 metri sul livello del mare, continuino ad essere corrotti, scheggiati e sfarinati da una micidiale mistura di zolfo, anidride carbonica e acqua. Negli ultimi sei anni per tre volte, su invito del governo greco, gli esperti dellTJnesco sono saliti all'Acropoli per esaminare la situazione. L'ultima missione è stata definitiva. I tecnici hanno visto che non c'era altro tempo dal perdere e alla conferenza di Nairobi, dell'ottobre scorso, i rappresentanti greci chiesero aiuto. I 141 paesi membri approvarono una risoluzione all'unanimità. Ora ufficialmente la gara di solidarietà è aperta. E' stato dato l'annuncio che una banca americana, di cui non facciamo il nome per evitare pubblicità, ha inviato per prima un assegno per un milione di dracme. Ci è stato anche detto che una gentile signora ateniese ha versato centinaia di migliaia di dracme; che seno arrivati assegni in dollari, marchi e sterline da giovani, studenti e visitatori dell'Acropoli. Qualcuno ha anche chiesto se è prevista la deduzione dalle tasse delle donazioni. Certo c'è il rischio che tutto assuma 11 tono di una gara, una competizione, un lancio pubblicitario. Ma il senega lese Bow, nel suo appello, I ha ben compreso il pericolo e ha chiesto che al grido d'allarme rispondano con slancio soprattutto gli uomini della cultura e della scienza per ; mettere a disposizione del go- i l verno greco (a cui spetterà la risoluzione di tutto il problema) il bagaglio tecnologico più vasto possibile. Sono bene accette anche le offerte in materiale scientifico e apparecchiature. Vediamo allora in dettaglio quali sono le condizioni del « malato ». Ce le illustra il prof. George Dontas, direttore del grande complesso archeologico. Primo. C'è il rischio obiettivo che le pen- con piante particolareggiate, stratigrafie, fotografie aeree, ricerche idriche del sottosuolo. Tutte cose mal fatte prima d'ora. Secondo. La superficie della roccia è completamente erosa e levigata dal passaggio dei turisti. Si calcolano in invidia tre milioni di visitatori l'anno: il che vuol dire sei milioni di scarpe che stru I sciano la pietra a salire e dici della « collina sacra » precipitino a valle. La Rocca dev'essere studiata a fondo ; sei milioni di scarpe che fanno la stessa cosa a scendere. Terzo. Il Partenone va esaminato al microscopio e ai raggi X: i fregi che ancora i restano ( i più belli se li por- tò via l'ambasciatore inglese lord Elgin al primi dell'imo insieme ad una cariatide dell'Ere»coi sono corrosi. Grandi blocchi architettonici si sono rotti o rischiano di rompersi a causa di restauri approssimativi fatti con cemento armato e ferro. Bisogna smontare parte del tempio e fare una lega speciale in acciaio e titanio. Già alcuni fregi più rovinati sono stati portati in museo. Quarto. L'Eretteti si trova nelle stesse condizioni. In più c'è il problema delle statue, le sei cariatidi che servono da colonne. L'erosione ha cancellato i volti delle quattro originali. Sono stati presi calchi e saranno fatte le copie. Poi le grandi figure femminili saranno trasportate in museo. Quinto. I Propilei e il tempio di Atena Nike vanno in parte smontati, consolidati e puliti. Un lavoro enorme. Il punto base è che non si conosce la cura effettiva della malattia. Nessuno vuole commettere errori irreparabili, ma nello stesso tempo bisogna intervenire prima che ogni sforzo sia compromesso. In sintesi sette sono le cause maggiori della rovina dell'Acropoli. Anzitutto l'inquinamento industriale. La valle dell'Attica fino al mare raccoglie una agglomerazione industriale che rappresenta l'80 j per cento dell'intera Grecia. Non si ha però finora un quadro esatto delle fabbriche più nocive. Segue l'inquinamento ui ba¬ j no. Nella « grande Atene » vi j ve un terzo della popolazione | greca. Il riscaldamento della città è dovuto in larga parte a nafta pesante, di basso costo e di alto contenuto venefico. Paradossalmente sono le case moderne ad usare il sistema più inquinante. E' stata varata una legge che prevede la modifica del tipo dl ri.si-aì'iameiiui. ma che non ha trovato ancora pratica applicazione. Gli si aggiunge il traffico. Circolano In città e periferia 350 mila automobili al giorno. I vapori di benzina salgono verso l'Acropoli e si depositano ovunque. « Nuoce » il turismo. I visitatoti dei templi, 1 pullman, le auto in sosta costituiscono un peso aggiuntivo enorme e costante. Nuocciono gli agenti atmosferici. Pioggia, gelo, umidità sono fattori catastrofici in presenza di sostanze chimiche inquinanti. La pioggia trascina i veleni negli Interstizi delle pietre, scava ovunque. A ciò si aggiunge il salmastro trasportato dal venti dal Pireo verso l'entroterra. Anche il passaggio dei jets sopra l'Acropoli crea vibrazioni pericolose per la staticità dei monumenti. Infine si sospetta l'opera di microrganismi. Ma è per ora soltanto un'ipotesi sollevata da esperti del settore petrolchimico. Dal 1960 ad oggi il deterioramento è andato progressivamente aumentando. C'è stato il settennato nero della dittatura, quando parlare dl Inquinamento dell'Acropoli voleva dire disfattismo e propaganda antlgovernatlva. Due sono le cose da fare subito: costruire un nuovo museo dell'Acropoli (200 milioni di dracme a spese del governo greco) alla base della Rocca, con relativa demolizione del vecchio edificio; creare camminamenti In terriccio e sabbia per obbligare 1 turisti a un percorso unico. Tutto il resto è in fase di studio. Si parla già di una certa battaglia tra i vari ministeri competenti, tra comitati e super-comitati per la gestione del fondo. E' certo sorprendente che, alla vigilia dell'appello. 11 governo greco abbia reso noto lo stanziamento di quasi due miliardi di dollari per 11 turismo, senza che in questo progetto vi fosse un accenno ai cinque milioni di dollari che si è Impegnato a trovare per l'Acropoli. Siamo alla fase preliminare. Mancano ancora dati e statistiche importanti. Il direttore generale dell'Unesco. Bow, ha parlato dell'Istituzione di un comitato consultivo internazionale che dovrebbe tenere la sua prima riunione entro un anno. Comincia l'odissea moderna dell'Acropoli. Durerà più di quella di Ulisse? Se una data può essere fissata per il termine dell'operazione, questa è la fine degli Anni Ottanta. Fabrizio Carbone Atene. L'appello del senegalese Bow (Tel. Ap)

Persone citate: George Dontas, Karamanlis, La Rocca, Pioggia